Perché l’Amarone si chiama così? Le origini del nome

Fra storia e leggenda, ecco cosa si nasconde dietro la nascita di uno dei vini rossi più amati al mondo

L’Amarone della Valpolicella è universalmente riconosciuto come uno dei grandi vini rossi italiani, un simbolo dell’eccellenza enologica veneta apprezzato in tutto il mondo. Ma dietro il nome “Amarone” si cela una storia curiosa che ha le sue radici in un errore fortuito e nella genialità di un cantiniere. Questo vino non solo si distingue per le sue caratteristiche organolettiche uniche, ma anche per l’origine del suo nome, che rappresenta una differenziazione rispetto a un altro celebre vino della stessa regione: il Recioto della Valpolicella.

La differenza con il Recioto

Per comprendere perché l’Amarone si chiama così, è necessario partire dal confronto con il Recioto, un vino dolce della stessa zona. Infatti, entrambi i vini condividono molto: sono prodotti a partire dagli stessi vitigni – principalmente Corvina Veronese e Rondinella – e attraverso lo stesso metodo di appassimento delle uve. Tuttavia, la differenza principale sta nella modalità di fermentazione. Nel Recioto, il processo fermentativo viene interrotto prima che tutto lo zucchero si trasformi in alcol, lasciando una dolcezza residua che caratterizza il vino. L’Amarone, invece, subisce una fermentazione completa, trasformando quasi tutti gli zuccheri in alcol e dando vita a un vino secco, o “amaro”, secondo la terminologia enologica.

Amarone della Valpolicella
Immagine | Pixabay @HUIPING_

Questa distinzione tra il Recioto e l’Amarone è il motivo centrale per cui quest’ultimo ha preso il nome di “Amarone”. L’aggettivo “amaro” non deve essere interpretato nel senso negativo a cui siamo abituati, ma semplicemente come “non dolce”. In altre parole, l’Amarone è un vino secco che, a differenza del suo fratello dolce Recioto, non conserva zuccheri residui.

L’origine del nome

L’origine del nome Amarone, tuttavia, è ancora più affascinante. La leggenda narra che nel 1936, Adelino Lucchese, un cantiniere della Cantina Sociale Valpolicella, scoprì per caso l’Amarone. In quel periodo, la Valpolicella era rinomata per la produzione del Recioto, e Lucchese stava controllando una botte destinata a questo vino dolce. Tuttavia, per errore o dimenticanza, la fermentazione non era stata interrotta, permettendo così al processo di proseguire fino alla completa trasformazione degli zuccheri in alcol. Quando Lucchese assaggiò quel vino, notò immediatamente la sua differenza rispetto al Recioto e pronunciò la frase che sarebbe entrata nella storia: “Questo non è un Amaro, è un Amarone!”. Così, da un incidente fortunato, nacque non solo un nuovo vino, ma anche il suo nome.

Dopo questa scoperta, il processo di produzione dell’Amarone venne perfezionato per replicare quella che era stata, a tutti gli effetti, un’innovazione accidentale. Nel 1938, la prima etichetta con la scritta “Amarone” fece la sua apparizione e, a partire dal 1953, il vino iniziò ad essere commercializzato su larga scala. L’Amarone conobbe presto un enorme successo, sia in Italia che all’estero, diventando sinonimo di qualità e di prestigio. Questo successo culminò con il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata (DOC) nel 1968 e, successivamente, con la più alta certificazione della Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG) nel 2010.

Il fascino dell’Amarone risiede anche nella sua complessità produttiva. Le uve, dopo essere state raccolte, vengono fatte appassire per diversi mesi, un processo che concentra gli zuccheri e le sostanze aromatiche, prima che inizi la fermentazione. Il lungo invecchiamento in botte, che può durare diversi anni, conferisce al vino una struttura robusta e una grande complessità aromatica, con note di frutta secca, spezie e cioccolato. La sua gradazione alcolica elevata e la sua capacità di evolvere nel tempo lo rendono un vino da meditazione, ideale per accompagnare piatti importanti o da gustare da solo.

Oggi, l’Amarone della Valpolicella è un’icona dell’enologia italiana, simbolo di tradizione e innovazione. La sua origine legata a un errore fortuito lo rende ancora più affascinante, e la sua storia rappresenta un esempio perfetto di come, nel mondo del vino, la casualità possa spesso portare a creazioni straordinarie. Quindi, la prossima volta che sorseggerete un bicchiere di Amarone, ricordate che state assaporando non solo un vino, ma anche un pezzo di storia ricco di curiosità e leggenda.

Gestione cookie