I vini affinati in mare, i UnderWaterWines, stanno vivendo il loro momento di massimo splendore.
Il fenomeno, dal forte appeal dal punto di vista del marketing – soprattutto nel settore luxury -, sono anche un progetto con solide basi scientifiche, poiché sembrerebbe che il fondo del mare rappresenti un ambiente ideale per l’affinamento, grazie alle temperature costanti e all’assenza di luce.
Gli effetti sono stati già ampiamente validati da sperimentazioni, pubblicazioni, tasting e, a crederci fortemente, è la Jamin Under Water Wines di Portofino, la prima società italiana ad aver investito sui vini subacquei – e ad aver ottenuto il primo brevetto al mondo -, che ora passa alla fase 2.0.
Non solo con l’ingresso di alcuni importanti finanziatori e la nomina di Antonello Maietta (12 anni presidente dell’AIS – Associazione Italiana Sommelier) come nuovo presidente del CDA, ma soprattutto con l’acquisizione dello status di società benefit di ingegneria subacquea per il cantinamento dei vini per conto di terzi.
Jamin diventa così il capofila di un network a cui hanno già aderito altre realtà simili in Italia e lancia la prima convention mondiale dedicata agli UnderWaterWines, che è prevista per novembre 2023.
“Avevo già collaborato in passato con Jamin, compiendo test comparativi dei vini affinati sott’acqua i quali avevano ampiamente dimostrato le peculiarità di questo metodo innovativo – certificate anche dall’Università di Firenze – in grado di produrre specifici cambiamenti fisici e chimici rispetto a un affinamento tradizionale” afferma Antonello Maietta.
Continua Maietta: “Poi il fondatore di Jamin, Emanuele Kottakhs, ha deciso di fare sistema creando una rete nazionale che coinvolga tutti gli altri attori: l’obiettivo è passare da una fase pionieristica, in cui ognuno si muove per proprio conto, a una in cui invece si faccia rete, non solo per condividere esperienze e metodologie, ma anche per ottimizzare la logistica a livello nazionale”.
Attualmente sono operative in Italia quattro concessioni per il cantinamento subacqueo – a Portofino, Ravenna, Termoli e a Cetraro, in Calabia – e, a breve, ne aprirà una anche in Toscana, tra Follonica e Scarlino, per arrivare a 6 o 7 entro la fine del 2023.
Jamin pensa anche a una espansione all’estero: “Per un’azienda che decide di sperimentare l’affinamento sott’acqua dei propri vini – continua Maietta – sarà così molto più facile rivolgersi alla location più vicina, ottimizzando trasporti e logistica. Del resto si tratta di operazioni complesse che coinvolgono gru, sommozzatori e tecnici di vario genere. Ma dal punto di vista di sostenibilità ambientale, ci sono molti vantaggi: basti pensare al dispendio energetico di quelle cantine – soprattutto al Sud – che, per tutta l’estate, devono raffreddare le cantine. Un problema che si può risolvere stoccando i vini sott’acqua”.
Proprio per mettere a disposizione le esperienze compiute e allo stesso tempo confrontarsi con progetti simili a livello europeo, ci sarà quasi sicuramente a Milano a novembre la prima convention mondiale di vini subacquei.
“Inviteremo i rappresentanti di società che in questo momento sono attive in Spagna, Grecia e Croazia, così da condividere le reciproche scoperte” conclude Antonello Maietta.
Nato inizialmente come fenomeno di nicchia, il progetto degli UnderWaterWines sta andando a gonfie vele. Con il supporto tecnico di Jamin stanno affinando sott’acqua a Portofino, a 50 metri sotto il livello del mare, oltre 40 differenti tipologie di vini provenienti da cantine di tutta Italia.
Il suo fondatore, Emanuele Kottakhs, rimane uno dei soci di maggioranza del nuovo progetto, così come Gianluca Grilli della Tenuta del Paguro di Ravenna che, da più di 12 anni, sperimenta con Sangiovese e Albana ed entrambi sono anche membri del CDA.
Tra i soci si contano, tra gli altri, Antonio Arrighi che, all’Isola d’Elba produce Nesos, il vino marino e Colbato di Termoli, una startup tutta al femminile.
Il progetto si avvale del contributo scientifico dell’Università di Firenze (Dipartimento di Agricoltura) e di quella di Genova (Facoltà di Biologia Marina) e, grazie a loro, è stata pubblicata di recente, sulla rivista Assoenologi, la prima relazione scientifica al mondo su ciò che avviene nell’affinamento subacqueo.
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