Vigneto sperimentale di San Floriano in Valpolicella: il misterioso danno e le sue cause

Nella notte tra il 12 e il 13 febbraio 2024, il vigneto sperimentale di San Floriano in Valpolicella ha subito un atto di vandalismo che ha suscitato indignazione in tutto il mondo agricolo e scientifico italiano. Solo tre mesi prima, il 30 settembre 2023, si era svolta l’inaugurazione del primo vigneto europeo con piante di vite resistenti alla peronospora, ottenute attraverso le Tecniche di Evoluzione Assistita (Tea). Questa innovazione, promossa dal team di esperti dell’Università di Verona e dal suo spin-off Edivite, rappresentava un importante passo avanti nella lotta contro una delle malattie più insidiose per la viticoltura.

L’iniziativa aveva come obiettivo principale quello di verificare sul campo la resistenza delle nuove varietà di vite a uno dei principali agenti patogeni della vite, la peronospora, che ha causato un notevole calo della produzione vitivinicola italiana durante la vendemmia 2023, con ripercussioni anche per il 2024. Tuttavia, il sogno di un futuro vitivinicolo più sostenibile e resistente è stato brutalmente interrotto da un atto di vandalismo che ha danneggiato le cinque piantine piantate dai tecnici sotto la supervisione del professor Mario Pezzotti, del Dipartimento di Biotecnologie.

La reazione al vandalismo

Questo attacco arriva in un momento in cui l’Italia sta cercando di posizionarsi come leader in Europa nel campo della ricerca e dell’innovazione agricola. La reazione alla notizia è stata unanime:

  1. Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, ha descritto l’accaduto come un «attacco che danneggia tutto il mondo agricolo» e ha espresso la sua solidarietà ai ricercatori, dichiarando che il governo continuerà a sostenere l’innovazione nel settore.
  2. Confagricoltura ha condannato il vandalismo, sottolineando l’importanza della genetica vegetale come via sicura e sostenibile per affrontare i cambiamenti climatici e le malattie delle piante.
  3. Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori Italiani, ha definito l’atto come un «attacco inaccettabile» che riporta indietro di decenni gli sforzi compiuti per proteggere il patrimonio agricolo italiano.

Anche l’Università di Milano e la cooperativa veneta Cadis1898 hanno espresso la loro solidarietà ai ricercatori coinvolti nel progetto, evidenziando l’importanza della ricerca scientifica per il futuro dell’agricoltura.

La questione delle tecniche di evoluzione assistita

Un tema centrale in questo dibattito è la diffusa ignoranza riguardo alle Tea e alla loro differenza rispetto agli organismi geneticamente modificati (Ogm). La Coldiretti ha sottolineato che questo atto vandalico evidenzia una mancanza di comprensione riguardo le tecniche di miglioramento genetico. Le Tea, infatti, consentono di selezionare nuove varietà vegetali che presentano un minore impatto ambientale, riducendo l’uso di pesticidi e aumentando la resilienza delle colture ai cambiamenti climatici. La Copagri ha aggiunto che le Tea non prevedono l’inserimento di geni estranei, a differenza delle tradizionali tecniche di ingegneria genetica.

Futuro della ricerca e legislazione

In risposta a questi atti di vandalismo, le associazioni di categoria stanno spingendo per una revisione della legislazione italiana che attualmente obbliga la geolocalizzazione dei campi sperimentali coltivati con le Tea. Il senatore Luca De Carlo, presidente della Commissione Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, ha dichiarato che lavorerà con il Ministero dell’Ambiente per rimuovere questo obbligo, evidenziando che la trasparenza è fondamentale, ma che non è accettabile che questa venga usata come strumento per danneggiare la collettività.

Il direttore del Dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona, David Bolzonella, ha riferito che l’atto vandalico rappresenta una grave battuta d’arresto per la ricerca e ha messo in dubbio la possibilità di riprendere la sperimentazione. Le viti oggetto di ricerca sono frutto di anni di lavoro scientifico, che ha permesso di modificare in modo preciso il DNA delle piante senza alterare il loro assetto genetico.

Il vigneto di San Floriano, considerato un laboratorio a cielo aperto, era il primo in Europa a testare piante resistenti alla peronospora. La sua creazione era stata autorizzata dalle autorità competenti e rappresentava un importante passo avanti nella viticoltura sostenibile. I ricercatori avevano già condotto test nei laboratori che dimostravano la resistenza delle nuove varietà, ma ora è necessaria una valutazione in campo per confermare i risultati e contribuire alla riduzione dell’uso di fitofarmaci.

La situazione attuale solleva interrogativi sul futuro della ricerca e sull’importanza di proteggere le iniziative innovative, che potrebbero avere un impatto significativo non solo sull’industria vitivinicola italiana, ma anche sulla sostenibilità ambientale e sulla salute pubblica. Con la crescente attenzione ai problemi ambientali e ai cambiamenti climatici, la ricerca scientifica in agricoltura deve essere sostenuta e protetta da atti di vandalismo e ignoranza, affinché possa continuare a progredire verso un futuro più sicuro e sostenibile.

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