Il mercato delle uve da vino sta attraversando un periodo di significativa flessione nel 2024, con un abbassamento dei prezzi che colpisce in particolare le varietà di alta qualità come il Barolo e il Brunello. Questa analisi, realizzata dalla Borsa Merci Telematica Italiana (Bmti) durante il Vinitaly 2025, evidenzia un panorama di ripresa della produzione, dopo il crollo della vendemmia nel 2023. I dati Istat mostrano che i volumi di uve da vino hanno superato i 65 milioni di quintali, con un incremento del 12,7% rispetto all’anno precedente, anche se rimangono inferiori ai 70 milioni di quintali raccolti nel triennio 2020-2022, suggerendo un quadro di incertezza per molte aree vitivinicole italiane.
Le regioni vitivinicole più colpite da questa tendenza sono il Veneto e il Piemonte. In Veneto, i prezzi delle uve per Amarone e Recioto hanno subito una flessione dell’13%, mentre quelli per le uve destinate alla Valpolicella sono scesi dell’8%. Anche il Prosecco Conegliano Valdobbiadene, simbolo della qualità vinicola italiana, ha registrato un calo significativo del 9%.
In Friuli-Venezia Giulia, la situazione non è migliore. I prezzi delle uve più comuni, come Pinot grigio, Chardonnay e Friulano, sono rimasti stabili rispetto al 2023, mentre le quotazioni per la Ribolla Gialla non hanno mostrato variazioni. Questo scenario di stagnazione potrebbe riflettere un equilibrio precario tra domanda e offerta nel mercato delle uve bianche.
In Piemonte, le quotazioni per le uve destinate al Barolo hanno subito un duro colpo, registrando un calo del 25%. Questo dato è preoccupante, considerando che il Barolo è uno dei vini più rinomati e costosi al mondo. Le uve per la Barbera d’Asti hanno visto una diminuzione del 7%, mentre il Moscato Docg ha mantenuto una certa stabilità nei prezzi, segnale di resilienza in un mercato altrimenti incerto.
Contrariamente a questa tendenza negativa, in Lombardia si osservano segnali di ripresa. I prezzi delle uve destinate a produrre Franciacorta e Lugana sono aumentati rispettivamente del 5% e del 7% rispetto al 2023, attribuibili a un miglioramento della qualità e della reputazione di questi vini.
In Toscana, dopo la flessione del 2023, la produzione di uve da vino ha mostrato un aumento significativo del 35% nel 2024. Tuttavia, i prezzi delle uve per il Brunello di Montalcino hanno subito una diminuzione di quasi il 20%, una flessione preoccupante per uno dei vini più prestigiosi e ricercati del paese. Anche le uve per il Chianti Classico e quelle per il Bolgheri rosso hanno registrato cali simili, mentre il Morellino di Scansano ha subito un drastico abbassamento dei prezzi, pari al 44%.
In Abruzzo, il recupero produttivo durante la vendemmia ha portato a una diminuzione dei prezzi delle uve. Dopo gli aumenti del 2023, le quotazioni per le uve destinate al Pecorino d’Abruzzo sono scese del 9%, mentre quelle per il Montepulciano d’Abruzzo hanno registrato un calo più contenuto del 2%.
In conclusione, questo scenario complesso e variegato mette in luce come il mercato delle uve da vino sia influenzato da una serie di fattori, tra cui la qualità della produzione, la domanda nazionale e internazionale e le dinamiche climatiche. Mentre alcune regioni mostrano segni di resilienza e crescita, altre devono affrontare sfide significative per mantenere la propria posizione nel competitivo mercato vitivinicolo italiano. L’analisi di Bmti offre uno spaccato prezioso per i produttori e gli investitori del settore, evidenziando la necessità di adattarsi agli andamenti del mercato e alle preferenze dei consumatori.
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