Sigfrido Ranucci, il noto giornalista e conduttore di Report, ha trovato un nuovo campo di battaglia nel mondo del vino, dopo aver già sollevato polveroni con l’inchiesta sui Supertuscan. Questa volta, i riflettori sono puntati su Pantelleria, un’isola celebre per il suo Passito, un vino dolce che ha conquistato i palati di molti. L’ultima puntata del programma di Raitre ha messo in discussione la legittimità di alcuni produttori, con un focus particolare sulla storica cantina Donnafugata e il suo rinomato Ben Ryè.
La controversia sull’uso delle serre
La questione centrale riguarda l’uso delle serre per l’essiccazione dell’uva, una pratica che, secondo Ranucci e il suo team, potrebbe violare il disciplinare del Passito di Pantelleria DOC. Emanuele Bellano, il cronista vestito di bianco che ha guidato il servizio, ha sollevato la controversia interrogando i rappresentanti della cantina di Antonio Rallo: “Il Ben Ryè è davvero un Passito di Pantelleria DOC?”.
Secondo Report, l’uso delle serre altererebbe le condizioni climatiche, portando le temperature interne a livelli che possono superare i 50-60 gradi, ben oltre il metodo tradizionale di appassimento al sole, che richiede tempo e cura. Il sindaco di Pantelleria, Vincenzo Campo, ha sostenuto che tali pratiche potrebbero essere in contrasto con il disciplinare e ha chiesto chiarimenti al Consorzio di tutela. Tuttavia, il presidente Benedetto Renda ha minimizzato l’impatto delle serre, dichiarando che esse “accelerano leggermente il processo di essiccazione”.
Le differenze tra i metodi di produzione
Per comprendere meglio la situazione, è fondamentale esaminare il disciplinare della DOC Pantelleria. L’articolo 5 fa riferimento all’appassimento al sole, specificando che è possibile proteggere le uve da intemperie, ma non menziona esplicitamente l’uso delle serre. Di solito, si utilizzano stenditoi per coprire i graticci, ma nel caso di Donnafugata si vedono strutture che ricordano serre, sebbene siano arieggiate e aperte.
In contrapposizione a Donnafugata, altri produttori dell’isola, definiti da Report come “piccoli e buoni”, sostengono con fervore il loro metodo tradizionale. Paolo Vivirito, enologo della cantina Abraxas, ha descritto il procedimento di essiccazione delle uve su graticci, coperti eventualmente da stenditoi in caso di pioggia. Secondo lui, questo metodo conferisce un sapore “completamente diverso” rispetto a quello ottenuto con le serre. Ketty D’Ancona della Cantina d’Ancona ha aggiunto che la differenza risiede nei terpeni, cioè nelle sostanze aromatiche influenzate dalle temperature.
La distinzione tra Passito di Pantelleria e Passito liquoroso
La puntata ha poi approfondito la distinzione tra Passito di Pantelleria e Passito liquoroso di Pantelleria. Il primo, considerato più prestigioso, è prodotto tramite un lungo processo di appassimento al sole, mentre il secondo può essere ottenuto anche in ambienti condizionati, come forni che accelerano il processo. Questo metodo è utilizzato da Cantine Pellegrino, di proprietà del presidente del Consorzio, Benedetto Renda. La differenza di prezzo tra i due tipi di vino è notevole e Report ha evidenziato che molti consumatori non sono a conoscenza di questa distinzione. Ranucci ha messo in evidenza come Renda, avendo un interesse diretto, potrebbe non essere incentivato a chiarire queste differenze.
Con il suo approccio investigativo, Ranucci sembra essersi trasformato nel paladino dei piccoli produttori contro i colossi del vino, che accusa di essere “furbi” e di sfruttare la propria posizione per ottenere profitti maggiori. La narrativa che emerge da queste inchieste è quella di una lotta tra il bene e il male nel mondo vitivinicolo, in cui i piccoli artigiani rappresentano l’autenticità, mentre le grandi aziende sono dipinte come approfittatrici.
È interessante notare che la critica di Ranucci non si limita solo all’uso delle serre o alla qualità del vino, ma si estende anche al modo in cui le grandi aziende operano nel mercato. Si tratta di un’accusa più ampia sull’equità del mercato del vino, dove le piccole cantine spesso faticano a competere con le grandi realtà che hanno maggiori risorse e capacità di marketing. Il vino, in questo contesto, diventa simbolo di una battaglia più ampia tra tradizione e commercio, autenticità e produzione di massa.
La puntata di Report si chiude con la promessa di ulteriori approfondimenti su questo tema scottante, mentre Ranucci continua la sua crociata contro quelli che considera i “furbetti” del vino. Con il suo stile provocatorio e diretto, si propone di svelare le verità nascoste del settore, mettendo in luce le pratiche dei grandi produttori e difendendo i diritti dei piccoli produttori. La lotta è appena iniziata e il mondo del vino è pronto a seguire il prossimo capitolo di questa storia avvincente.