Quali sono le differenze tra Prosecco e Champagne?

Si avvicina il conto alla rovescia della notte di Capodanno e tantissimi italiani si preparano a brindare al nuovo anno con amici e parenti. Tra i vini più gettonati per questa ricorrenza (e per le festività in generale) ci sono senz’altro il Prosecco e lo Champagne. Esistono delle differenze importanti tra questi due prodotti, ovvie per gli esperti, ma spesso sconosciute a chi si è approcciato da poco al mondo vinicolo. In questo articolo andremo ad illustrarle nel dettaglio.

Prosecco
Foto | Pixabay @ Kees Koertshuis

Zone di provenienza e vitigni utilizzati

Una prima differenza da tenere a mente riguarda la zona di produzione dei due vini. Lo Champagne proviene dall’omonima regione della Francia, situata nella parte nord orientale del Paese, non molto lontano dal Belgio. Le città principali nelle quali viene prodotto sono Reims ed Épernay. Il prodotto si ottiene prevalentemente dalle uve di tre vitigni: Chardonnay (a bacca bianca), Pinot Noir e Pinot Meunier (entrambi a bacca nera). Le cantine possono attingere da tutte e tre o limitarsi a utilizzarne uno o due. Altri quattro vitigni autorizzati per la produzione dello Champagne sono Arbanne, Petit Meslier, Pinot Blanc e Pinot Gris, ma sono usati con minore frequenza.

Il Prosecco, invece, arriva dal nord est Italia, perlopiù da alcune aree del Veneto e del Friuli Venezia Giulia.  È realizzato con uve provenienti dal vitigno a bacca bianca Glera, spesso utilizzate in purezza. Tuttavia alcuni produttori tendono a utilizzare anche altre uve, provenienti da vitigni come Perera, Chardonnay, Verdiso, Bianchetta trevigiana, Pinot bianco, Pinot grigio e Pinot nero (vinificato in bianco). L’importante è che almeno l’85% del prodotto sia composto da uve glera, altrimenti non può ottenere la denominazione Prosecco.

Metodi di produzione

Per produrre lo Champagne è previsto esclusivamente il metodo classico (noto anche come Champenoise), che consiste nella rifermentazione del vino base in bottiglia, aggiungendo zuccheri e assicurando un contatto diretto con lieviti e fecce. Il prodotto ottenuto seguendo questa procedura ha un potenziale di invecchiamento superiore rispetto al Prosecco. Per realizzare quest’ultimo, invece, si ricorre al metodo Martinotti (o Charmat), che consiste nella seconda fermentazione del vino base, essenziale per ottenere le tradizionali bollicine, all’interno di un’autoclave. Nulla vieta di utilizzare anche il metodo classico nella produzione del Prosecco, ma sono poche le cantine che scelgono di affidarsi a esso.

Champagne
Foto | Pixabay @ Alex Sky

I differenti metodi di lavorazione donano al Prosecco e allo Champagne delle caratteristiche organolettiche uniche, che con un po’ di esperienza si possono imparare a riconoscere. Il vino prodotto nel nord est Italia può contare su un profilo olfattivo e gustativo fresco e delicato, ricco di note floreali e fruttate. A dominare sono gli aromi primari. Nel caso dello Champagne, invece, gli aromi secondari e terziari giocano un ruolo più importante e contribuiscono a un profilo sensoriale più complesso e variegato. Si possono percepire sensori tostati e altri che ricordano la crosta del pane e il lievito.

Chiaramente, in base alle uve utilizzate, due bottiglie di Champagne possono essere molto differenti l’una dall’altra e si passa da vini più leggeri ad altri ben più complessi e “impegnativi”.

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