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Piemontesi in fermento: l’Anteprima regionale dei vini attende l’accordo tra consorzi

La recente edizione di Grandi Langhe, uno dei principali eventi dedicati al vino piemontese, ha introdotto novità significative, tra cui una sala esclusiva per i giornalisti. Questa iniziativa mira a offrire un’esperienza di degustazione più comoda e riservata, lontano dalla confusione dei visitatori, consentendo ai professionisti del settore di assaporare le ultime annate e quelle passate. Tuttavia, ci si interroga se questa novità rappresenti solo un’iniziativa isolata o se segni l’inizio di un progetto più ambizioso, in particolare nel contesto di un possibile “Grande Piemonte”.

L’idea di un’anteprima regionale dei vini

L’idea di un’anteprima dei vini piemontesi, simile a eventi già consolidati in altre regioni italiane come il Benvenuto Brunello a Montalcino e la Chianti Classico Collection in Toscana, sta guadagnando attenzione. Attualmente, il consorzio Albeisa, che rappresenta diverse cantine di Barolo e Barbaresco, organizza “Nebbiolo Prima”, un evento riservato a un numero selezionato di giornalisti. Tuttavia, la portata e la visibilità di Nebbiolo Prima sono state oggetto di discussione, soprattutto in considerazione della crescente popolarità di Grandi Langhe.

Opinioni divergenti nella comunità vinicola

Anna Maria Abbona, storica produttrice di Dogliani, sottolinea l’importanza di Nebbiolo Prima nel far immergere i giornalisti nel territorio, evidenziando la connessione tra vino, cucina e cultura locale. Tuttavia, ci sono opinioni contrastanti. Walter Abrigo, titolare di Abrigo Fratelli, ritiene che sia prematuro considerare Grandi Langhe come un’anteprima, sottolineando che Nebbiolo Prima rimarrà dedicata a Barolo, Barbaresco e Roero, mentre Grandi Langhe ha un’impronta più commerciale.

Le critiche nei confronti di Nebbiolo Prima non tardano ad arrivare. Monica e Daniela Rocca, dell’azienda Albino Rocca, evidenziano come Grandi Langhe soddisfi esigenze che Nebbiolo Prima non riesce a coprire, segnalando una crescente attenzione mediatica verso quest’ultimo. Anche i giovani produttori sembrano favorevoli a una maggiore integrazione. Michela Adriano, produttrice ad Alba, apprezza l’idea della sala stampa e suggerisce che un’organizzazione più flessibile, simile a quella vista in eventi internazionali, potrebbe migliorare l’esperienza di degustazione.

La necessità di un cambio di passo

Sara Morra, titolare della cantina Pierpaolo Grasso, esprime il suo sostegno per Grandi Langhe, sottolineando come la manifestazione di Torino sia diventata un punto di riferimento. Giulia Andriulo, manager di Pelissero, e Elisa Mollo, di Grasso Fratelli, condividono la necessità di un cambio di passo, auspicando che Nebbiolo Prima possa integrarsi meglio in Grandi Langhe per creare un’anteprima più efficace.

Anche i produttori di Barolo sono coinvolti nel dibattito. Lorenzo Fontana, dell’azienda Fontana, avverte che l’accavallarsi delle due manifestazioni potrebbe creare confusione, suggerendo che una delle due potrebbe rischiare di perdere rilevanza. Sylla Sebaste, dell’azienda di Mauro Sebaste, concorda sul fatto che Nebbiolo Prima non giustifica più l’investimento, evidenziando come l’idea di unire le forze tra i due eventi possa portare a maggiori benefici.

Un tema ricorrente è la necessità di aprire Nebbiolo Prima a un pubblico più ampio. Carlo Casetta e Martina Zavattin, del territorio di Montà, sottolineano come Grandi Langhe rappresenti un evento di successo in termini di logistica e visibilità, mentre Nebbiolo Prima risulta limitato dalle sue regole restrittive. La frustrazione nei confronti di Nebbiolo Prima è palpabile, con produttori che segnalano la mancanza di ritorno sugli investimenti e l’inefficacia dell’evento nel generare attenzione mediatica.

In questo contesto di fermento e cambiamento, è evidente che la comunità vinicola piemontese si trova di fronte a una scelta cruciale: unire le forze per creare un evento che possa rappresentare al meglio la ricchezza e la varietà dei vini della regione o continuare a operare in modo frammentato, rischiando di perdere occasioni preziose per la promozione e la valorizzazione del patrimonio vinicolo piemontese.

Redazione Vinamundi

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