Al netto degli sconvolgimenti climatici, la domanda che sorge spontanea è: cosa sarà la Sardegna del vino? Poichè il panorama intorno a noi sta cambiando e stanno continuando ad arrivare cantine sempre più interessanti da conoscere e che sono uscite allo scoperto in questi ultimi anni.
Un esempio? ConcaEntosa, la quale ha una storia tutta da raccontare: la cantina appartiene a un figlio d’arte, Emanuele Ragnedda, figlio di Mario Ragnedda che fondò – e rimase proprietario fino al 2022 – della cantina simbolo del Vermentino di Gallura, Capichera.
La cantina ConcaEntosa a Palau di Emanuele Ragnedda
Proprio qui Emanuele mosse i suoi primi passi svolgendo con rigore tutti i ruoli, dall’operaio al manager del settore estero, ma ciò che caratterizzò la sua forte personalità e lo spirito sono stati gli studi a Milano e a Londra, gli anni vissuti in Argentina e negli Stati Uniti.
Nel 2016 avvenne la coraggiosa decisione di lasciare l’azienda di famiglia per mettersi a produrre la sua personale interpretazione di Vermentino che è dinamico, elettrico e senza schemi, cambiando le prospettive a 360°.
Così affida i sette ettari vitati nel comprensorio di Palau, lascito di suo nonno Andrea, alla professionalità dell’enologo Piero Cella, allievo del grande maestro Giacomo Tachis.
Nella cantina ConcaEntosasi può trovare l’Isola dei Nuraghi Shar 2020, che prende il nome da Shardana, i guerrieri impavidi che popolavano la Sardegna migliaia di anni fa.
Un Vermentino che si esprimono in tutta la loro tipicità organolettica e modellato secondo un respiro stilistico internazionale che ostenta freschezza, struttura, immediatezza e armonia.
Ma ciò che attira l’attenzione è l’Isola dei Nuraghi Disco Volante 2021: un capolavoro dal naso profondo, con caprifoglio, lavanda selvatica della Gallura, ginestra e resina di ginepro, accompagnate dalle note minerali riscontrabili anche in Shar.
L’Isola dei Nuraghi Disco Volante 2021 vale 1400 Euro?
Il gioiello di casa cresce tra i sette ettari di vigneti incastonati tra le rocce granitiche a tre chilometri dal mare a Palau, lungo la costa nord est della Sardegna, tra Arzachena e Santa Teresa di Gallura, di fronte a La Maddalena e alla Corsica.
In bocca saltano le note di mela selvatica gallurese, bacca di mirto bianco e mandorla selvatica. Il vino, vinificato come il precedente solo in acciaio, evoca il nome originale scelto da Emanuele, una gigantesca pietra millenaria presente nel vigneto.
Ebbene, il suo prezzo è di 1400 Euro, il più elevato della storia per un vino bianco italiano. E anche qui Emanuele non è né titubante né timoroso: “Si paga la dignità della Sardegna, senza alcun compromesso”.
Ma Emanuele Ragnedda vuole rilanciare: la prossima annata della sua cantina, il Vermentino Disco Volante IGT 2021, verrà venduto a 1800 Euro a bottiglia, mentre oggi si trova al sopracitato 1400 Euro.
Poco più di mille le bottiglie prodotte, circa 400 vendute, entrate per lo più nella carta dei vini di prestigiosi ristoranti, ma anche nelle enoteche o cambuse di clienti facoltosi che amano consumare un prodotto prezioso.
Disco volante è già destinato a un lancio ancora più azzardato: “La prossima annata il prezzo salirà a 1800 – annuncia Ragnedda – Una testa d’ariete della produzione dell’azienda che conta vini da 30 o 50 Euro, frutto di una ricerca di mecato, un numero di richieste garantite, un pizzico di provocazione legato a una visione”.
“La Sardegna con il suo microclima, il terroir e un patrimonio di vitigni autoctoni, ha prodotti eccezionali e profili professionali elevati che permettono di portare sul mercato internazionale di fascia alta e altissima, apprezzatissimi vini spesso svalutati. Sto lottando – confessa Ragnedda – perché ai vini sardi venga riconosciuto il giusto valore. Spero che altri colleghi e colleghe seguano l’esempio”.
La scelta di sollevare, e di molto, l’asticella del prezzo per mercati di nicchia, piace a Piero Cella, l’enologo che la lavorato nella produzione del Disco volante: “Spesso mi chiedono: ma li vale 1.400 Euro? E’ tutto molto relativo. In questo bianco c’è la capacità di raccontare un territorio. Una provocazione? O un modo per dare la sveglia e sottolineare come i vini sardi possano inserirsi, e a pieno titolo, nei mercati di alta gamma”.