La viticoltura, un’arte che affonda le radici nella tradizione, sta vivendo una rivoluzione grazie alla scienza e all’innovazione. Recenti studi condotti dall’Università di Milano hanno messo in luce un nuovo tipo di portainnesto, noto come “M”, capace di migliorare significativamente la qualità dei vini. Dopo oltre venti anni di sperimentazione e micro vinificazioni in dieci aree produttive italiane, dai vigneti del Piemonte alla Sicilia, i risultati dimostrano come questi portainnesti possano influenzare positivamente le performance dei vitigni.
I portainnesti M sono il frutto di un programma di miglioramento genetico avviato negli anni Ottanta. Sotto la guida dei professori Attilio Scienza e Lucio Brancadoro dell’Università di Milano, è stato creato un team di esperti in collaborazione con Winegraft, un consorzio composto da importanti aziende vinicole italiane come Ferrari, Zonin e Banfi. L’obiettivo principale è stato quello di comprendere come i portainnesti possano non solo sostenere la crescita della vite, ma anche migliorare la qualità delle uve e dei vini.
Uno dei punti di forza emersi dalla ricerca è l’estrema adattabilità dei portainnesti M a diverse condizioni ambientali. Questo consente ai viticoltori di utilizzarli in vari terreni e climi, garantendo sempre una qualità superiore delle uve. Ecco alcuni dei principali vantaggi:
Il professor Scienza ha evidenziato che i portainnesti M sono un driver cruciale per le performance qualitative, un aspetto particolarmente rilevante in un’epoca in cui l’industria vitivinicola affronta sfide legate al cambiamento climatico.
Tra i risultati più significativi, i vitigni di Cabernet Sauvignon innestati con i portainnesti M hanno mostrato un incremento nella produzione e un bilanciamento ottimale dei valori zuccherini. Analoghi risultati sono stati ottenuti con lo Chardonnay, in particolare nelle aree della Franciacorta e del Trentodoc. I vini da Chardonnay innestati con i portainnesti M hanno presentato:
La ricerca ha esteso il suo raggio d’azione anche ai vitigni a bacca rossa, come Nero d’Avola, Cabernet Sauvignon e Sangiovese. I risultati hanno mostrato:
Marcello Lunelli, presidente di Winegraft, ha sottolineato come queste scoperte rappresentino un cambiamento di prospettiva fondamentale nell’approccio alla viticoltura. Le nuove evidenze sull’importanza dei portainnesti M per la qualità del vino richiedono una riflessione approfondita sulla scelta del portainnesto, considerando non solo la varietà della vite ma anche le specifiche condizioni ambientali e gli obiettivi enologici desiderati.
Questa evoluzione potrebbe avere implicazioni significative per l’intero settore, suggerendo che la qualità del vino non dipende solo dalla varietà di uva, ma anche dalle pratiche agronomiche e dalla scelta strategica dei portainnesti. Con l’avanzamento delle tecniche viticole e l’importanza crescente della scienza nella produzione di vino, il futuro della viticoltura appare promettente. I portainnesti M rappresentano un passo importante verso la produzione di vini di alta qualità, capaci di affrontare le sfide ambientali e di soddisfare le aspettative di un mercato sempre più esigente.
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