Rendere il mondo del vino sempre più accessibile anche a chi è affetto da disabilità si può e si deve fare.
È l’insegnamento che vuole dare la cantina Castrum Morisci, che ormai da diversi anni produce per le proprie bottiglie delle particolari etichette in Braille.
Un gesto concreto per permettere anche ai non vedenti di ottenere tutte le informazioni solitamente stampate sulle normali etichette di ogni bottiglia di vino, rendendo così il loro consumo più consapevole.
Un’iniziativa che merita di essere sottolineata e a cui è stato dato rilievo anche durante Vinitaly 2023, evento che ha vissuto la sua giornata conclusiva ieri a Verona.
Le etichette di Castrum Morisci
Sistema di lettura e scrittura tattile a rilievo, il Braille fu sviluppato da Louis Braille (da cui prende ovviamente il nome) nella prima metà del XIX secolo, così da permettere anche ai non vedenti e agli ipovedenti di poter leggere e scrivere in una lingua comune.
Una lingua che ora può rendere anche il settore vinicolo italiano sempre più inclusivo e rispettoso di ogni diversità.
In questa direzione vuole condurre, infatti, la scelta presa da Castrum Morisci, con il proprietario della cantina, Luca Renzi, che ha spiegato come questa innovazione sia stata adottata fin da subito all’interno della sua azienda, ovvero dal 2016.
Intervenuto all’incontro organizzato dalla Regione sul tema “L’agricoltura sociale nelle Marche”, Renzi ha tenuto a sottolineare questa importante peculiarità di Castrum Morisci, da sempre molto attenta anche all’ambiente.
L’azienda si sviluppa, infatti, su dieci ettari, dei quali sei sono interamente destinati a una coltivazione biologica.
Un lavoro quotidiano che permette alla cantina di Moresco, in provincia di Fermo, di produrre circa 50.000 bottiglie, sulle quali vengono poi poste delle etichette che contengano anche la scrittura in Braille.
L’attenzione all’integrazione nelle Marche
“Le Marche confermano la propria attenzione alle persone svantaggiate e con disabilità anche in agricoltura, attraverso progetti virtuosi e iniziative imprenditoriali che coniugano capacità, visione e inclusione. Anche nella programmazione delle politiche di sviluppo rurale 2023-2027, l’agricoltura sociale troverà il pieno sostegno da parte della Regione, con specifiche misure”.
Ha affermato l’assessore all’Agricoltura della Regione Marche, Andrea Maria Antonini, durante l’incontro tenutosi a Vinitaly, ponendo l’accento sull’attenzione che l’intera regione riserva quotidianamente ai progetti di integrazione.
Come quello portato avanti proprio da Castrum Morisci, che le sue etichette in Braille le ha prodotte grazie a una collaborazione con l’UCI, l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.
Una partnership che prosegue da anni e che ha permesso a Castrum Morisci di diventare la prima azienda regionale a realizzare etichette in Braille, nonché una delle pochissime in tutta Italia.
Ma come funzionano queste etichette?
Su ognuna di esse è riportato in codice Braille il nome della cantina e del vino specifico, al fianco del quale è posto poi un QR Code.
Una volta scansionato, quest’ultimo permetterà di accedere a una pagina web in cui un lettore vocale leggerà le informazioni riportate sulla bottiglia scelta.
Altre realtà virtuose in Italia
Sempre grazie a una collaborazione con l’UCI, etichette molto simili a quelle di Castrum Morisci erano già state sperimentate nel 2015, dall’azienda toscana La Cura di Massa Marittima.
Etichette in Braille, ma questa volta senza QR Code, sono utilizzate poi anche dal produttore di vino ligure di Ortovero, Durin, oltre che dalla Cantina sociale di Samugheo, in provincia di Oristano, che iniziò a utilizzare il linguaggio Braille già nel 2014.
La prima che in Italia ha sperimentato queste etichette inclusive per non vedenti è stata, però, l’azienda Italo Cescon Storia e Vini di Roncadelle di Ormelle, nel 2010. Sempre in collaborazione con l’UCI.