Con il termine vino da meditazione si intende i vini strutturati che non richiedono necessariamente di essere abbinati a delle pietanze, ma che possono e converrebbe vengano gustati da soli.
Hanno quel qualcosa in più sia dal punto di vista della degustazione che da quello della loro rarità e della loro storia, rendendoli difficili da collocare all’interno di un pasto.
L’espressione è stata coniata dall’enologo italiano Luigi Veronelli e faceva riferimento a vini dolci e corposi, spesso bevuti a fine pasto e in molti casi lungamente invecchiati.
I vini da meditazione sono caratterizzati da sapori e profumi molto intensi, quindi vanno sorseggiati con estrema calma e assaporati lentamente per poter cogliere le loro molteplici sfumature.
Sono generalmente vini dolci, quasi zuccherini, morbidi e delicati con un grado alcolemico relativamente elevato, donando loro quel calore caratteristico dell’assaggio.
La degustazione dei vini da meditazione è basata sulla comprensione della loro natura: ciò prevede il completo relax e la riflessione per potersi avvicinare alla comprensione della composizione e della complessità del vino che si ha davanti.
Un vino da meditazione richiede quiete, rispetto e contemplazione, anche nel ristorante più affollato, per poter godere della complessità. Inoltre le pause di raccoglimento servono per stimolare le papille gustative e prepararle a cogliere anche i dettagli più nascosti di un vino raro e prezioso.
Se proprio dovessimo abbinarli, consigliamo l’accompagnamento di dolci e dessert, anche se si prestano molto bene anche ai formaggi erborinati e, in alcuni casi, con il fois gras.
Il panorama italiano offre diversi vini da meditazione, tra i quali possiamo annoverare l’Erbaluce di Caluso passito DOCG, composto da vitigno Erbaluce 100% che prevede un colore giallo dorato dal profilo olfattivo delicato e al palato risulta dolce, armonico e di corpo.
Altro esempio è il Passito di Pantelleria, frutto di una vinificazione di uve Zibibbo dal caratteristico colore giallo dorato tendente all’ambra.
Al naso si presenta dolce con note di albicocca, frutta candita e fico secco, mentre al palato risulta mielato con note di albicocca secca e pera cotta.
Degno di nota è anche l’Amarone della Valpolicella, caratterizzato da sapori e profumi molto intensi che non si abbinano troppo bene con quelli della maggior parte delle pietanze. Di lui al naso colpisce per gli profumi del sottobosco con note di prugne secche e ciliegie sotto spirito.
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