Quali sono le differenze tra il vino e l’idromele?

Anche se talvolta è chiamato “vino di miele”, l’idromele, uno degli alcolici più antichi di sempre, non può essere classificato come un vino. La differenza tra le due bevande non va cercata solo nelle sostanze che le compongono, ma anche nel livello di alcol che contengono, nella loro “storia” e persino nei colori che li caratterizzano. Analizziamo per ordine ciascun punto.

Idromele e vino a confronto
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Gli ingredienti dell’idromele

Nella sua versione più classica, l’idromele è una bevanda composta da miele, acqua e lievito, che viene fatta fermentare all’interno di appositi contenitori. Esistono poi molte variazioni sul tema, ottenibili usando ingredienti extra e metodi di lavorazione particolari. Per esempio, è possibile aromatizzare l’idromele con frutta, spezie o cereali e renderlo frizzante tramite la rifermentazione in bottiglia e l’aggiunta di zucchero. Inoltre, proprio come il vino, anche questa bevanda può essere conservata all’interno di piccole botti di legno per renderla “barricata”.

Per essere considerata “vino” una bevanda alcolica deve derivare solo dagli zuccheri fermentabili della frutta (e quindi non dal miele). Quasi tutti i vini sono prodotti a partire dal succo d’uva fermentato, tuttavia rientrano in questa categoria anche gli alcolici derivanti da mele, pere, pesche, fragole e altri succhi di frutta.

La percentuale alcolica di vino e idromele

Di solito l’idromele tende a essere leggermente più alcolico rispetto al vino, anche se non mancano delle eccezioni a questa regola. In generale, il “nettare degli dei” ha una percentuale alcolica che si aggira tra il 6 e il 20% di ABV (alcol per volume). Il vino, invece, oscilla tra il 5 e il 16%.

Bottiglie di idromele e vino
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Quale bevanda è nata per prima?

Anche se il vino ha una storia lunga e importante, l’idromele è in circolazione da ancora più tempo. È stato dimostrato che in Cina esisteva già più di 8mila anni fa, ma è possibile che la sua storia sia ancora più antica. Quel che è certo è che sono stati trovati dei riferimenti all’idromele in vari testi romani, greci e norreni, segno inequivocabile che la bevanda era nota alle principali civiltà antiche. È verosimile ipotizzare che ciò dipenda dal fatto che l’apicultura si sia diffusa molto prima della coltivazione della vite.

Anche l’occhio vuole la sua parte

Dal punto di vista della varietà cromatica il vino vince su tutta la linea. L’idromele, infatti, è quasi sempre ambrato o dorato e solo in casi più rari si presenta con una colorazione scura. Con il vino, invece, ci si può sbizzarrire: si passa dai classici rossi e bianchi ai rosé e ai dorati, senza dimenticare i violacei e gli aranciati. Questa varietà dipende dal fatto che i vini possono essere prodotti partendo da tanti frutti diversi.

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