L’Italia, con i suoi 295 prodotti DOP, IGP è il paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari a Denominazione di Origine Protetta e Indicazione Geografica Protetta riconosciuti dall’Unione Europea. La produzione agroalimentare italiana è sinonimo di qualità ed eccellenza per molti. I prodotti DOP e IGP made in Italy sono conosciuti e apprezzati in tutto il mondo. Non considerando i 523 vini DOCG, DOC, IGT, il valore di salumi, formaggi e prodotti simbolo in Italia è in crescita e rappresenta una grossa fetta nel mondo della produzione italiana e nel valore complessivo del suo fatturato.
Il 77,5% del fatturato è concentrato in dieci prodotti “simbolo” italiani
Il fatturato dei prodotti DOP e IGP, vino escluso, ha raggiunto nel 2021 gli 8 miliardi di euro (+9,7% su base annua) con un valore delle esportazioni di 4,4 miliardi (+12,5%). Il Centro Studi Divulga ha analizzato le tendenze del food negli ultimi anni e dai dati di Istat, Ismea e Fondazione Qualivita è stato possibile stilare la classifica dei 10 prodotti DOP e IGP per valore di produzione.
Le Indicazioni Geografiche continuano a rappresentare un dettaglio importante per la crescita del Made in Italy nel mondo. Secondo quanto emerso dai risultati delle analisi, il 77,5% del fatturato è concentrato in dieci prodotti simbolo del Made in Italy.
La classifica dei prodotti made in Italy più richiesti
Ecco la classifica dei dieci prodotti italiani DOP e IGP per valore di produzione:
- Parmigiano Reggiano DOP con un valore di fatturato di 1,6 miliardi;
- Grana Padano DOP con un fatturato di 1,45 miliardi;
- Prosciutto di Parma DOP (650 milioni);
- Mozzarella di Bufala Campana DOP con un fatturato di 459 milioni;
- Aceto Balsamico di Modena IGP (402 milioni);
- Gorgonzola DOP con un valore di fatturato di 377 milioni;
- Mortadella Bologna IGP, con un ricavo di 342 milioni;
- Prosciutto San Daniele DOP (333 milioni);
- Pecorino Romano DOP con un fatturato di 302 milioni;
- Pasta di Gragnano IGP, con un ricavo di 245 milioni di euro.
Un nuovo regolamento sulle denominazioni dei prodotti ha sottolineato nuovi obblighi di trasparenza, che obbligano a specificare il nome del produttore per le denominazioni DOP e le IGP, mentre per i soli prodotti IGP, va scritta l’origine della materia prima principale, nel caso provenga da un paese differente rispetto allo Stato membro in cui è prodotta.
I consorzi, in collaborazione con il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, tutelano la salvaguardia dei prodotti DOP e IGP da abusi o concorrenza sleale e usi impropri delle denominazioni.