Marchesini avverte: il rischio dei dazi Usa potrebbe fermare il mercato

La questione dei dazi americani sui vini europei sta diventando sempre più urgente e preoccupante per il settore vitivinicolo. Christian Marchesini, presidente del Consorzio per la Tutela Vini Valpolicella e rappresentante di Confagricoltura, ha espresso il suo timore riguardo agli effetti devastanti che l’entrata in vigore di tali imposte potrebbe avere sul mercato. Con scadenze imminenti e previsioni che parlano di dazi fino al 200%, la situazione è estremamente delicata.

La data cruciale del 2 aprile

Il 2 aprile rappresenta un momento decisivo per il settore, con l’incertezza che aleggia sulla possibilità di una decisione definitiva da parte dell’Amministrazione americana. Marchesini spera che le minacce di Donald Trump rimangano semplici “boutade” e non si concretizzino in misure reali. “Se i dazi dovessero realmente partire, il danno economico sarebbe imponente”, afferma il presidente, evidenziando come questo potrebbe portare a un abbandono delle vigne e a un impoverimento del settore.

L’importanza della filiera vitivinicola italiana

La filiera vitivinicola italiana, che genera un fatturato di 17 miliardi di euro e occupa circa 870.000 persone tra operatori diretti e indiretti, ha già lanciato un appello al Governo italiano affinché mantenga una posizione ferma in sede europea. Le richieste sono chiare e comprendono:

  1. Avviare trattative di buon senso per evitare l’applicazione di dazi.
  2. Proteggere un mercato che rappresenta il principale sbocco per le esportazioni vinicole italiane, con un valore stimato intorno ai 2 miliardi di euro nel 2024.

La Commissione Europea, attraverso il commissario per l’Agricoltura e l’Alimentazione, Christophe Hansen, ha recentemente presentato un nuovo Pacchetto Vino, un regolamento da perfezionare per rispondere alle esigenze del settore in questo momento critico. Tuttavia, l’incertezza sui dazi rimane un tema centrale.

Le conseguenze di un blocco del mercato

Marchesini avverte che le conseguenze di un eventuale blocco del mercato sono preoccupanti. Non solo i produttori italiani ed europei sarebbero colpiti, ma anche i distributori e gli importatori americani. “Dall’America passano vini italiani, cileni, argentini… Non è possibile cambiare completamente l’offerta da un giorno all’altro”, spiega, sottolineando la complessità delle dinamiche di mercato.

Inoltre, la questione dell’occupazione è cruciale. Marchesini sottolinea che nel settore agricolo c’è già una carenza di manodopera e che un aumento dei dazi potrebbe aggravare la situazione, portando a un abbandono delle aree viticole, in particolare quelle più fragili. “Sarebbe un danno agro-ambientale pazzesco, nel tempo”, aggiunge, evidenziando le ricadute sociali e ambientali di una crisi di questo tipo.

La necessità di un intervento istituzionale

In questo contesto, è fondamentale che le istituzioni europee si mettano al tavolo delle trattative. Marchesini è certo che le autorità europee e italiane siano consapevoli della gravità della situazione. “Hanno già ricevuto nostri appelli e sono informate del danno economico e ambientale che i dazi al 200% provocherebbero”.

Il clima di attesa è palpabile. Le istituzioni italiane e europee stanno monitorando la situazione con attenzione, cercando di gestire la problematica a livello europeo, ma le incertezze rimangono. Con incontri recenti tra le organizzazioni di settore e il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, si spera in una risoluzione che possa prevenire il disastro.

In conclusione, il settore vitivinicolo rimane in attesa, sperando che le minacce di Trump possano rimanere tali e non trasformarsi in realtà. La situazione è critica e le decisioni che verranno prese nei prossimi giorni saranno determinanti per il futuro del vino europeo e italiano.

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