In questo 2023 si è parlato spesso di quiet luxury, ovvero la passione degli abbienti per abiti costosissimi ma che all’apparenza sembrano anonimi: insomma, un lusso rilassato, tranquillo e non gridato a pieni polmoni a suon di loghi e monogram.
Forse, per commemorare questa tendenza Stella McCartney è tornata a dilettarsi con l’utilizzo di scarti biologici per la realizzazione di tessuti.
Le borse di Stella McCartney utilizzando sughero e raspi d’uva
A un mese dall’inizio delle festività natalizie, la maison ha collaborato con Veuve Clicquot per creare accessori utilizzando il sughero e i raspi d’uva utilizzanti dal brand per la produzione di champagne.
Così è stata creata la nuova gamma Vegea che comprende tre borse, un portabottiglie dedicato allo champagne Yellow Label di Veuve Clicquot e tre diversi modelli di scarpe.
Dopo la pelletteria in bucce di banana e micelio (un prodotto dei funghi), un’iniziativa che purtroppo non è riuscita a resistere alla prova del tempo, la designer inglese che lavora anche come Sustainability adviser per Bernard Arnault, CEO di LVMH, sfida il fashion system con la sua stessa arma, ovvero le bollicine.
Dunque la collaborazione con il collega di LVMH, Veuve Clicquot, è stata presentata per la prima volta a Parigi in passerella come parte della Parigi Fashion Week Primavera Estate 2024 di ottobre scorso, ma la vedremo sul mercato nel marzo 2024.
La pelletteria prodotta con gli scarti dell’uva raccolta per lo champagne dell’azienda francese è stata utilizzata per creare la Frayme, protagonista delle scorse collezioni e per i sandali Elyse, tra cui le platform realizzate con il sughero raccolto nelle cantine di Veuve Clicquot a Reims.
Dal canto suo Jean-Marc Gallot, CEO di Veuve Clicquot, ha affermato che era felice del fatto che oltre a creare uno dei migliori Champagne, le loro uve aiutano anche a promuovere un futuro migliore nel mondo della moda.
Secondo LVMH la produzione della pelletteria fatta di scarti d’uva richiede solo 18 mesi e permette il risparmio delle emissioni sia sulla produzione del materiale che sulla viticoltura.
I raspi d’uva che hanno originato la nuova collezione di Stella McCartney appartenevano al vigneto Grand Cru a Bouzy, nella regione di Champagne acquistato 200 anni fa da Madame Clicquot.
Riguardo alla collezione la McCartney ha dichiarato: “Stavo valutando la possibilità di una collaborazione intersettoriale all’interno del gruppo e un giorno ho detto al signor Arnault: sa, sto facendo sfilare sulla mia passerella borse fatte con gli scarti delle bucce d’uva dell’industria vinicola italiana. Mi dia uno dei suoi marchi e mi faccia usare quegli scarti”.
La designer ha inoltre sottolineato che la collaborazione è di grande valore per i due brand, dato che entrambi si battono per la produzione sostenibile da tempo.
Secondo la stilista il procedimento utilizzato per realizzare la sua gamma Vegea sfrutta il 50% in meno di acqua rispetto al processo di creazione di altre alternative alla pelle.
Questa linea di moda è realizzata per l’80% con materie prime vegetali, tutte riciclate e rinnovabili. Le borse sono state create mescolando raspi e bucce d’uva con oli vegetali e fibre naturali, mentre il sottoprodotto del sughero è stato trasformato in una suola di sughero per realizzare dei sandali.
L’uva dall’azienda di champagne è coltivata con pratiche rigenerative a protezione dalla biodiversità locale e della salute della terra su cui cresce il vigneto.
Inoltre, la designer ha aggiunto che anche il sughero è molto sostenibile e che è una delle alternative più ecologiche in circolazione ed è naturale, rinnovabile e riciclabile.
Gli alberi di sughero, oltre a produrre ossigeno, assorbono da 3 a 5 volte di più l’anidride carbonica rispetto agli alberi non raccolti.
Diciamo che non ci si stupisce che proprio Stella McCartney abbia ideato un progetto del genere visto che sin da quando ha fondato il suo marchio di moda nel 2001, non ha mai utilizzato pelle, piume, pelle o pelliccia in nessuna delle sue creazioni.