Il Verduno Pelaverga è un vino rosso piemontese dal sapore davvero insolito, quasi pizzicante, dai sentori fruttati di fragola e floreali, che ha ottenuto il riconoscimento della DOC nel 1995. Le sue origini risalgono alla zona compresa tra Verduno e i comuni di Roddi e La Morra. Ad essere insolito non è solamente il suo sapore, ma anche la sua storia.
Inizialmente il Pelaverga veniva impiantato insieme a Barbera e a Nebbiolo, ma a partire dagli anni Settanta i viticoltori, convinti della sua originalità, per non dire rarità, hanno cominciato a coltivarlo e vinificarlo in purezza per ottenere questo vino dal gusto assolutamente particolare.
Le prime notizie relative al Pelaverga sono da collocare ad alcuni atti della fine del 1400, dove si menzionano delle “uve negre” aggrappate ad alberi da frutta che al tempo servivano come supporti per la coltura della vite.
Secondo una leggenda molto simpatica, un sacerdote di Verduno, il Beato Sebastiano Valfrè, all’inizio del 1700 portò dal Saluzzese un mazzetto di barbatelle di Pelaverga. Si diceva che il re Carlo Alberto, estimatore di vini e famigerato dongiovanni, svolgesse nel suo castello degli esperimenti con le uve del Barolo, e che proprio il Pelaverga avesse degli effetti… Speciali. Egli credeva, infatti, nelle proprietà afrodisiache del vino locale, e si vocifera che per questo emise un decreto (ancora in vigore) per far sì che fosse prodotto solo a Verduno. Da qua il nome Pelaverga, in dialetto piemontese (per la verga).
Il sentore così particolare di questo vino rosso rubino dai riflessi violetti è riconducibile alla conformazione del terreno. Infatti, il Verduno Pelaverga è producibile solo e soltanto nelle colline di Verduno. Questo avviene perché a conferire il sapore speziato sono proprio la consistenza e la fattura del terreno. Le colline di Verduno sono ricche di marne calcaree ed arenacee, con un elevato tenore di argilla e con Ph subalcalino.
Nel 1995 il Pelaverga ottiene il riconoscimento della DOC, e la sua produzione è nelle mani di pochissime cantine.
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