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UK: libertà ai vigneti britannici con la proposta contro la burocrazia europea

A distanza di sei anni dalla Brexit, ormai rimpianto referendum che ha portato la Gran Bretagna a uscire dall’Unione Europea poiché ben il 56% dei cittadini ritiene che l’UK abbia preso una decisione sbagliata.

I cambiamenti sono stati tanti e a rimetterci è stata l’economia britannica, la quale si trova attualmente in una posizione di sempre più isolamento.

Il punto positivo della situazione è la libertà di cui adesso il Governo britannico può godere in ogni ambito economico e produttivo, compreso quello vitivinicolo.

Quest’ultimo rientra in una riforma che è stata recentemente presentata dal Department for Environment, Food & Rural Affairs britannico che consentirebbe di rilasciare ben 180 milioni di sterline grazie all’eliminazione dell’iter burocratico europeo.

La proposta dovrebbe essere presa in esame nei prossimi giorni, ma non mancano le polemiche al riguardo.

Cosa cambierà nel settore vitivinicolo

Sul tavolo ci sono novità importanti, soprattutto per gli importatori e gli imbottigliatori, che riguardano potenzialmente milioni di ettolitri  di vino importato da ogni angolo del mondo, anche dall’Italia, che nel 2022 ha spedito in Gran Bretagna 2,61 milioni di ettolitri di vino, per un valore di 811 milioni di euro.

Per prima cosa verrà rimosso il requisito secondo cui i vini importati debbano riportare in etichetta un importatore, anziché un operatore del settore alimentare, riducendo costi e burocrazia per i consumatori.

Sarà quindi consentita la miscelazione dei vini importati, ma non solo. In tema di trasformazione dei prodotti del settore vinicolo, sarà consentito gasare, addolciredealcolare i vini importati, con l’obiettivo di rafforzare l’industria nazionale, cui sarà permessa la produzione di nuove linee di prodotti in linea con le esigenze del mercato britannico.

Verrà rimosso il requisito, obbligatorio, che prevede che alcuni vini spumanti debbano avere tappi a fungo o tappi di alluminio per essere commercializzati nel Regno Unito, portando a minori costi per i produttori e maggiore scelta per i consumatori.

Foto | unsplash
@Ira Pavlyukovich

Si tratta di misure che riguardano i vini generici, perlopiù sfusi e importati a basso costo, ma che comunque hanno una enorme rilevanza.

Le novità sul fronte produttivo

Ci sono novità anche sul fronte produttivo, quindi interno: ai vini a Denominazione di Origine sarà permesso l’utilizzo di un’ampia gamma di vitigni resistenti alle malattie, consentendo dunque ai viticoltori di scegliere la varietà che funziona meglio e che permettano di ridurre la perdita di produzione dovuta alle malattie.

Sarà consentita dunque la produzione e la commercializzazione dei Piquette (in Italia conosciuti come vini acquerello) ottenuti dalle vinacce già precedentemente usate per la produzione di un vino, allungati con acqua e zucchero, garantendo un nuovo reddito ai produttori.

Ai produttori sarà consentito apporre in etichetta varietà e annata senza dover richiedere alcuna autorizzazione.

Infine sarà consentita la produzione e commercializzazione di vini a bassa gradazione alcolica o alcol free, dando maggiore flessibilità ai produttori e una scelta più ampia ai consumatori.

Immagine | Pixabay @Hans

I commenti di Thérèse Coffey, Kemi Badenoch e Miles Beale

“Il Regno Unito vanta oltre 800 fiorenti aziende vitivinicole e un fatturato di centinaia di milioni di sterline dal commercio di vino passa ogni anno attraverso i nostri porti, ma per troppo tempo i nostri produttori sono stati frenati da ingombranti regolamenti UE ereditati dal passato”, ha commentato la Food & Drink Secretary del Department for Environment, Food & Rural Affairs, Thérèse Coffey.

“Daremo al settore la libertà di cui ha bisogno per prosperare, queste riforme daranno impulso alle attività dei nostri produttori di vino, facendo crescere l’economia, creando posti di lavoro e sostenendo una parte vitale del nostro settore alimentare e delle bevande” – aggiunge la Segretaria di Stato per gli Affari Economici e il Commercio Kemi Badenoch – “La burocrazia inutile soffoca l’innovazione e la crescita. Ora che abbiamo ripreso il controllo delle nostre leggi, possiamo assicurarci che funzionino nel migliore interesse delle nostre attività. Riformare ed eliminare le regole che gravano sul settore aiuterà a far crescere l’economia, e fornirà alle imprese le libertà tanto necessarie per innovare, creare e prosperare”.

“Accogliamo con favore la gamma di misure presentate, molte delle quali le abbiamo proposte noi pubblicamente” – commenta Miles Beale, alla guida della Wine & Spirit Trade Association – “Introducendo una maggiore flessibilità, i produttori e gli importatori di vino non saranno costretti a fare nulla di diverso, ma potranno innovare. Consentire alle aziende che importano vino sfuso in Gran Bretagna di manipolarlo liberamente, andrà a vantaggio di importatori, imbottigliatori e, in ultima analisi, consumatori, mentre le modifiche all’etichettatura consentiranno l’utilizzo di una retroetichetta comune sia nei mercati UE che in quelli del Regno Unito, che resterebbe così un mercato attraente per tutti i produttori – grandi e piccoli – del mondo”.

Giulia De Sanctis

Laureata in Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico Contemporaneo, collaboro attivamente con riviste e testate web del settore culturale, enogastronomico, tempo libero e attualità.

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