Non si vede ancora molto in giro in Italia, ma si sta diffondendo sempre di più, soprattutto all’estero. Stiamo parlando del vino in lattina. I contenitori in alluminio sono molto più abituati a contenere la birra o altre bevande, ma il vino in lattina ha avuto grande successo negli ultimi anni negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Australia dove le nuove abitudini di consumo indotte dalla pandemia hanno conquistato i più giovani che ne hanno apprezzato gli aspetti pratici ed ecologici.
Mercato in espansione
Il mercato dei vini in lattina è in crescita, secondo quanto sostiene Wine Spectator, rivista di lifestyle statunitense, che riporta i dati della società di marketing Grand View Research: nel 2021 sono state registrate 235,7 milioni di dollari di vendite e ci si aspetta di superare i 570 milioni di dollari entro il 2028. È aumentata anche la qualità con almeno una dozzina di cantine che stanno offrendo prodotti premium in lattina negli Stati Uniti. Su questo aspetto, la conferma è arrivata anche dal sondaggio di Wine Spectator sugli assaggi alla cieca di quasi 60 vini in lattina, con più della metà che hanno ottenuto punteggi compresi tra 85 e 89 su 100.
I vantaggi
Usare la lattina come contenitore del vino permette di avere diversi vantaggi. È sostenibile perché si ricicla anche meglio del vetro e permette di risparmiare sui trasporti. Inoltre, protegge il liquido da ossigeno e luce non alterando il sapore. Grazie al piccolo formato si possono anche abbinare più vini alle pietanze spendendo meno. Questo non significa però che il vino in lattina costa meno, ma che essendo in quantità minori si può risparmiare acquistando un quantitativo inferiore. Il formato monodose è pratico da portare in giro ed è perfetto per il consumo del singolo.
Gli svantaggi
Creare vini di qualità da mettere in lattina si può, a patto di adottare alcuni accorgimenti come tenere bassissimo il livello di solfiti, perché sono sostanze che se da un lato conservano dall’altro corrodono essendo acidi. Il rivestimento interno della lattina ha una durata variabile ma non molto lunga, è quindi improbabile che per esempio un Barolo possa invecchiare in lattina. Il vino in lattina potrebbe anche essere usato per ridurre il problema dell’alcolismo, soprattutto per le generazioni più giovani, ma c’è anche il rischio che avvenga il contrario: due lattine di vino da 375 ml corrispondono a una bottiglia di vino in vetro ma berle singolarmente potrebbe dare la sensazione di consumarne di meno.
Il caso Giacobazzi
Se da un lato è vero che in Italia il consumo dei vini in lattina risulta essere molto basso, c’è da considerare che il nostro Paese è stato un’apripista per i vini in lattina. Nel 1982 la Cantina Giacobazzi di Modena sbarcò sul mercato per la prima volta ma l’operazione non è stata esente da battaglie affinché la normativa consentisse il vino in lattina tra le possibili opzioni di confezionamento.