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Viti a piede franco: un patrimonio da proteggere con il riconoscimento Unesco

Un progetto internazionale sta lavorando con grande determinazione per ottenere il riconoscimento UNESCO per le viti coltivate a piede franco. Questa pratica, che prevede la coltivazione di viti con radici proprie, senza l’innesto su viti americane, rappresenta una tradizione secolare in molte regioni vitivinicole del mondo. L’iniziativa ha recentemente visto un incontro a Napoli, il primo in Italia, che ha riunito produttori, ricercatori, enologi e sommelier da vari Paesi, tra cui Francia, Spagna, Svizzera, Grecia, Turchia e Argentina, oltre a diverse regioni italiane come Sardegna, Valle d’Aosta, Trentino, Lazio, Basilicata e Campania.

Importanza della preservazione delle viti a piede franco

L’evento, organizzato dal Comitato Italiano per la Tutela del Piede Franco, ha visto la partecipazione dell’associazione francese Francs de Pied, presieduta da Loïs Pasquet. Durante l’incontro, è emersa l’importanza di preservare e valorizzare queste viti, che non solo rappresentano un patrimonio storico e culturale, ma sono anche un segno distintivo della biodiversità vitivinicola. Mariano Murru, presidente di Assoenologi Sardegna, ha sottolineato la rilevanza della Sardegna in questo contesto:

  1. L’isola ha una superficie vitata di oltre 430 ettari.
  2. Territori come l’isola di Sant’Antioco, il Sulcis e l’area di Badesi sono simboli di questa tradizione.
  3. Le viti coltivate su terreni sabbiosi, vulcanici o ad altitudini elevate mostrano una straordinaria resistenza alla fillossera, un insetto che ha devastato gran parte dei vigneti europei.

Censimento delle viti a piede franco in Sardegna

Questo aspetto è cruciale per comprendere il valore delle viti a piede franco, che offrono vini di qualità superiore e rappresentano una risorsa vitale per la biodiversità agricola. La Sardegna ha avviato un importante lavoro di censimento delle viti a piede franco, grazie a Laore Sardegna e in collaborazione con l’Università di Sassari, che sta realizzando una mappa dettagliata di questi preziosi vigneti. Questo progetto fa della Sardegna una delle prime regioni in Italia a intraprendere un lavoro così meticoloso e significativo.

Il riconoscimento UNESCO è visto come un passo cruciale per garantire la tutela e la valorizzazione di queste tradizioni vitivinicole. Erica Verona, rappresentante della comunità del Carignano a piede franco di Sant’Antioco, ha affermato che “il riconoscimento UNESCO può portare grandi benefici a produttori, comunità, ambiente e paesaggio”. La possibilità di certificare e far conoscere a livello globale l’unicità di questo patrimonio potrebbe trasformare non solo l’economia locale, ma anche il modo in cui il mondo percepisce il vino e le tradizioni vitivinicole italiane.

La coltivazione delle viti a piede franco e la sostenibilità

Le viti a piede franco non sono solo una questione di produzione vinicola; rappresentano un legame profondo con il territorio e le sue tradizioni. La loro coltivazione richiede una conoscenza approfondita delle pratiche agricole tradizionali e una gestione attenta delle risorse naturali. Questo approccio sostenibile è fondamentale in un’epoca in cui l’agricoltura è messa sotto pressione da cambiamenti climatici e pratiche agricole intensive. La tutela delle viti a piede franco diventa quindi un atto di resistenza culturale e ambientale.

L’incontro di Napoli ha evidenziato l’importanza di creare una rete di collaborazione tra i produttori e le istituzioni. La condivisione delle esperienze e delle conoscenze tra le diverse nazioni rappresenta un’opportunità per rafforzare la comunità vitivinicola globale e promuovere pratiche sostenibili. Attraverso la creazione di una rete internazionale, si possono sviluppare strategie comuni per la salvaguardia delle viti a piede franco, garantendo che le future generazioni possano beneficiare di questo patrimonio.

Inoltre, la valorizzazione delle viti a piede franco potrebbe contribuire a un turismo enogastronomico più sostenibile, attirando visitatori interessati a scoprire la storia e le tradizioni vinicole delle diverse regioni. Le esperienze di degustazione, le visite ai vigneti e i percorsi enologici potrebbero diventare parte integrante dell’offerta turistica, promuovendo una maggiore consapevolezza e apprezzamento per la biodiversità e la cultura del vino.

In questo contesto, il riconoscimento UNESCO non sarebbe solo un traguardo per i produttori e le comunità locali, ma rappresenterebbe anche un riconoscimento del valore culturale e storico delle viti a piede franco, un patrimonio che merita di essere tutelato e valorizzato a livello globale. La strada è lunga, ma l’impegno collettivo di produttori, ricercatori e appassionati di vino è un passo fondamentale verso la salvaguardia di questa tradizione vitivinicola unica.

Redazione Vinamundi

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