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Un viaggio culinario: l’aglio e olio reinventato da uno chef giapponese vicino a Tokyo

L’aglio e olio è un piatto che ha conquistato i cuori e i palati di molti, ma non ci si aspetterebbe mai che un semplice piatto di pasta possa avere un impatto così profondo anche nella frenetica Tokyo. Questo piatto, spesso associato a momenti di convivialità tra amici, racchiude significati e tradizioni che lo rendono speciale. In passato, l’aglio e olio veniva chiamato “la pasta dei cornuti”, un riferimento a una cultura maschilista che oggi sta scomparendo. Fortunatamente, oggi questo piatto è un simbolo di convivialità da condividere con chiunque.

Ma perché un piatto così semplice ha colpito così tanto in Giappone, un paese noto per la sua cucina sofisticata? La risposta è semplice: la cucina italiana ha radici profonde in Giappone. Negli anni ’80 e ’90, molti chef giapponesi sono venuti in Italia per apprendere l’arte culinaria, e oggi Tokyo vanta il maggior numero di ristoranti italiani al di fuori dell’Italia. Questi chef hanno creato una tradizione culinaria che continua a prosperare e a evolversi.

Un’esperienza culinaria unica

La mia esperienza con l’aglio e olio a Tokyo è avvenuta in un contesto particolare: una spaghettata notturna nel cuore di Chiba, una prefettura che si estende dall’area metropolitana di Tokyo. Qui, nel ristorante Asparadiso, aperto dallo chef Naoto Someya, ho avuto l’opportunità di assaporare un aglio e olio che ha superato le mie aspettative. Naoto, un cuoco di quasi cinquant’anni con una passione per la cucina italiana, ha reso questo piatto indimenticabile.

La serata è iniziata in modo informale, con amici che si ritrovavano per divertirsi tra izakaya e bar musicali. Quando siamo arrivati ad Asparadiso, il ristorante stava per chiudere, ma Naoto ci ha accolti calorosamente. Abbiamo deciso di provare l’aglio e olio, un classico che rappresenta l’essenza della cucina italiana.

Il risultato è stato sorprendente: una spaghettata perfetta, con la giusta cottura e un bilanciamento ideale tra aglio e peperoncino. Ogni forchettata era una gioia pura, un viaggio nei ricordi di serate passate. La mano di Naoto ha reso questo piatto un’esperienza indimenticabile, che potremmo definire “il migliore della vita”.

Ingredienti di qualità

A rendere questa esperienza ancora più affascinante sono stati gli ingredienti utilizzati. La pasta scelta era la Molisana, un’ottima marca italiana, mentre l’olio proveniva dalle Tenute Basso del Veneto. L’aglio, fondamentale per questo piatto, era di qualità eccezionale: proveniente da Aomori, una prefettura giapponese nota per la produzione di aglio, era di dimensioni generose e dal sapore intenso. Aomori fornisce l’80% dell’aglio giapponese, e gran parte di esso viene lavorato per creare l’aglio nero, un ingrediente che sta conquistando anche i palati più esigenti.

La fusione culturale

La passione per la cucina italiana a Tokyo si manifesta in molteplici forme. Un esempio recente è stato il Bagna Cauda Day, un evento in cui lo chef Yuji Hayashi ha portato in Piemonte l’aglio nero di Aomori per una degustazione di bagna cauda. Questa ricetta piemontese ha trovato una nuova vita in Giappone, dimostrando che i legami culinari tra Italia e Giappone sono più forti che mai.

In un mondo dove il cibo è spesso visto come un mero nutrimento, esperienze come quella avuta da Naoto Someya e il suo aglio e olio ci ricordano che il cibo ha il potere di unire le persone e di creare ricordi. Questo piatto, apparentemente semplice, racchiude storie e passioni che ci collegano a culture diverse, rendendo ogni boccone un’esperienza da vivere e condividere. La notte trascorsa a Chiba, immersi nel profumo dell’aglio e nell’aroma dell’olio, è un ricordo che porterò con me, simbolo dell’incontro tra Italia e Giappone, un viaggio sensoriale che non dimenticherò mai.

Redazione Vinamundi

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