Il terzo incomodo tra i vini rossi e quelli bianchi si chiama orange wine ed è un vino ambrato, complesso per via dei tannini ma sapido e fresco.
Si tratta di un tipo di vino prodotto con uve a bacca bianca, ma vinificato come i vini rossi, cioè con macerazioni del mosto a contatto con le bucce e i lieviti. Il prolungato contatto con le bucce dell’uva, prima con il mosto poi con il vino o quasi vino, dona sapori e colori inusuali per un prodotto ottenuto da uve bianche. A differenza di quanto accade con il procedimento per ottenere il bianco, il mosto rimane a contatto con le bucce per un periodo più lungo, che va da alcuni giorni a mesi. Di norma si tratta di prodotti con uve da agricoltura biologica o biodinamica perché con questa particolare lavorazione tutto quello che è sulle bucce si ritrova poi nel vino. I vini arancioni non sono da confondere con i rosati: a differenza di quest’ultimi all’origine delle sfumature ramate non c’è l’uva rossa bensì il processo di macerazione.
Nonostante l’uso dell’orange wine sia diventato di moda solo negli ultimi anni, la tecnica per produrlo ha origini molto antiche che risalgono a migliaia di anni fa. La sua nascita viene attribuita all’attuale Georgia dove per tradizione si effettua ancora la vinificazione all’interno dei kvevri, contenitori in terracotta di forma ovale dove il vino è posto a invecchiare. Si tratta di un metodo di vinificazione che consisteva nel versare il succo d’uva, le bucce e i raspi all’interno dei contenitori, i quali venivano poi sigillati e sotterrati per circa sei mesi fino alla completa maturazione del vino.
I fattori che determinano il colore di un orange wine sono diversi e riguardano la varietà dell’uva, la maturazione del frutto al momento della vinificazione, la lunghezza del periodo di fermentazione del vino con le bucce dell’uva, il recipiente di fermentazione e il metodo di estrazione. Per quanto riguarda il gusto, bisogna considerare che i vini arancioni contengono più tannini del vino bianco, i quali lo rendono più amaro e aggiungono consistenza e astringenza, ovvero la sensazione di secchezza e rugosità (allappamento) percepita nella bocca. Alcuni vini arancioni possono avere il sapore di un vino rosso chiaro, mentre altri hanno più il sapore di una birra acida, ma in generale sono più corposi dei vini bianchi.
Trattandosi di vini strutturati, di solito vengono abbinati a cucine in cui c’è una forte presenza delle spezie orientali come il curry o la curcuma, per esempio la cucina pakistana, indiana o thailandese. Per quanto riguarda la cucina giapponese, l’orange wine si sposa bene con il sushi e può essere degustato mentre si mangia il sashimi o i nigiri. Per rimanere in casa nostra, invece, il vino arancione può essere abbinato al classico tagliere di formaggi, meglio se sono pepati o erborinati, o a piatti di carne dal gusto intenso come l’agnello e il capretto.
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