Alcune recenti modifiche ai disciplinari della DOC Pantelleria e della DOC Sicilia hanno messo in crisi la produzione di Zibibbo sull’isola siciliana.
Si è tenuta da poco Zibibbo è Pantelleria, la tre giorni di incontri sul futuro vitivinicolo e agricolo dell’isola di Pantelleria che ha visto oltre 30 interventi che si sono succeduti in diversi momenti di confronto organizzati dal Comune.
Un’iniziativa voluta dal sindaco Vincenzo Campo per promuovere i prodotti e le bellezze dell’isola vulcanica e, soprattutto, per difendere lo Zibibbo, vite da sempre coltivata dai vignaioli panteschi.
L’esigenza di un confronto tra viticoltori e istituzioni è nata dopo che alcune modifiche ai disciplinari avevano messo in enorme difficoltà la produzione di Zibibbo a Pantelleria.
La DOC Pantelleria e la DOC Sicilia, tra il 2015 e il 2019, hanno previsto che i vini della DOC Sicilia potessero indicare in etichetta la menzione Zibibbo anche se solo presente in minima parte e se non proveniente dalla DOC Pantelleria. Contemporaneamente le bottiglie prodotte a Pantelleria si possa riportare facoltativamente anche “Sicilia”.
Ma soprattutto si è deciso che il Moscato di Alessandria, ovvero lo Zibibbo fino a pochi anni fa coltivato prevalentemente o quasi esclusivamente a Pantelleria, potesse essere anche piantato altrove.
Il risultato è che sull’Isola di Pantelleria “gli ettari a Moscato di Alessandria in poco meno di sessant’anni sono passati da 5 mila a 429 mentre i viticoltori sono passati da 3700 a 350”, spiega il sindaco di Pantelleria Campo.
“Siamo molto preoccupati. Le ultime modifiche normative rischiano di portare il colpo di grazia a una viticoltura totalmente manuale e che è già alle prese con l’avanzata età media dei viticoltori. Questa sicilianizzazione dello Zibibbo rischia di cancellare dopo millenni la viticoltura dalla nostra Isola con buona pace dei riconoscimenti Unesco relativi ai muretti a secco e alla coltivazione della vite per il particolare “alberello basso” conclude Campo.
Le nuove regole, infatti, promuovono la confusione non solo di termini e luoghi ma anche tra prodotti, mettendo sullo stesso piano il vino passito e passito liquoroso, prodotto a volte in serra e con forzature che riducono tempi e costi di produzione, e il passito naturale realizzato secondo la tradizione millenaria e un ruolo chiave di sole e vento”.
Ci sono state diverse proposte e la più significativa è quella di lavorare a una DOCG Pantelleria Zibibbo che comprenda l’intera produzione dell’isola.
Spetta ai viticoltori e piccoli imbottigliatori di Pantelleria trovare un’unità di intenti e lavorare per la rinascita del vino locale: molti, durante la tre giorni, si sono offerti di fare ricerca e sperimentazioni di ceppi di zibibbo antico e altri di lavorare a una zonazione innovativa.
“Non è una battaglia solo per il vitigno e vino di Zibibbo” – sottolinea Giampietro Comolli, uno dei più grandi esperti negli anni di consorzi e vini DOC – “È la difesa di una produzione che identifica Pantelleria nel mondo. Senza Zibibbo, senza vigne, c’è l’abbandono delle terre e delocalizzarlo significa incentivare un lento declino produttivo ed economico vitale a vantaggio di pochi imprenditori non panteschi”.
I piccoli produttori, oggi divisi fra associati a Consorzio, associati a Pantelleria Enoica e anche quelli non aderenti a nulla, intendono percorrere la strada di una sola DOCG autonoma, con sede sull’isola, e confluirebbero tutti dentro un unico Consorzio di Tutela.
“Abbiamo immaginato alcune vie d’uscita per questa situazione di stallo – ha commentato l’esperto di denominazioni d’origine e consulente del comune di Pantelleria, Giampietro Comolli –. Innanzitutto, sarebbe importante che i viticoltori, veri titolari dell’albo Doc, si costituissero in associazione di produttori uva per aumentare il proprio potere contrattuale in linea con quanto accade nei contratti di filiera. In secondo luogo, mi permetto di proporre una DOCG fra le 9 tipologie esistenti, riservata allo Zibibbo Pantelleria Classico Passito Naturale Dolce per differenziare e elevare la produzione tradizionale del territorio storico, più antica, pregiata, rinomata da quella che conta i volumi maggiori e che comprende anche le diverse etichette di liquoroso. L’obiettivo è anche dare un maggior valore al chilo di uva, oggi molto basso che non remunera equamente il faticoso lavoro del viticoltore”.
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