Unire i sapori giusti per creare un drink perfetto, ben bilanciato, rinfrescante e gustoso è molto difficile, tanto da essere ritenuto un’arte.
Mixology deriva proprio dall’idea di mix: mescolare, unire. In italiano potrebbe essere tradotta in miscelazione ma pensiamo che converrete con noi nel dire che suona molto meglio in inglese. Eppure, le sue origini potrebbero essere italiane e risalire addirittura agli antichi romani…
Scopriamo di più sulla storia della mixology, sul perché ha rivoluzionato l’idea di cocktail e come diventare un mixologist esperto.
Quando è nata la mixology?
Il termine “mixology” deriva dalla parola latina “mixtura” che significa “miscela” e possiamo dire che abbia origini antichissime, risalenti alla scoperta delle prime bevande alcoliche.
Le prime forme di alcol furono probabilmente la birra e il vino, ma con il tempo i popoli cominciarono a sperimentare l’unione dell’alcol con diversi ingredienti naturali come la frutta e le spezie, miscelandole attraverso diverse tecniche di preparazione per creare nuove bevande da gusti più soddisfacenti e particolari.
Roma e il suo amore per il vino
Nell’Antica Roma era buona usanza mescolare il vino con ingredienti che potessero rendere meno intenso il suo sapore, come il miele o la frutta. Infatti non è un segreto che il vino degli antichi romani fosse particolarmente difficile da buttare giù…
Il termine mixology è stato utilizzato per la prima volta nel 1806 a New York su un giornale locale e da lì in poi il fenomeno non si è più fermato.
Nel 1862 è stato pubblicato un libro dedicato ai cocktail, scritto dal bartender Jerry Thomas. Questo volume è una pietra miliare che si chiama “The Bar Tender’s Guide. How to mix Drinks” e ancora oggi viene studiato attentamente dai mixologists e dai bartenders di tutto il mondo.
Il ghiaccio che fa la differenza
A dare una marcia in più alla corsa sempre più veloce dell’arte di creare cocktail perfetti, ci ha pensato il ghiaccio.
Frederic Tudor è stato il pioniere del commercio internazionale del ghiaccio, ed è grazie a lui se i cubetti di ghiaccio hanno spopolato in America e in tutto il mondo. La fissazione degli americani per i cubetti di ghiaccio ha influenzato parecchio anche l’arte della mixology e possiamo dire che questa fissazione si sia evoluta insieme alle tipologie di drink. Basti pensare che oggi si va alla ricerca del cubetto di ghiaccio perfetto, anche chiamato chunk, in grado di sciogliersi più lentamente garantendo dei drink freschi più a lungo.
Con l’avvento della globalizzazione e della tecnologia moderna, la mixology è diventata un fenomeno globale, con bar e locali che servono cocktail di alta qualità in tutto il mondo.
Il primo drink della storia: il Sazerac
Il Sazerac è un cocktail tradizionale americano, originario di New Orleans e si ritiene che sia stato il primo cocktail ufficialmente riconosciuto.
È un drink a base di rye whiskey, assenzio e Peychaud’s Bitters, che viene servito in un bicchiere precedentemente raffreddato e sciacquato con assenzio.
Il Sazerac viene a tutti gli effetti considerato il simbolo della cultura del cocktail americano, ovvero della patria della mixology.
Chi è il mixologist?
Il mixologist non è un semplice barman, ma qualcuno che decide di addentrarsi nel magico e variegato mondo della miscelazione, creando cocktail basandosi sulla conoscenza di quantità precise ed accurate di ingredienti.
Ai migliori mixologists non manca il coraggio e la creatività di creare accostamenti di sapori particolati e innovativi, studiati ad hoc per rendere indimenticabile ogni cocktail.
I mixologists sfruttano ingredienti freschi e di alta qualità, come frutta e erbe fresche, e utilizzano tecniche di preparazione avanzate, come la macerazione e l’infusione, per estrarre il massimo sapore dagli ingredienti.
La differenza principale tra mixologist e bartender è che il secondo si focalizza maggiormente sulla spettacolarità dei movimenti e sul rendere l’esperienza di degustazione alcolica del cliente uno spettacolo da ammirare. L’arte della mixology, invece, può essere associata ad una fine operazione alchemica in cui ogni singola goccia di distillato o aroma è scelta e dosata meticolosamente.
Raffinatezza, gusto e cura per i dettagli si mescolano insieme in ogni drink.
Come diventare mixologist
Ad oggi, è possibile trovare numerosi corsi online e in presenza per imparare l’arte della mixology. Si tratta di percorsi in cui i più talentuosi bartenders specializzati in mixology insegnano a nuovi aspiranti cultori dei cocktail tutta la tecnica e l’arte che c’è alla base della preparazione di un nuovo drink.
Ma vediamo in concreto quali sono i tasselli che non possono mancare per costruire una carriera nel mondo della mixology:
Esperienza
Il segreto per imparare davvero a creare drink raffinati e bilanciati è solo uno: sperimentare.
Il nostro consiglio è di cimentarvi nella preparazione di drink direttamente a casa vostra. Oppure di dare un’occhiata ai bar che propongono drink realizzati secondo le regole della mixology e richiedere di fare un po’ di esperienza dietro il loro bancone.
Ricordate che è un po’ come imparare a cucinare: solo sbagliando si impara e l’esperienza è la più importante fonte di conoscenza.
Corsi professionali
Sappiamo che a volte l’esperienza da sola non basta. Ecco perchè non bisogna dimenticare l’importanza di seguire dei corsi in grado di garantire un’importante base tecnica e teorica.
Perciò vogliamo consigliarvi un corso proposto da Mixology Academy, che consente di ottenere una certificazione internazionale mixology.
Il corso prevede due moduli didattici incentrati sulle tecniche pratiche per realizzare i cocktail con flussi di lavoro elevati e un programma con un focus sullo studio merceologico dei distillati necessari per l’alta mixologia.
Ogni etichetta viene studiata dal punto di vista tecnico e di produzione, e approfondita a livello storico e organolettico per riuscire a comprenderne a fondo gusto e proprietà.
Ti consigliamo di dare un’occhiata al loro sito ufficiale per scoprire tutte le potenzialità del corso.
In conclusione, possiamo dire che, come in tutte le cose, la tecnica non è tutto: ci vogliono passione, creatività per realizzare drink come fossero opere d’arte da bere. Ma in questo caso la tecnica è importante e funge da base per poter esprimere al meglio la propria creatività.