La peronospora della vite è uno dei temi di più stretta attualità in ambito vitivinicolo, la quale sta mettendo a dura prova la salute dei vigneti in molte regioni italiane.
Ma che cos’è la peronospora della vite? Quali sono le cause e le conseguenze che porta nella viticoltura? Quali sono le condizioni che favoriscono la sua diffusione? Scopriamolo insieme.
Quando si parla di peronospora della vite bisogna iniziare a preoccuparsi della salute dei vigneti e degli effetti sulle uve e sulla vendemmia, poiché è una delle più gravi malattie che può colpire la vite.
La peronospora della vite giunse in Europa nella seconda metà del 19º secolo: in quel periodo i viticoltori europei, per fronteggiare gli effetti della fillossera della vite, stavano importando viti di origine americana, le quali avevano già sviluppato una certa resistenza a questa malattia.
La peronospora della vite è una malattia che dal Nord America, attraverso l’importazione di viti americane, arrivò nei principali Paesi vitivinicoli europei e apparve nei primi anni ’70 dell’Ottocento, nello specifico in Francia, per poi diffondersi in Italia, Spagna, Germania, Svizzera etc.
Questa malattia è causata da un agente patogeno, un fungo parassita conosciuto come Plasmopara viticola, che colpisce le parti verdi della vite, soprattutto foglie e grappoli.
La peronospora della vite si manifesta prevalentemente sotto forma di macchie o chiazze giallastre che sono chiamate macchie ad olio, visibili soprattutto nella pagina superiore della foglia, ovvero la parte che è rivolta verso il sole.
Col tempo, le zone colpite subiscono necrosi cellulare e le macchie assumono colori più scuri. Nella parte inferiore, le foglie mostrano, invece, macchie biancastre, mentre nelle foglie più vecchie si forma un mosaico di macchie.
I grappoli si deformano e vengono ricoperti da muffa bianca se sono attaccati nella fasi iniziali del loro sviluppo, mentre si imbruniscono se colpiti a sviluppo completato.
Il parassita sottrae sostanze nutritive al grappolo, portando al suo disseccamento. I danni per gli organi colpiti sono devastanti: perdita delle foglie, perdita della produttività del grappolo e perdita del raccolto, causata appunto dal danneggiamento dei grappoli e delle altre parti verdi della pianta.
Le cause principali che favoriscono l’insorgere della peronospora, senza considerare il diverso grado di sensibilità alla malattia dei singoli vitigni, sono specifiche condizioni climatiche come le forti piogge, l’elevata umidità e le temperature medie.
Condizioni che, per diverse settimane soprattutto lo scorso giugno, hanno caratterizzato il nostro Paese e hanno portato a una vera e propria emergenza peronospora, la quale si sta manifestando maggiormente nelle regioni affacciate sul mare Adriatico, costringendo i viticoltori ad interventi eccezionali e straordinari per scongiurare gravi danni in vigna.
Gli esperti affermano la necessità di interventi fitosanitari di tipo preventivo per scongiurare la comparsa del parassita e impedire che la peronospora della vite possa colpire e danneggiare i vigneti.
In commercio esistono diverse soluzioni, tra i quali fungicidi e altri prodotti, anche per l’agricoltura in regime biologico, pensati per evitare la comparsa della malattia, ma anche per combatterla se già presente sulle parti verdi della vite.
Gran parte delle soluzioni preventive per difendere i vigneti dalla peronospora della vite sono tradizionalmente a base di rame, il cui dosaggio è regolamentato da apposite leggi europee per evitare che possa avere effetti negativi su altre zone della pianta.
Recentemente si stanno sperimentando e affermando anche altre soluzioni all’insegna della sostenibilità dell’intero ecosistema del vigneto.
Infine, è interessante notare che, in passato, quando strumenti e tecnologie all’avanguardia non erano a disposizione dei viticoltori, per valutare il pericolo peronospora si seguiva la cosiddetta Regola dei tre dieci, tre condizioni che facevano scattare l’allarme e portavano ai primi interventi in vigna: lunghezza dei tralci di circa 10 cm; pioggia di almeno 10 mm per un arco temporale di uno o due giorni e temperature al di sopra dei 10°C.
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