“I fine wines prima di tutto sono un piacere da condividere con amici. Poi è un anche un vino su cui investire: questo è un plus di cui siamo molto felici”, esordisce così Renzo Cotarella, CEO di Marchesi Antinori, etichetta italiana vinicola che presenta due grandi rossi, Tignanello e Solaia, nell’indice londinese Liv-Ex 100, la Borsa dei vini di pregio che monitora l’andamento delle cento etichette più gettonate al mondo sul mercato secondario.
Il Tignanello delle cantine Antinori esce a 60 Euro e decolla sul mercato, con valori che oscillano tra 130 e 150 Euro, realizzaando una delle migliori performance ed è considerato quindi un ottimo vino da investimento.
Per citare altri esempi di vino da investimento, il Sassicaia della Tenuta San Guido, di cui l’ultima annata esce dalle cantine intorno ai 120 Euro e lo si trova nelle enoteche sui 300 Euro, o l’Ornellaia dei Marchesi Frescobaldi moltiplica senza problemi i suoi 120 Euro di partenza, sono etichette che figurano sempre nella Borsa del vino made in UK, il cui valore dipende anche dal numero di bottiglie in circolazione.
Il Liv-Ex 100 è stato creato nel 2000 da due broker all’ingrosso di vini importanti che, a fronte di una crescente domanda, hanno voluto creare un indicatore affidabile, diventato poi con il tempo un vero punto di riferimento per collezionisti e investitori specializzati.
L’obiettivo della Borsa è di seguire i movimenti di 16mila etichette sul mercato secondario, per un controvalore gionraliero di 100 milioni di Euro.
Tra tutte le etichette, le cento più scambiate confluiscono nell’indice Liv-Ex 100, mentre ogni grande territorio del vino è rappresentato da un proprio indicatore specifico: nel caso dell’Italia c’è Italy 100.
L’anno scorso il Liv-Ex ha guadagnato il 6,9%, mentre l’Italy 100 è salito fino al 9,8% e, passando dal breve al medio periodo, si scopre che negli ultimi cinque anni il Liv-Ex 100 ha avuto una crescita del 34,2%, mentre il Liv-Ex made in Italy ha fatto una performance del 46,8%.
Attenzione però, l’investimento in vino riguarda pochissime etichette di brand al top per storia, prestigio e qualità riconosciuta a livello internazionale.
Si tratta quindi di vini di grandi territori, di vendemmie perfette e di tirature limitate, conservati a regola d’arte; tutto ciò crea un presupposto per una rivalutazione nel tempo.
Nonostante un inizio 2023 al rallentatore, l’Italy 100 prosegue una marcia positiva con un +1,1% lo scorso febbraio grazie ai grandi brand toscani e piemontesi come Giacomo Conterno – conosciuto per Monfortino, il Barolo più costoso al mondo -, Bartolo Mascarello, Gaja e Bruno Giacosa, tutte grandi firme del Barolo e del Barbaresco.
In questa chart non possono mancare le new entries come Fontodi, presente con il supertuscan Flaccianello della Pieve, la cui annata 2019 parte da 60 Euro per superare subito i 120 Euro.
“È importante che il prezzo si mantenga accessibile anche per le carte dei ristoranti, in modo che ci sia un equilibrio e il vino non finisca solo nelle cantine di grandi collezionisti” afferma Giovanni Manetti, proprietario con la famiglia dell’azienda di Panzano in Chianti.
Chi vanta però le migliori performance? Secondo Winenews, negli ultimi dodici mesi, ai primi due posti ci sono Solaia 2014 (+24,1%) e Tignanello 2017 (+23,4%) di Antinori. Sul terzo gradino c’è Ornellaia 2010 (+22,5%), uno dei due rossi cult di Frescobaldi assieme al Masseto. Arriva dal Piemonte la spinta al 2023: top performer dei primi mesi è il Barbaresco 2015 di Gaja (+21,8%).
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