Viticoltura al bivio: Cesconi FIVI propone l’OCM per affrontare il cambiamento climatico

La viticoltura italiana sta affrontando una delle sfide più complesse e urgenti del nostro tempo: il cambiamento climatico. Questo tema è stato al centro del dibattito recentemente, in particolare dopo l’approvazione del decreto che destina 323 milioni di euro alle risorse OCM (Organizzazione Comune di Mercato) Vino per la campagna 2025/2026. Il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, ha firmato questa misura, ma la sua applicazione solleva interrogativi sulla sua reale efficacia nel rispondere alle sfide ambientali.

Una parte significativa di questi fondi, oltre 144 milioni di euro, è destinata alla ristrutturazione e riconversione dei vigneti. Tuttavia, il loro utilizzo sembra essere limitato a interventi tradizionali che non considerano le raccomandazioni degli esperti per un approccio più ecologico e sistemico. In particolare, si evidenzia l’assenza di finanziamenti per progetti che integrino la viticoltura con altre colture, che potrebbero fungere da protezione contro le alte temperature e i patogeni. Inoltre, si segnala l’urgenza di interventi strutturali come la creazione di bacini idrici per l’irrigazione in caso di siccità e canalizzazioni per gestire il deflusso delle acque durante eventi meteorologici estremi.

Le preoccupazioni di Lorenzo Cesconi

Lorenzo Cesconi, presidente della FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti), ha espresso la sua preoccupazione riguardo a questa situazione. Intervistato da Vinonews24, ha sottolineato la difficoltà di interazione tra i centri di controllo nazionali ed europei, che rende complicato il ripensamento e la ridestinazione dei fondi. “Purtroppo è sempre la burocrazia a governare – ha dichiarato Cesconi – e fa sì che non ci sia la possibilità di rindirizzare a seconda delle necessità un fondo vincolato agli interventi descritti nella misura specifica”. Questa rigidità burocratica non solo limita l’innovazione, ma rischia di rendere il settore vitivinicolo vulnerabile ai cambiamenti climatici che già si manifestano in modo drammatico.

Un esempio emblematico di queste sfide è l’attuale situazione climatica in Italia, che ha visto eventi estremi come la siccità in Sicilia e le alluvioni in Romagna. Questi fenomeni mettono a rischio non solo la produzione vinicola, ma anche la sostenibilità dei territori vitivinicoli. Durante la presentazione del reportage “Gradi. Il vino italiano ai tempi del cambiamento climatico”, realizzato da Will Media in collaborazione con FIVI, è emerso chiaramente come il settore vitivinicolo possa essere visto come una “sentinella” delle mutazioni climatiche.

Strategie di adattamento per la viticoltura

“Gradi” accompagna il pubblico in un viaggio che parte dalle vigne e si estende a territori diversi, da Siracusa alla Valtellina. Esplora come i vignaioli stiano affrontando le nuove sfide climatiche, cercando soluzioni innovative, e come queste siano essenziali per garantire la sopravvivenza delle comunità locali. Le interviste con i produttori e con esperti di gestione del territorio offrono una visione d’insieme delle difficoltà e delle opportunità di un settore che si trova in prima linea nella lotta contro il cambiamento climatico.

In questo contesto, Cesconi ha evidenziato come la maggior parte dei vigneti italiani si trovi in aree collinari e montane, spesso a rischio di spopolamento e abbandono. Queste aree, come emerso da una recente indagine di Nomisma-Wine Monitor, sono fondamentali per la conservazione del paesaggio e della biodiversità. “I vignaioli e le vignaiole italiane sono in prima linea sul fronte del climate change – ha affermato Cesconi – e rivendichiamo di essere custodi del territorio, un ruolo sempre più cruciale”.

L’importanza di un approccio sostenibile

Le testimonianze raccolte nel reportage non solo evidenziano le difficoltà, ma anche le soluzioni concrete che i vignaioli stanno adottando. Ecco alcune delle strategie emerse:

  1. Tecniche di gestione sostenibile.
  2. Integrazione di specie arboree nei vigneti.
  3. Gestione oculata delle risorse idriche.

Queste pratiche non solo aiutano ad affrontare le conseguenze del cambiamento climatico, ma contribuiscono anche alla creazione di un modello di viticoltura più resiliente e sostenibile. L’importanza di un approccio integrato e rispettoso dell’ambiente è ormai chiara. Le ricette facili non possono fornire soluzioni efficaci: è necessaria una strategia complessiva che tenga conto di tutti i fattori in gioco.

La sfida è grande, ma le esperienze dei vignaioli dimostrano che è possibile affrontare il cambiamento climatico. Il loro impegno non solo preserva le tradizioni vinicole, ma contribuisce anche a mantenere vivi i territori e le comunità che li circondano. In un momento in cui il settore vitivinicolo deve confrontarsi con un futuro incerto, è fondamentale che i fondi OCM vengano utilizzati in modo strategico per promuovere innovazione e sostenibilità. Solo così sarà possibile garantire un futuro per il vino italiano, mentre si affrontano le sfide poste dal cambiamento climatico.

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