Vino e distillati low alcol, un mercato in crescita

Con le definizioni “low alcol” e “no alcol” si vogliono indicare tutti quei tipi di bevande solitamente alcoliche che presentano, invece, un basso o un totalmente assente livello di alcol nelle loro bottiglie.

Ormai presenti sugli scaffali di ogni supermercato, le birre analcoliche sono senza dubbio le più note tra i liquori appartenenti a questa particolare categoria.

Un segmento che comprende, però, anche altri prodotti come il vino e diversi distillati, il cui mercato europeo è in continua crescita, anche per quanto riguarda le proposte “low alcol” e “no alcol”.

Un mercato miliardario

Stando a uno studio condotto per la Commissione UE da Areté, un’azienda italiana specializzata nella valutazione delle politiche per il settore agroalimentare, il mercato delle bevande “low alcol” o “no alcol” è in decisamente in espansione.

Ciò significa che vini, birre e distillati che contengono poco alcol, o che non lo contengono affatto, vengono acquistati in una quantità sempre maggiore in Europa, dove fino a pochi anni fa l’unico mercato di rilievo in questo settore era quello riservato alle birre analcoliche.

Oggi l’intero mercato europeo dei liquori “low alcol” o “no alcol” ammonta, invece, a 7,5 miliardi di euro. Una cifra che può sicuramente far sorridere i diversi produttori di queste bevande.

Lo dimostra lo studio effettuato da Areté, basato sui dati Euromonitor International e secondo cui in Europa il segmento riguardante i vini poco o per nulla alcolici sviluppa un valore di 332 milioni di euro, mentre quello dei distillati analoghi vale 168 milioni di euro.

Persone sedute intorno a delle botti di vino usate come tavoli per delle degustazioni
Foto | Pexels @LifeOfPix

I Paesi più virtuosi

A fare da traino nelle vendita su vasta scala dei liquori “low alcol” o “no alcol” sono in particolare quattro Paesi, ovvero Francia, Spagna, Germania e Belgio.

È qui che viene acquistato il maggior quantitativo di vini non alcolici, per esempio, con la sola Francia che nel 2021 ha fatto registrare un mercato dal valore di 166 milioni di euro per questo specifico segmento.

Anche il Regno Unito si attesta, però, come un Paese virtuoso in questo campo, con vendite pari a 98 milioni di euro.

Passando agli Stati che si trovano al di fuori dell’Europa, Australia e USA sono i Paesi in cui i liquori poco o per nulla alcolici vanno per la maggiore, rispettivamente con un mercato complessivo di 2 miliardi e 1 miliardo di euro.

Questi prodotti vengono, infatti, considerati sempre più spesso come un’alternativa agli alcolici tradizionali, essendo simili nel gusto, ma più sicuri da consumare in ogni occasione.

Serie di bottiglie di alcolici in fila su uno scaffale
Foto | Pexels @ClamLo

Il mercato in Italia

Anche in Italia questo mercato sta facendo registrare una crescita continua negli ultimi anni.

I prodotti più venduti sono sicuramente le birre analcoliche, ormai conosciute da chiunque, ma in espansione è anche il mercato dei vini non alcolici e dei distillati.

Lo studio Areté ha, infatti, registrato un mercato di 8 milioni di euro nel 2021 in Italia per quanto riguarda le alternative “low alcol” e “no alcol” ai superalcolici.

Cifra che si alza a 30 milioni se si parla invece dei vini non alcolici.

Un dato sensibilmente basso se comparato con quelli di Francia o Regno Unito, mostrati in precedenza, ma che basta comunque a indicare un trend positivo.

In questo specifico segmento l’Italia ha, infatti, registrato un +18% tra il 2019 e il 2021.

A cambiare ulteriormente il mercato in futuro potrebbe essere, poi, la creazione di una normativa valida a livello europeo.

Ad oggi, non esiste infatti in UE una definizione legale di bevanda alcolica e ogni singolo Paese segue, dunque, le proprie regole interne.

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