Il settore olivicolo italiano è attualmente in una fase di trasformazione significativa. La crisi produttiva che ha colpito il comparto negli ultimi anni ha generato una spinta inflattiva che, sorprendentemente, potrebbe rivelarsi un’opportunità per il riposizionamento dell’olio d’oliva italiano su fasce di mercato più elevate. Questo messaggio chiave è emerso durante l’evento SOL2EXPO 2025, svoltosi a Veronafiere dal 2 al 4 marzo, che ha ospitato un convegno intitolato “Il mercato dell’olio di oliva in Italia e in Europa: realtà e prospettive”.
Secondo i dati forniti dall’Osservatorio SOL2EXPO-Nomisma, la carenza di offerta ha avuto un impatto significativo sul mercato, riducendo il divario di prezzo tra l’olio extravergine d’oliva (EVO) comunitario e il 100% italiano. Questo ha reso l’olio italiano non solo più accessibile, ma anche più competitivo a livello internazionale. Nel 2022, il differenziale di prezzo era del 47%, mentre nel 2024 è sceso al 20%. Questa diminuzione ha contribuito a migliorare la percezione di valore dell’olio EVO italiano sugli scaffali della grande distribuzione organizzata (GDO), rendendolo più appetibile per i consumatori.
Denis Pantini, responsabile Agroalimentare di Nomisma, ha sottolineato l’importanza di elevare la percezione del consumatore riguardo all’olio extravergine d’oliva, invitando a considerarlo non solo come un semplice condimento, ma come un vero e proprio alimento chiave della Dieta Mediterranea. L’olio EVO è noto per le sue straordinarie proprietà salutistiche e organolettiche, e il suo corretto posizionamento sul mercato potrebbe portare a un aumento della consapevolezza tra i consumatori italiani.
Il mercato della GDO ha risentito degli effetti combinati dell’inflazione e della diminuzione della produzione, con vendite di olio extravergine d’oliva a volume che hanno subito una flessione del 10% tra il 2022 e il 2024, mentre il valore è aumentato del 64%. Questo scenario evidenzia un cambio di paradigma nel consumo: i clienti sono disposti a pagare di più per prodotti di qualità, a fronte di una diminuzione dell’offerta.
L’export dell’olio EVO italiano si estende attualmente a 160 Paesi, ma il 65% del valore dell’export è concentrato nei primi cinque mercati: Stati Uniti (32%), Germania (15,5%), Francia (7,9%), Giappone (5,3%) e Canada (4,7%). Tuttavia, i dati più interessanti riguardano i mercati emergenti, dove l’olio d’oliva italiano ha registrato tassi di crescita a doppia cifra. Tra gennaio e novembre 2024, si sono registrati incrementi significativi in diversi Paesi:
Questi dati evidenziano non solo una crescente domanda internazionale, ma anche la capacità dell’olio italiano di adattarsi a nuovi contesti di consumo e cultura.
Un altro aspetto cruciale emerso durante il convegno è il ruolo delle piattaforme digitali nel promuovere l’export dell’olio italiano. Giulia Ventura, Business Development Manager Agroalimentare di Alibaba.com Italia, ha enfatizzato come queste piattaforme possano facilitare l’accesso a nuovi mercati e contribuire alla valorizzazione dell’olio italiano all’estero. L’adozione di strategie di marketing digitale e l’utilizzo di canali online possono aprire nuove porte per i produttori di olio d’oliva, rendendo il prodotto italiano più visibile e facilmente reperibile per i consumatori globali.
In sintesi, il settore olivicolo italiano si trova di fronte a sfide e opportunità che potrebbero ridefinire il suo posizionamento nel mercato globale. Con un focus su qualità, innovazione e marketing digitale, l’olio d’oliva italiano ha il potenziale per conquistare nuovi mercati e affermarsi come un prodotto di riferimento nella Dieta Mediterranea.
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