Gli insetti e i parassiti sono un vero e proprio incubo per chi coltiva la vite da vino. Bisogna essere preparati e conoscere bene il nemico per poterlo sconfiggere. Le malattie delle radici, dei tronchi e quelle causate dai funghi sono solo alcune delle difficoltà che si possono incontrare, ma la vera preoccupazione è che tutto ciò metta a repentaglio la salute della vite e la qualità del prodotto finale. Se si è seri e professionali nel prevenirle e curarle, si può essere certi di tutelare l’intera filiera produttiva del vino.
In questo articolo approfondiremo il tema degli agenti patogeni che minacciano la produzione vinicola, concentrandoci sui danni causati dagli insetti e dai fitoplasmi. Gli attacchi di Tignoletta della vite, Empoasca vitis, Zygina ramni e Scaphoideus titanus possono causare gravi danni alla qualità delle uve. Analogamente, i fitoplasmi come la Flavescenza dorata trasportata dal Schaphoideus titanus e il Legno nero trasportato dall’Hyalesthes obsoletus, possono compromettere la produttività della vite. Esamineremo da vicino questi patogeni e forniremo le informazioni necessarie per combatterli efficacemente.
Esistono diversi tipi di parassiti che possono minacciare le viti del nostro Paese, di seguito riportiamo i principali:
Tignoletta
Il flagello della Lobesia botrana, meglio nota come Tignoletta della vite. Affascinante nella sua bruttezza, l’adulto di questa temuta farfalla sfoggia ali bruno-marmorizzate di 11-12 mm. Ma non lasciatevi ingannare. Le sue larve, piccole e giallo-verdastre con una dolce testa color miele, rappresentano un pericolo imminente per le viti italiane. La Lobesia botrana non si ferma davanti a nessun ostacolo e può infestare una vasta gamma di piante. Ma soprattutto, ha un debole per la vite europea, in particolare per alcune varietà di uva con la pelle delicata e grappoli compatti. Il suo obiettivo è quello di infliggere danni diretti e significativi.
La tipologia di coltivazione incide notevolmente sulla diffusione della tignoletta: sistemi espansivi e con vegetazione molto sviluppata creano le condizioni ideali per la sopravvivenza dell’insetto, che approfitta di microclimi umidi e ombreggiati.
In Italia, la specie completa normalmente tre generazioni all’anno, ma in ambienti caldi può sviluppare una quarta. La prima generazione, che infesta la vite in fase di fioritura, causa danni modesti sotto il profilo economico. In ogni caso, uno sviluppo anche significativo della prima generazione non implica necessariamente un’infestazione massiccia dei grappoli nei cicli successivi.
La difesa della vite da vino contro la Tignoletta richiede strategie efficaci, soprattutto contro le generazioni che arrecano maggiori danni al grappolo: la seconda e la terza. Tuttavia, la natura delle conseguenze varia a seconda dei vitigni e dei fattori climatici e colturali. Recentemente, sono state fatte importanti innovazioni nella lotta contro questo parassita, grazie all’utilizzo di trappole e feromoni per monitorare i voli e individuare i migliori momenti per eseguire i trattamenti insetticidi.
Cicaline
Le cicaline sono degli insetti succhiatori appartenenti alla famiglia dei cicadellidi, risultando essere una presenza comune in diversi habitat vegetali. Tra le specie più note, troviamo Empoasca vitis, Zygina ramni e Scaphoideus titanus, le quali costituiscono una minaccia diretta per la vite da vino.
Empoasca vitis e Zygina ramni assumono atteggiamenti estremamente polifagi, occupando indiscriminatamente sia piante coltivate che quelle spontanee, considerando la vite come l’ospite prediletto. Ciò comporta seri danni economici con conseguenze non indifferenti per la produzione del vino.
Al contrario, Scaphoideus titanus compie notevoli danni indiretti sulla vite, fungendo da vettore del fitoplasma della Flavescenza dorata. La particolare capacità di questa specie di sopravvivere esclusivamente sulla vite, la rende una minaccia per la produzione vitinicola.
La fase di svernamento, condizionata dalle condizioni climatiche, avviene attraverso lo stadio di uovo, solitamente depositato sotto la corteccia della pianta in gruppi che vanno dai tre ai sei. La schiusa delle uova dipende da una temperatura situata tra un minimo di 18°C e un massimo di 27°C.
Inoltre, la presenza delle prime neanidi è solitamente registrata attorno alla prima decade di maggio, mentre gli adulti sono riscontrati dall’inizio di luglio fino alla fine di ottobre. Va sottolineato come la scadenza delle cicaline possa essere influenzata dai cambiamenti climatici e dalle sempre più miti temperature autunnali degli ultimi anni.
Gli esperti sottolineano come la gestione delle Cicaline richieda un approccio professionale e attento al fine di garantire la salute delle piante viticole e la produzione di vino di qualità.
I fitoplasmi e le malattie correlate
Le malattie causate dai fitoplasmi rappresentano una minaccia grave per il settore viticolo. In particolare, la Flavescenza dorata si configura come un’epidemia estremamente pericolosa per la sua rapida diffusione e gli effetti dannosi sulla salute delle viti. Questa patologia è causata da un microrganismo parassita, noto come fitoplasma, che può proliferare solo sfruttando la vite o il suo insetto vettore, la cicalina Scaphoideus titanus.
I danni causati dalla Flavescenza dorata possono variare in intensità e portata, ma possono causare danni notevoli alla produttività del vigneto. In particolare, la disseccazione o l’appassimento dei grappoli rappresentano i danni diretti più temuti, mentre l’indebolimento delle piante a lungo termine e, nei casi estremi, la loro morte, rappresentano gli effetti indiretti più dannosi.
La rapidità di diffusione della Flavescenza dorata è correlata a due fattori principali: l’efficienza di trasmissione dell’insetto vettore, che vive esclusivamente sulla viticoltura, e la presenza di viti infette che fungono da sorgente di infezione per altre piante del vigneto e per gli altri vigneti circostanti.
Inoltre, il Legno nero rappresenta un ulteriore pericolo per la vite, causato da fitoplasmi trasmessi dalla cicalina Hyalesthes obsoletus Signoret, che può ospitarsi su numerose piante erbacee. I sintomi della malattia sono spesso confondibili con quelli della Flavescenza dorata e includono decolorazioni delle foglie, assottigliamento dei tralci e disseccamento dei grappoli. L’identificazione corretta del fitoplasma responsabile dell’infezione richiede analisi molecolari approfondite.
Purtroppo, attualmente non esistono prodotti chimici in grado di curare la malattia del Legno nero in maniera diretta. Quindi la prevenzione è l’unico strumento a disposizione degli agricoltori per evitare la diffusione del vettore. I principali interventi agronomici da mettere in atto consistono nel diserbo delle piante ospiti della cicalina, tipica diffusione della malattia, e nella completa estirpazione delle piante già infette.
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