Vino e limone come il diavolo e l’acquasanta. Negli anni siamo ormai stati abituati a vederne di ogni. Anche quegli abbinamenti che sembravano impossibili sono stati sdoganati. Ci sono, però, alcune situazioni in cui è difficile andare oltre. O meglio, per farlo serve un’attenzione massima e anche una certa dose di voglia di sperimentare. L’affiancamento tra vino e limone è uno di questi esempi. La domanda è, quindi, lecita: come mai sarebbe meglio non mischiarli mai?
Vino e limone, meglio tenerli lontani
Partiamo dal discorso basico. Il motivo principale per cui è meglio tenere il limone lontano dal vino è, banalmente, per le sue caratteristiche. Stiamo parlando di un frutto con un’acidità invadente. Certo, difficilmente vedremo qualcuno addentare un limone durante una cena. È molto più facile che questo sia presente all’interno di un piatto. Il risultato, però, non cambia. Anche se dosato con attenzione, la presenza del limone si nota ed emerge in maniera netta in qualsiasi piatto venga utilizzato. Il risultato è chiaro: il suo sapore sovrasta quello del vino. O, nel migliore dei casi, rende comunque complesso cogliere tutte le sfumatore di una bottiglia.
Cosa fare, allora? Le alternative sono due. La prima e più drastica è, al tempo stesso, la più semplice: bevete acqua, almeno per questa volta. La seconda, invece, richiede una grande attenzione nella scelta. Se la cucina è stata brava, bilanciando al meglio i piatti, esiste, infatti, la possibilità di cercare il giusto abbinamento nel calice anche per il limone. Con una frittura di pesce, condita con il limone, può incastrarsi alla perfezione uno spumante metodo classico, a patto che abbia una buona persistenza. Con i crudi di mare, invece, la bollicina può non essere adatta. Meglio, secondo noi, un bianco fermo, fruttato, magari con una importante nota acida. Se, invece, il limone è protagonista di un piatti di carne, magari un petto di pollo, si può azzardare addirittura un rosso. Chiaro, non deve essere un prodotto eccessivamente strutturato o con una gradazione alcolica importante. In alternativa, il rosè, perfetto per tutte le stagioni.
I cibi “nemici” del vino
Sulla stessa lunghezza d’onda del limone, ci sono in realtà tutti gli agrumi. Far convivere il pompelmo con il vino, per esempio, è impresa assai ardua. Stesso discorso anche per l’aceto. La sua presenza in un piatto rischia di sminuire il vino e di rendere complesso coglierne sentori e caratteristiche. Non si tratta, però, degli unici cibi “nemici” del vino. La lista è lunga. Vediamone qualche esempio, tenendo conto che, come per il limone, con i giusti accorgimenti si può comunque sperimentare:
- La frutta fresca: il motivo è semplice da cogliere. Siamo di fronte a un alimento con struttura semplice e mediamente con elevata acidità. Due caratteristiche che fanno sì che l’abbinamento con il vino non sia consigliabile. Poco male, considerando come spesso la frutta sia consumata lontana dai pasti.
- Il gelato: ruota tutto intorno alla temperatura. Il freddo “anestetizza” le papille gustative e rende veramente complessa la degustazione di un vino.
- Il finocchio: qui la questione è molto simile al limone. Gli aromi del finocchio sono persistenti e il gusto è fortemente dolcificante. Due caratteristiche che lo portano a “coprire” il vino.