Rivoluzione nel Calice: Riconsiderare il Nostro Rapporto con Alcol e Vino

In un contesto sociale e culturale in continua evoluzione, il dibattito sul consumo di alcol è più acceso che mai. Il vino, simbolo di convivialità e tradizione, si trova al centro di una riflessione necessaria riguardo al suo ruolo nella nostra vita quotidiana. La relazione di Vincenzo Gerbi, professore dell’Università di Torino e vicepresidente dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino, offre spunti preziosi per ripensare il nostro rapporto con il vino, sottolineando l’importanza di una “consapevolezza critica”.

L’allerta dell’Organizzazione Mondiale della Sanità

La crescente attenzione verso i consumi alcolici è influenzata da molteplici fattori, tra cui le allerta dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), che mettono in guardia sui rischi associati al consumo di alcol. Secondo Gerbi, “recenti indicazioni dell’Oms hanno evidenziato che non esiste una quantità di consumo sicura per la salute”. Questa posizione è supportata anche da Vivek Murthy, capo operativo della Sanità americana, il quale ha sottolineato la correlazione tra consumo di alcol e vari tipi di cancro, tra cui quello al seno e al colon. Murthy ha quindi proposto l’introduzione di etichette sanitarie sulle bottiglie di alcolici, un cambiamento significativo che potrebbe aumentare la consapevolezza pubblica riguardo ai rischi legati al consumo di alcol.

La visione del consumo moderato di vino

Tuttavia, non tutti gli esperti sono concordi su questa visione. Esiste un segmento della comunità medica che sostiene l’idea di un consumo moderato di vino, considerato un elemento culturale e gastronomico di grande valore. La storica affermazione di Ippocrate, che definiva il vino come “cosa meravigliosamente appropriata all’uomo”, continua a risuonare, in particolare tra coloro che vedono nel vino una bevanda ricca di componenti vegetali benefici. Gerbi sottolinea che “è essenziale riflettere sulle implicazioni etiche e sociali del nostro rapporto con il vino”. La domanda centrale diventa: perché beviamo vino? Per il suo effetto inebriante o per apprezzarne le sfumature gustative?

La composizione del vino e il suo significato

Questa riflessione ci porta a considerare la composizione del vino. Secondo Gerbi, “l’alcol rappresenta solo una frazione del totale”. Infatti, il vino è composto per l’83-84% da acqua, circa il 13-14% di alcol, e il restante 3% da polifenoli e aromi, che conferiscono al vino le sue caratteristiche uniche. Gli intenditori si concentrano sulla complessità dei sapori e degli aromi che ogni varietà e territorio esprimono, piuttosto che sul grado alcolico. È fondamentale riconoscere il vino come accompagnamento ideale del cibo, in un contesto di vita sano tipico delle popolazioni mediterranee.

Educazione alimentare e consumo responsabile

Un altro tema rilevante è l’emergere dei vini dealcolizzati, che stanno guadagnando sempre più attenzione. Con l’aumento della domanda di bevande a basso contenuto alcolico, i produttori si trovano di fronte alla sfida di mantenere le proprietà benefiche dell’uva, senza compromettere la qualità e il profilo gustativo del vino. A questo proposito, Gerbi avverte che “questa pratica solleva interrogativi sull’equilibrio tra dolcezza, tannicità e acidità”, elementi fondamentali per un vino di qualità.

L’educazione alimentare emerge come un elemento cruciale per promuovere un consumo responsabile. La crescente incidenza di casi di coma etilico tra i giovani mette in luce la necessità di un approccio educativo che sensibilizzi i giovani e i loro genitori sui rischi legati all’alcol. “È fondamentale che i messaggi siano chiari e completi, evitando semplificazioni eccessive”, afferma Gerbi. In questo contesto, l’introduzione di etichette nutrizionali per i vini, che diventerà obbligatoria a partire dalla vendemmia 2024, rappresenta un passo importante verso la trasparenza. Tuttavia, è essenziale che i consumatori siano in grado di interpretare correttamente queste informazioni.

In conclusione, la questione principale rimane: è necessario rinunciare al vino? Gerbi pone una riflessione profonda su questo aspetto, considerando l’alcol come un potenziale danno collaterale da tenere presente, ma senza compromettere il piacere sensoriale che il vino può offrire. “Il bevitore saggio e moderato dovrà considerare l’alcol del vino come un pericolo da tenere presente, senza però indurlo a rinunciare al piacere di questa millenaria bevanda”, conclude Gerbi.

Il presidente dell’Accademia della Vite e del Vino, Rosario Di Lorenzo, sottolinea l’importanza di questo dibattito, evidenziando le tensioni tra puristi della tradizione, che sostengono che senza alcol non possa esserci vino, e coloro che si aprono a nuove tendenze di consumo. La relazione di Gerbi, intitolata “Alcol e vino, un rapporto da ripensare”, fornisce una base scientifica per affrontare il futuro di questo settore, che deve confrontarsi con le sfide moderne riguardanti salute, sostenibilità e nuove abitudini di consumo.

In questo scenario complesso, è evidente che il vino non può essere visto solo come una bevanda alcolica, ma come un elemento culturale che richiede un approccio consapevole e critico. La sfida per i consumatori, i produttori e le istituzioni è quella di garantire che il vino continui a essere un simbolo di convivialità, senza dimenticare i rischi e le responsabilità legate al suo consumo.

Change privacy settings
×