Il 2022 può essere considerato un anno positivo per quanto riguarda l’esportazione del vino italiano in Russia.
È quanto emerge dagli ultimi dati Istat menzionati da Gambero Rosso e secondo i quali il consumo del nostro vino nello Stato guidato da Mosca sarebbe cresciuto di una buona percentuale a valore nell’ultima annata.
Il tutto va ovviamente paragonato a un difficile 2021, segnato soprattutto dagli strascichi lasciati dalla pandemia.
Crescita importante
Secondo quanto raccontato dai dati Istat, il consumo di vino italiano in Russia è cresciuto del 16% a valore nel 2022, per un totale di 172 milioni di euro.
Un grande risultato per l’export del vino made in Italy in questo Paese, con il quale sono rimasti attivi alcuni rapporti commerciali nonostante la messa in atto di numerose sanzioni (da parte dell’Italia e dell’Europa, ndr) come risposta all’invasione militare in Ucraina.
Lo dimostra il dato appena espresso e di cui ha parlato in un’intervista per Federvini anche Edoardo Freddi, esperto del settore e capo della Edoardo Freddi International, una società che ogni anno esporta oltre 33 milioni di bottiglie in più di 100 Paesi nel Mondo:
“Le attività sul mercato russo stanno andando abbastanza bene e, nonostante la situazione confusa, nonché tesa, anche meglio del previsto. C’è un leggero calo a volume ma cresciamo a valore. Quello che si registra è un posizionamento al ribasso, molto evidente. Parte della classe più abbiente, che consumava vini premium, probabilmente è uscita dal Paese. A ciò si aggiunge il fatto che il potere di acquisto della classe media ovviamente è un po’ diminuito. Quindi meno bottiglie pregiate, più vini da grande distribuzione”.
Mercato trasformato
L’invasione dell’Ucraina ha portato come conseguenza l’insorgere di un clima di instabilità generale anche in Russia, dove gli ultimi dati parlano di un’inflazione intorno al 7%.
Una condizione che ha finito per trasformare anche il mercato. Vino compreso.
“Il popolo russo ama i vini italiani e il made in Italy in generale. Le esportazioni stanno continuando. La guerra in Ucraina non ha per niente frenato l’esportazione e il commercio dei vini italiani in Russia. Si può dire che, al massimo, ne ha modificato i consumi a causa dell’inflazione crescente che ha ridotto il potere d’acquisto dei cittadini russi. Ma soprattutto, poiché lo scorso autunno un folto gruppo di russi con capacità di spesa medio-alta ha abbandonato la propria nazione durante la guerra. I fine wine e super premium italiani hanno oggi meno clienti rispetto a qualche mese fa”.
Ha dichiarato sempre Freddi, il quale ha poi analizzato più nello specifico la trasformazione del mercato:
“La reazione dei venditori in Russia a partire da febbraio 2022 è stata quella di concentrarsi sui vini entry level. Vini come i Super Tuscan, il Brunello, l’Amarone e il Barolo rimangono molto apprezzati dai russi, ma nell’ultimo periodo si stanno iniziando a scoprire vini italiani meno costosi come il Primitivo della Puglia, ma anche il Pinot Grigio, il Lambrusco, l’Asti, il Prosecco, il Chianti e il Montepulciano. Di recente c’è grande entusiasmo anche per il Vermentino, che lentamente sta sostituendo e prendendo il posto del Lugana. Tutti questi vini, in questo momento, stanno vendendo molto in Russia”.
L’effetto delle sanzioni
Il vino italiano resta, dunque, un prodotto di grande successo in Russia. Dalla casa ai locali. Dai negozi agli hotel. Come sottolineato dal già citato Freddi:
“I wine bar sono sempre più diffusi, ma non sono di certo l’unico canale di acquisto dei vini italiani in Russia. Si continua a consumare nei ristoranti, ma anche in casa, principalmente fuori pasto e durante le festività. Tra i canali di acquisto ci sono, poi, molte catene di negozi specializzate nella vendita di vini e spirits, con un’offerta sia entry level che premium. Il consumatore russo può acquistare vino anche nei supermercati, dove sono presenti degli scaffali dedicati. Nelle grandi città, in aggiunta a questi canali, sono nate dei boutique store indipendenti, i quali sono in grado di offrire anche vini rari. Non bisogna dimenticarsi dell’on-trade, ossia hotel e ristoranti. Ad oggi l’unico canale a non essere presidiato è quello online”.
Va sottolineato, poi, come le sanzioni imposte dall’Europa (Italia compresa) alla Russia interessino soltanto i vini il cui costo sia superiore ai 300 euro.
Per questo, a restare colpito maggiormente è stato il vino di lusso. Un prodotto che resta comunque molto popolare tra i russi:
“I distributori e i retailer di vino russi devono in qualche modo contrastare i problemi relativi alle consegne e ai costi elevati, oltre che la paura di sanzioni a causa della guerra in corso. Attualmente ci sono molte promozioni dei vini delle Ex Repubbliche Sovietiche in Russia, perché sono più facili da importare. Nonostante ciò, il consumatore russo continua a essere interessato e attratto dai vini italiani di qualità. Non a caso i vini italiani sono ancora i più venduti in Russia, seguiti da quelli georgiani, che sono riusciti a scalzare i vini spagnoli, ora al terzo posto”.