Vini affinati in mare, l’esperienza di Mitja Princic

Il mare da sempre è la culla di sentimenti o dei pensieri più profondi e chi, invece, ha deciso di utilizzare l’acqua salata per l’affinamento delle proprie bottiglie di vino.

È un metodo sempre più in voga anche in Italia, tanto da avvicinare alla pratica anche i viticoltori del Friuli Venezia Giulia, tra cui l’Azienda Vinicola Trebes, sita a San Floriano del Collio (GO), ormai al terzo anno di produzione vinicola sottomarina.

Panoramica Golfo di Trieste dal Castello di San Giusto
Foto | Wikimedia Commons @Kevin1971

L’Azienda ha iniziato a vinificare otto anni fa, ma producono uve da sempre e hanno deciso di specializzarsi in qualcosa di nuovo come l’affinamento subacqueo: “Mi stavo già informando su cosa fosse necessario dal punto di vista burocratico per avviare questa speciale attività quando, nel corso di una manifestazione del settore a Tarvisio, ho conosciuto Gabriel Franco, sommozzatore di Santa Croce che mi ha assecondato nel progetto” afferma il proprietario Mitja Princic.

L’affinamento subacqueo dell’Azienda Agricola Trebes

Dal Collio alle Alpi Giulie fino al golfo di Trieste, il percorso che ha portato Princic a dare concretezza alla sua idea: nel 2020 l’azienda ha messo venti bottiglie di spumante e di Sauvignon a dimora sotto il mare, lasciandole lì per otto mesi – spiega Princic – poi, una volta ripescate, hanno visto il risultato dell’esperimento: un vino dal colore più carico, dal perlage più cremoso e il retrogusto più persistente.

Da qui l’idea di allargare il progetto mettendo sott’acqua un numero sempre maggiore di bottiglie per otto mesi a 19 metri di profondità e a poca distanza dalla costiera triestina, inserito a 500 bottiglie alla volta in gabbie di ferro.

Vitigno Azienda Vinicola Trebes
Foto | Azienda Vinicola Trebes https://www.trebes.it/

Dopo le prime sperimentazioni, nel 2022 si è iniziata la produzione in serie con 7000 bottiglie messe in acqua a largo dei Filtri di Aurisina per quello che è un metodo di affinamento completamente eco-sostenibile.

“Tenere le bottiglie di vino in mare è ottimale a casa della naturale costanza di temperatura e di luce. – spiega Princic –  In questo modo l’azienda risparmia in energia elettrica e fra le gabbie depositate nei fondali marini si ricrea un habitat ottimale per gli animali marini”.

Quando vengono issate le casse in superficie, non è difficile trovarvi nascosti fra le bottiglie granchi, paguri, astici e altri crostacei. Da un punto di vista tecnico, invece, stando a una ventina di metri sotto il livello del mare, il vino subisce gli effetti della pressione dell’acqua che modifica la dimensione delle bollicine – il perlage – regalando al vino un gusto più carico.

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