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Il vino

Vino fragrante, che cosa vuol dire?

Fragrante è un termine piuttosto insolito per descrivere un vino, poiché di solito si può intendere fragrante il pane che, appena cotto, sprigiona tutti i suoi profumi.

Nel tempo questa parola ha assunto un significato più fine e si è arricchito di nuove sfumature: infatti con questo aggettivo si intende ciò che è particolarmente invitante non solo all’olfatto, ma in grado di conquistare anche gli altri sensi.

Ad esempio un cibo fragrante come sopra citato conquista per i suoi profumi, ma non delude neanche al palato e risulta altrettanto convincente.

Vino fragrante, che cosa si intende?

Il termine significa odore e dire che un vino è fragrante si intende la descrizione dei profumi del vino: i profumi fragranti infatti sono i profumi fermentativi dovuti ai lieviti e in particolare presenti negli spumanti, soprattutto quelli prodotti con il metodo classico, quindi rifermentati in bottiglia.

Foto | Azienda Agricola Le Marchesine https://lemarchesine.com/ – Vinamundi.it

Si tratta dunque di sentori di pane, crosta di panelievito che sono percepibili in diverse bollicine prodotte con questo metodo come gli spumanti FranciacortaTrento DOC.

In questa tipologia di spumanti, l’aggiunta del liqueur de tirage, a base di lieviti e zucchero, innesca la rifermentazione in bottiglia e la spumantizzazione. Al contempo, tale addizione dona al vino un profilo aromatico caratteristico e ben definito.

Il metodo ancestrale parte con una leggera pressatura delle uve per l’estrazione dei lieviti indigeni presenti nella buccia (pruina). Questa segue una fermentazione in acciaio inox a temperatura controllata, raggiunto un ben preciso tenore di zuccheri, la fermentazione viene bloccata.

Questo per garantire la ripresa della fermentazione dopo l’imbottigliamento, senza aggiungere altri zuccheri e lieviti.

Questo metodo ha origini antichissime, utilizzato nella zona dello Blanquette de Limoux e nello Champagne, questi vini che non subivano la sboccatura, si presentavano torbidi e con il classico odore di crosta di pane dovuto dall’azione dei lieviti oltre ad una complessità organolettica unica.

Il termine fragrante può essere utilizzato anche per identificare un profumo fresco e vivace dei vini giovani, vini fermi bianchi, anche aromatici e imbottigliati con i propri lieviti quindi non solo riferito agli spumanti ottenuti con la rifermentazione in bottiglia per almeno 18 mesi.

Un esempio di vino fragrante è il Franciacorta DOCG Extra Brut dell’Azienda Agricola Le Marchesine, la qui vinificazione avviene in bianco in pressa pneumatica con spremitura soffice delle uve intere e con l’utilizzo esclusivo della 1ª frazione.

Dopo separazione statica e fisica dalle impurità del mosto a basse temperature, avviene l’inoculo di lieviti selezionati per la fermentazione in vasche di acciaio inox a temperatura controllata. Segue il travaso e abbassamento della temperatura a circa 10°C per evitare la fermentazione malolattica.

Una volta aggiunto il liqueur de tirage , viene imbottigliata, tappata con il tappo a corona e coricata in catasta per la presa di spuma. L’affinamento in bottiglia avviene per 36 mesi.

L’Extra Brut è tipologia di Franciacorta per veri appassionati perché si tratta di uno spumante che non lascia spazio a facili morbidezze e che fa della sua austerità il suo timbro più caratteristico.

Non è dosato, non viene quindi aggiunto nessuno zucchero dopo il dégorgément, l’operazione che serve ad eliminare i residui della fermentazione in bottiglia. Un Franciacorta quindi che si potrebbe anche definire come “nudo”, vera espressione dell’annata e del territorio.

Parlando invece delle caratteristiche organolettiche, il Franciacorta DOCG Extra Brut è caratterizzato da un colore colore giallo paglierino e un perlage di grande finezza, persistenza ed effervescenza pronunciata.

Al naso esprime note di frutta secca che, con il passare dei minuti aprono a sentori anche floreali: il vitigno lascia un timbro indelebile su questo vino e il ribes si alterna all’anice, il finocchietto cede il passo al chinotto, al bergamotto e alla radice di liquirizia.

Con il passare del tempo si fa sempre più tostato e la frutta ritorna polposa e zuccherina, chiundendo con sbuffi affumicati e salini.

Al gusto esprime potenza, effervescenza ben presente, freschezza esaltata e un continuo alternarsi di sentori dolci e freschi. Dunque risulta secco, asciutto ma di grande partecipazione gustativa, aggraziato e complesso.

Il finale è persistente e ricorda la resina di pino, la balsamicità già espressa al naso e di grande pulizia. Merita un calice piuttosto ampio che possa valorizzare il corredo aromatico e non va servito troppo freddo (8-9°C).

Infine, le carni allo spiedo sono il suo abbinamento perfetto. L’alternativa è giocare con preparazioni molto condite e insaporite a base di grossi tranci di pesce, oppure pesci da trattare con cotture allo spiedoalla brace come l’anguilla.

Giulia De Sanctis

Laureata in Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico Contemporaneo, collaboro attivamente con riviste e testate web del settore culturale, enogastronomico, tempo libero e attualità.

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