Il Piemonte sta vivendo un momento di grande fermento nel settore vitivinicolo, grazie alla recente manifestazione “Grandi Langhe”, tenutasi alle Officine Grandi Riparazioni di Torino il 27 e 28 gennaio. Questo evento ha rappresentato un’importante opportunità per promuovere i vini piemontesi e ha aperto la strada a una proposta innovativa: l’inserimento della menzione “Piemonte” direttamente sulle etichette dei vini. Un passo che non solo mira a unificare l’identità vitivinicola della regione, ma si propone anche come un segnale di autonomia differenziata.
L’importanza di un approccio collettivo
Massimo Damonte, presidente del Consorzio Roero e produttore a Canale d’Alba, ha descritto “Grandi Langhe” come un’opportunità unica per far brillare il Piemonte nel panorama vitivinicolo mondiale. Con la partecipazione di circa 500 produttori, l’evento ha visto un’ampia rappresentanza di cantine provenienti dalle Langhe, dal Roero e da altre denominazioni meno conosciute, suggerendo un’apertura verso un panorama vitivinicolo più inclusivo.
- 20% di produttori non legati alle denominazioni tradizionali
- Risposta positiva da parte di produttori affermati come Barolo e Barbaresco
- Creazione di un’identità regionale forte e coesa
La proposta di menzione geografica allargata
Durante l’evento, è emersa l’idea di arricchire le etichette dei vini piemontesi con la menzione geografica “Piemonte”. Questa iniziativa è vista come un’opportunità per esaltare la varietà e la ricchezza del territorio vitivinicolo. Damonte ha affermato che l’obiettivo è “portare in risalto all’ennesima potenza i diversi territori del Piemonte”, creando un marchio regionale riconoscibile.
Tuttavia, la proposta è ancora in fase embrionale e richiede ulteriori discussioni tra i consorzi vinicoli e l’assessorato all’agricoltura. Germano ha sottolineato che, sebbene l’idea sia interessante, sono necessari approfondimenti prima di procedere. Tra le questioni più dibattute c’è l’attuale denominazione di origine “Piemonte”, considerata una “doc di declassazione”.
Come funzionerebbe la nuova menzione geografica
Si prevede che la parola “Piemonte” venga inserita nella parte bassa dell’etichetta, sotto il nome della cantina e altre informazioni come vitigno, vigneto e annata. Questo potrebbe portare a etichette più informative, ma c’è il rischio che possano apparire eccessivamente affollate. Damonte ha evidenziato che, sebbene l’inserimento della menzione sia facoltativo, potrebbe rappresentare un “valore aggiunto” per i produttori, sottolineando la qualità dei loro vini.
Tuttavia, la facoltatività della menzione geografica potrebbe rappresentare una sfida. Produttori di vini di alta gamma come Barolo e Barbaresco, già dotati di etichette ricche di dettagli, potrebbero non trarre beneficio dall’aggiunta della nuova menzione. Questo solleva interrogativi sulla reale efficacia della proposta, dato che i produttori più noti potrebbero decidere di mantenere le loro etichette nel formato attuale.
Il dibattito sulla menzione geografica allargata e sulla struttura di “Grandi Langhe” rappresenta solo l’inizio di un dialogo più ampio sulla promozione del vino piemontese. Le prossime edizioni dell’evento potrebbero vedere un’ulteriore evoluzione del format, con la possibilità di ampliare la durata e il numero di partecipanti. L’interesse crescente nei confronti della viticoltura piemontese potrebbe dare vita a nuove opportunità, non solo per i produttori, ma anche per i consumatori, che avranno la possibilità di scoprire una gamma sempre più ampia e diversificata di vini, uniti sotto l’egida di una menzione geografica che esalta la ricchezza del Piemonte.