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Psicosi da etilometro: lo chef Lele Usai svela la vera soluzione all’alcolismo

Nel cuore di Roma, i ristoranti “Il Tino” e “4112”, sotto la guida dello chef Lele Usai, si trovano ad affrontare una nuova sfida: la psicosi da etilometro. In un contesto di crescenti preoccupazioni riguardo al consumo di alcol, Usai ha deciso di esporre la carta dei vini all’esterno dei suoi locali, rendendola accessibile a tutti. Questa scelta nasce dall’intento di promuovere una cultura del bere responsabile, in un periodo in cui il dibattito sull’uso dell’alcol si fa sempre più intenso, tra allarmi salutistici e normative sempre più rigide. Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare lo chef Usai e la sua sommelier, Alba Galgani, per approfondire la situazione attuale della ristorazione e il futuro del consumo di vino.

Usai racconta che, in passato, avevano avviato un servizio di auto NCC a tariffe vantaggiose per i clienti, ma l’interesse era stato scarso. Allo stesso modo, l’acquisto di etilometri usa e getta non aveva riscosso successo. Questa esperienza ha spinto lo chef a riflettere su come sensibilizzare i clienti riguardo al consumo di alcol.

Quando gli chiediamo come percepisca l’attenzione crescente verso il consumo di alcol, Usai risponde: «Non sono particolarmente preoccupato per questa nuova ondata anti-alcol. Credo che gli incidenti stradali siano più frequentemente legati a comportamenti irresponsabili nei locali notturni e all’uso dei cellulari mentre si guida». Ricorda anche Alessandro Narducci, un giovane tragicamente scomparso in un incidente stradale.

Usai si mostra ottimista riguardo a una futura revisione delle normative: «Credo che a breve ci sarà un riequilibrio delle leggi. La pressione per un approccio più sano non deve tradursi in una demonizzazione del vino, che è parte integrante della cultura gastronomica».

La carta dei vini all’esterno: una scelta coraggiosa

Alba Galgani, sommelier del Tino e del 4112, spiega che l’idea di esporre la carta dei vini è nata dalla volontà di garantirne la trasparenza. «Vogliamo che i nostri clienti sappiano esattamente cosa stanno ordinando, proprio come per il menu. La scelta di rendere visibile la nostra cantina è anche un invito a scoprire i vini che proponiamo».

Ma come stanno reagendo i clienti a questa nuova proposta, specialmente in un contesto di crescente preoccupazione per il consumo di alcol? «Abbiamo notato un lieve calo nel consumo di vino al 4112, specialmente durante il pranzo. Tuttavia, al Tino non abbiamo riscontrato significative differenze rispetto a prima», afferma Galgani.

Usai aggiunge: «In generale, non vedo un cambiamento radicale tra prima e dopo l’emergere di questa psicosi. Abbiamo la fortuna di avere spazi ampi sia all’esterno che all’interno, dove i clienti possono godersi il vino in un contesto più rilassato».

Low e no alcol: una soluzione temporanea?

Il tema dei vini low e no alcol è di grande attualità. «Non credo che sia necessario ricorrere a vini dealcolati per affrontare il problema», afferma Galgani. «Consiglio sempre di bere responsabilmente, optando per vini tradizionali in quantità moderate». Usai concorda, sottolineando che l’esperienza del vino è insostituibile: «Offrire vini senza alcol potrebbe impoverire l’esperienza complessiva. Per chi è astemio, invece, abbiamo delle opzioni di drink analcolici che proponiamo volentieri».

Il ruolo del vino nella convivialità

Un aspetto interessante che emerge dall’intervista è l’importanza del vino nella cultura della convivialità. Galgani afferma: «Il vino è una parte fondamentale dell’esperienza a tavola. Se le normative continuano a essere così restrittive, rischiamo di compromettere la completezza dell’esperienza culinaria». Usai aggiunge: «Non credo che si arriverà a una ristorazione in cui il vino sia marginale. La storia ci insegna che queste crociate contro l’alcol tendono a oscillare. È più propaganda politica che una reale volontà di risolvere un problema».

In conclusione, chef Usai e sommelier Galgani dimostrano che è possibile affrontare le sfide del presente senza rinunciare alla convivialità e alla cultura del buon bere. Con la loro filosofia di trasparenza e responsabilità, il Tino e il 4112 continuano a rappresentare un punto di riferimento per chi cerca un’esperienza gastronomica autentica.

Redazione Vinamundi

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