Nel corso di una recente puntata di Newzgen, il comunicatore ha parlato del suo ruolo, di come si può proporre il vino alle nuove generazioni e altro ancora
Il mondo del vino e quello della comunicazione solo molto più intrecciati di quel che si potrebbe immaginare. D’altronde, trovare le parole giuste per descrivere le sensazioni provate quando si beve un bicchiere di rosso o di bianco non è facile e per farlo in modo efficace serve il giusto background. Nello Gatti, sommelier e “Ambasciatore” del vino, ce l’ha senza ombra di dubbio e nel corso di una recente puntata di Newzgen, la trasmissione prodotta da Alanews in diretta su Twitch e YouTube dal lunedì al venerdì, ha parlato delle sue esperienze a breve distanza dalla vittoria di un premio ai Vinoinfluencers World Awards.
L’origine del soprannome di Nello Gatti
“L’Ambasciatore è un soprannome che mi ha dato un vecchio datore di lavoro. In passato sono stato un commerciale in luoghi come l’Austria, la Spagna, il Regno Unito e l’Albania, inoltre ho avuto una breve esperienza presso l’ambasciata di Bruxelles. Avevo dei modi diplomatici, perché prediligevo il dialogo e l’ascolto. È un soprannome che mi piace, perché descrive bene il mio ruolo di intermediario tra istituzioni e consumatori, fra domanda e offerta”, ha raccontato all’inizio dell’intervista.
Parlando di marketing, Gatti ha detto che “in questo segmento si comunica ancora poco” e, data la natura alcolica del prodotto, ci sono anche dei limiti per quanto riguarda la pubblicità. Come avviene anche in altri contesti, a volte la comunicazione è un po’ troppo pompata e c’è della disinformazione. “Nello scenario attuale, la disinformazione è dovuta soprattutto alla dicitura vino naturale, che, pur essendo priva di basi legislative, sta avendo un certo appeal su una fascia di pubblico”.
Come si parla del vino ai giovani?
Parlando delle difficoltà che si incontrano nel comunicare il vino ai giovani, Gatti ha spiegato che il settore “si è svegliato un po’ troppo tardi rispetto ad altre categorie e ora sta cercando di correre ai ripari”. Ha aggiunto che quando si cerca di avvicinare i giovani non bisogna dimenticarsi di integrare chi ne sa di più, come gli appassionati o i professionisti con esperienza alle spalle. “Non dobbiamo semplificare il messaggio, ma includere i giovani nella comunicazione del vino”.
La vita da comunicatore del vino
Gatti è poi sceso più nello specifico sulla natura della sua professione. “Penso che alla base debba esserci tanto studio, tanta voglia di mettersi in discussione e di limitare il proprio esibizionismo, anche se sui social si tende sempre a mostrare ciò che è bello. Ho lavorato presso cantine, distributori e ristoratori, ma ora sono autonomo e lavoro per grandi eventi supportando le aziende in ambito comunicazione. Sulla base della mia esperienza credo sia necessario ascoltare le altre persone, senza escludere nessuno, ed essere lucidi nel fornire una diapositiva intelligente e sincera, evitando l’autoelogio tipico dei social”.
Le origini della passione per il vino
“Sono nato ad Avellino, sede di una DOCG, ma ho origini Lacryma Christi e sono cresciuto a Modena, dove c’è il Lambrusco”, ha spiegato Gatti parlando dell’origine della sua passione per il mondo del vino. “Ho deciso di intraprendere una carriera nel mondo del vino quando mi trovavo a Vienna e frequentavo la facoltà di economia. Ho iniziato ad affiancare degli agenti di commercio e mi sono quindi interfacciato con figure professionali come ristoratori e sommelier. Poi sono diventato io stesso sommelier e giornalista. Di vini che non mi piacciono ce ne sono tanti, ma è una questione di gusto personale e non di qualità del prodotto in sé”, ha aggiunto. “Il vino non è una scienza esatta, quindi non è mai sbagliato essere sinceri senza però rinunciare all’educazione”.
Le rivalità tra i vari Paesi e il gender gap
Per quanto riguarda la rivalità sul vino esistente tra Francia e Italia (ma anche altri Paesi), l’Ambasciatore ha dichiarato che bisognerebbe evitare certi scontri ed esaltare le specialità di ciascun territorio, perché ogni vitigno “ha una storia meravigliosa da raccontare”.
“Nel mondo del vino le ingiustizie sono le stesse di ogni altro settore”, ha spiegato Gatti rispondendo a una domanda sul gender gap. “Sono a favore della diversità e mi fa piacere quando gli imprenditori fanno bene il proprio lavoro e aiutano a connettere la società del lavoro a quella dei consumi. C’è molta strada da fare”.
Dando un consiglio a chi esce a bere con una persona cara, Gatti ha invitato a essere sinceri e a non aver paura di fare delle domande sul vino per arricchire le proprie conoscenze.