Il Teroldego è un vino rosso dai colori molto intensi, che vanno dal rubino al porpora, e la sua origine è molto discussa. Viene dal territorio trentino, in particolare dalla zona di Mezzocorona e Mezzolombardo. Probabilmente arrivò insieme al gelso, usato come sostegno per le viti, che nel Trentino trovò un clima e una conformazione del suolo molto più fruttuosi. Il suo nome, secondo alcune fonti, viene da “Tiroler gold”, ovvero l’oro del Tirolo. Secondo altri, invece, discende da “Tirodola”, una vigna presente nel veronese che non è più stata coltivata ed è rimasta nel dimenticatoio.
La sua esistenza è attestata nella Piana Rotaliana (definita da Goethe come “il più bel giardino vitato d’Europa”) già dal XIV secolo, ed è il primo vino DOC di questa zona.
Si dice, infatti, che il Teroldego venisse servito ai cardinali riuniti nel Concilio di Trento e, probabilmente, è proprio in questo momento che nasce la sua fama. Nel 1480 è invece nominato in molti atti notarili. Pare che questo vino si arrivato in Trentino dalla Valpolicella, dove era chiamato “Tirodola”, da un particolare tipo di impianto a tirelle.
Il particolare colore scuro di questo vino lo inserisce nella leggenda. La sua tonalità è infatti paragonata al sangue di drago. Si dice che nelle grotte di Mezzocorona abitasse il temibile “basilisco”, che venne ucciso da un astuto cavaliere. Questi diede da bere al mostro un secchio di latte per distrarlo, e gli pose dinanzi uno specchio.
Quando il drago alzò lo sguardo verso lo specchio vide un essere che eseguiva le sue medesime movenze. Il cavaliere, approfittando di questa distrazione, lo ferì a morte con la spada. Il sangue del drago sconfitto generò la vite da cui nasce il Teroldego.
La vite del Teroldego è caratterizzata da un acino di media grandezza, rotondo, con buccia di colore nero bluastro, spessa, coriacea e molto pruinosa. Ecco da dove questo vino prende una tonalità così scura e densa. Il gusto sprigiona aromi di viola, lamponi, ciliegie e mandorle, con sentori di rosa. Il Teroldego è secco, strutturato, poco tannico, con una gradazione alcolemica piuttosto bassa.
L’abbinamento perfetto prevede pietanze rustiche, merende a base di salumi nostrani, minestre o piatti di mezzo, carni arrostite o formaggi stagionati.
Il primato è da attribuire alla Cantina Mezzacorona, dal momento che è proprio la zona di origine del Teroldego. Questa cantina è leader nella produzione del Teroldego Rotaliano, la cui raccolta avviene manualmente. La prima produzione di questo vino risale proprio al 1971 ed è conservata nel Caveau dei Vini della cantina.
Fra i Teroldego migliori abbiamo quelli prodotti dalla Cantina Lavis, riconosciuto dalla guida Vini buoni d’Italia nel 2022 e 2023. Questa cantina effettua la raccolta, appunto, nelle Colline Avisiane, in cui è presente un terreno franco, profondo, strutturato, e mediamente fertile.
Vincitori, assieme alla Cantina Rotaliana di Mezzolombardo, del premio istituito dalla fondazione Mach al Vinitaly nel 2019, sono le cantine Fratelli Dorigati e Fedrizzi Cipriano. Queste due cantine hanno meritato il premio rispettivamente per la produzione del Teroldego Rotaliano DOC Riserva Diedri 2016, e del Teroldego Rotaliano DOC Due Vigneti 2015.
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