Vini “no e low alcol”, la bozza di decreto per produrli in Italia piace alla filiera

Scopri il nuovo decreto sui vini dealcolati in Italia: regole chiare, tutela di qualità e tradizione, e apertura a nuovi mercati. Innovazione e autenticità per il vino italiano

La filiera del vino italiano accoglie con favore la bozza del Decreto Ministeriale che, una volta approvata in Conferenza Stato-Regioni, permetterà ai produttori italiani di realizzare vini dealcolati. Secondo le anticipazioni di WineNews, il decreto potrebbe vedere la luce entro la fine del 2024 e aprire nuove prospettive per il settore. Un aspetto interessante è la possibilità di utilizzare la denominazione “vini dealcolati” e non “dealcolizzati”, a condizione che l’Unione Europea approvi una deroga specifica per questa modifica lessicale, che sarà presentata a Bruxelles.

Vini no e low alcol, quali sono gli obiettivi del decreto?

Il provvedimento si basa sul regolamento (UE) 2021/2117, che ha aggiornato l’allegato VIII del regolamento (UE) n. 1308/2013. Questa revisione consente la pratica enologica della dealcolizzazione, un processo che permette di ridurre parzialmente o totalmente il contenuto alcolico dei vini. Il Ministero dell’Agricoltura ha lavorato in collaborazione con associazioni di settore per definire un quadro normativo in linea con le direttive europee.

Vini “no e low alcol”, la bozza di decreto per produrli in Italia piace alla filiera
Vini “no e low alcol”, la bozza di decreto per produrli in Italia piace alla filiera | pixabay @Sponchia – Vinamundi.it

 

Come sottolinea una nota del Ministero, la proposta intende:

  • Rispondere alle esigenze del mercato moderno.
  • Salvaguardare l’autenticità e la qualità dei vini italiani.
  • Proteggere l’ambiente attraverso procedure regolamentate.
  • Promuovere l’eccellenza della tradizione vitivinicola italiana.

Uno degli elementi chiave è il divieto di applicare la dealcolizzazione ai vini con Denominazione di Origine Protetta (DOP) e Indicazione Geografica Protetta (IGP), per preservarne il carattere distintivo. Inoltre, la produzione dovrà essere effettuata in strutture apposite, fisicamente separate da quelle dedicate alla vinificazione tradizionale. Questi ambienti dovranno essere autorizzati e i registri relativi dovranno essere digitalizzati. Sarà obbligatoria un’etichettatura specifica che riporti le diciture “dealcolizzato” o “parzialmente dealcolizzato”.

Le principali organizzazioni della filiera vitivinicola, come Federvini e Unione Italiana Vini (UIV), hanno espresso pareri favorevoli sul decreto. Secondo Federvini, il provvedimento rappresenta un’opportunità per i produttori italiani che, fino ad ora, erano costretti a rivolgersi a strutture all’estero per realizzare vini dealcolati. “La nuova misura consentirà di superare le barriere normative esistenti, allineando l’Italia ai principali competitor internazionali”, ha dichiarato Piero Mastroberardino, vicepresidente di Federvini.

Secondo Mastroberardino, l’introduzione di regole chiare ed efficienti favorirà la competitività e guiderà i consumatori alla scoperta della ricchezza dei prodotti italiani. “Questi nuovi vini – ha aggiunto – devono mantenere un forte legame con la materia prima agricola, valorizzando la tradizione senza sostituire le tipologie già consolidate”.

Anche UIV ha accolto positivamente il decreto, sebbene abbia segnalato alcuni aspetti da perfezionare. L’associazione ha evidenziato che questa normativa:

  • Introduce categorie di prodotti in linea con le tendenze internazionali di vini Nolo (no e low alcohol).
  • Offrirà al settore nuove opportunità, ampliando il target di consumatori e aprendo mercati complementari rispetto ai vini tradizionali.

Il decreto ministeriale disciplina in dettaglio i processi e le definizioni relativi ai vini dealcolati e parzialmente dealcolati:

  • I vini dealcolati devono avere un contenuto alcolico non superiore a 0,5%.
  • I vini parzialmente dealcolati devono avere un contenuto alcolico compreso tra 0,5% e il minimo della categoria originale (8,5%-9%).

Queste definizioni dovranno essere riportate sulle nuove etichette, accompagnate dalla categoria “vino”. I processi di dealcolizzazione ammessi includono tecniche di:

  • Evaporazione sottovuoto.
  • Uso di membrane filtranti.
  • Distillazione.

Il decreto prevede norme stringenti per preservare la qualità:

  • È vietato aumentare il tenore zuccherino del mosto o aggiungere acqua e aromi estranei al prodotto.
  • Sarà possibile recuperare e riutilizzare gli aromi e l’acqua endogeni, purché ciò avvenga in un sistema chiuso e automatizzato.
  • La dealcolizzazione non sarà consentita per vini DOP e IGP.

UIV ha suggerito di rivedere alcune disposizioni, tra cui la necessità di utilizzare stabilimenti separati per la dealcolizzazione. Propone invece che queste operazioni possano essere svolte nello stesso impianto di vinificazione, purché in ambienti separati e non comunicanti. Inoltre, chiede che le sostanze idroalcoliche ottenute durante il processo non siano classificate come rifiuti, per evitare costi inutili e favorirne l’utilizzo alternativo.

L’approvazione del decreto è attesa entro Natale 2024, segnando un importante passo avanti per il settore vitivinicolo italiano. L’allineamento con la normativa europea, l’attenzione alla qualità e l’apertura verso nuovi mercati rappresentano un’opportunità strategica per il futuro del vino italiano.

Con questa regolamentazione, l’Italia punta a consolidare il proprio ruolo di leader nel mercato internazionale, offrendo una gamma di prodotti in grado di rispondere alle nuove tendenze di consumo, senza mai rinunciare alla qualità e all’autenticità che da sempre caratterizzano i suoi vini.

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