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Vini dealcolati: perché la produzione in Italia si ferma fino al 2026

Negli ultimi anni, il mercato dei vini dealcolati ha attirato l’attenzione di consumatori e operatori del settore vinicolo, ma attualmente si trova in una situazione di stallo. Nonostante la crescente domanda e l’approvazione di un decreto che autorizza la produzione di questi vini in Italia, la filiera è bloccata fino al 2026 a causa di complesse problematiche fiscali e normative. Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione Italiana Vini (Uiv), ha evidenziato che “sui dealcolati oggi il settore è fermo con le quattro frecce”, sottolineando l’urgenza di risolvere la situazione per permettere alle aziende di riprendere la produzione.

problematiche fiscali e normative

Le problematiche che ostacolano la produzione di vini dealcolati in Italia sono molteplici. In primo luogo, le disposizioni fiscali attualmente in vigore, gestite dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), devono interagire con il decreto del Ministero dell’Agricoltura. La confusione tra i due ministeri ha già causato ritardi in passato, e ora la situazione si ripresenta, creando ulteriori freni per le aziende vinicole.

  1. Interazione tra ministeri: È necessaria una maggiore coesione tra il Mef e il Ministero dell’Agricoltura.
  2. Normativa ponte: Si richiede un intervento decisivo per definire un quadro fiscale chiaro.
  3. Attesa fino al 2026: Senza interventi, le aziende italiane dovranno attendere anni prima di avviare la produzione.

criticità nella produzione

Un’altra questione cruciale è la promiscuità dei luoghi di produzione. Attualmente, le aziende sono obbligate a separare gli spazi produttivi, complicando le operazioni. Inoltre, esistono ostacoli alla produzione di spumanti dealcolati gassificati, una parte importante del mercato. Paolo Castelletti, segretario generale di Uiv, ha confermato che ci sono dialoghi in corso con il Ministero per risolvere queste problematiche, sperando in modifiche rapide al decreto.

opportunità di mercato

Un’analisi dell’Osservatorio del Vino Uiv-Vinitaly ha rivelato che il mercato globale dei vini no-lo (no e low alcohol) vale attualmente 2,4 miliardi di dollari e potrebbe raggiungere i 3,3 miliardi di dollari entro il 2028. Questo implica un tasso di crescita annuale composto (CAGR 2028/24) dell’8% a valore e del 7% a volume. Questi dati dimostrano che esiste un mercato in espansione, pronto per essere sfruttato, a patto che le aziende italiane possano finalmente avviare la produzione.

In conclusione, è fondamentale che le istituzioni comprendano l’importanza di un settore vitale come quello del vino e si impegnino a creare un ambiente normativo favorevole. La produzione di vini dealcolati non solo rappresenta un’opportunità commerciale, ma risponde anche a una crescente richiesta di prodotti più leggeri e salutari da parte dei consumatori. La sfida è quindi duplice: sbloccare la legislazione e educare il mercato e i consumatori a riconoscere il valore dei vini dealcolati. Solo così l’Italia potrà recuperare il tempo perduto e posizionarsi come leader in un settore destinato a crescere significativamente nei prossimi anni.

Redazione Vinamundi

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