I viticoltori francesi questa settimana, a fronte del freddo fuori stagione, sono ricorsi all’accensione di candele e di altri piccoli fuochi per proteggere i loro vigneti da una gelata potenzialmente devastante.
A Saint-Émilion, nella regione della Nuova Aquitania, le temperature mercoledì sono scese sotto lo zero, spingendo i produttori di vino a fare di tutto per salvare i vitigni: accendere migliaia di candele per proteggere dal freddo i nuovi germogli e le fioriture.
La cittadina, a circa 48 km dalla famosa regione vinicola di Bordeaux, nel sud-ovest della Francia, dove ci sono 800 cantine, molte delle quali piccole aziende vinicole a conduzione familiare.
Due anni fa, un’ondata di freddo brutale in aprile distrusse gran parte della vendemmia francese, diffondendosi in più regioni e danneggiando un settore già colpito dalla pandemia di Covid-19. Gli scienziati hanno affermato che la gelata, costata ben 2,4 miliardi di dollari in danni economici, è stata resa più probabile dai cambiamenti climatici.
L’analisi è stata prodotta dal World Weather Attribution, una partnership di scienziati del clima di Gran Bretagna, Francia, India, Paesi Bassi, Svizzera e Stati Uniti e all’epoca, il ministro dell’Agricoltura francese Julien Denormandie disse che il gelo e i danni che ne derivarono furono “probabilmente la più grande catastrofe agricola dell’inizio del XXI secolo”.
L’anno scorso anche la regione sud-occidentale è stata colpita dalle gelate, ma la produzione di vino si è comunque ripresa dalla flessione del 2021.
Gli effetti del cambiamento climatico sulla qualità del vino
In generale, si ritiene che lo standard del vino sia più elevato oggi rispetto a 50 anni fa, ma questo non significa che il cambiamento climatico non abbia alcun impatto.
Diversi sono state le migliorie dovute al progresso tecnologico in cantina e una migliore comprensione scientifica delle modalità di coltivazione dell’uva e di produzione di vino, hanno attenuato o ridotto gli effetti del cambiamento climatico.
La vite è una delle colture agricole più sensibili alle condizioni atmosferiche: la loro capacità di riflettere le variazioni dell’annata è una parte importante del fascino del vino.
Ma la stessa espressa espressione che rende un Bordeaux di annata fresca diverso da uno di annata calda rende il vino particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici.
L’eminente viticoltore australiano, il dottor Richard Smart, sostiene che anche cambiamenti relativamente piccoli nella temperatura potrebbero “riscrivere efficacemente le reputazioni regionali e le preferenze varietali”.
Poiché il Consiglio Nazionale delle Ricerche delle Accademie Nazionali degli Stati Uniti prevede aumenti di temperatura fino a 3°C (5,4°C) entro il 2050 e 5°C (9°F) entro il 2100, è chiaro che il mondo del vino potrebbe apparire molto diverso nel giro di una o due generazioni.
In altre parole, in soli 20 anni, per il vino il cambiamento climatico è passato da un problema teorico a un problema reale.