Il liquore al fico d’India potrebbe non essere una novità assoluta, ma il progetto di cui andremo a parlare si distingue per aver trasformato una produzione artigianale o casalinga in un prodotto completo con un brand, una strategia di marketing, eventi, distribuzione sia nazionale che internazionale. È un passo simile a quello compiuto con il limoncello in passato, ma con un nome affascinante: Fichissimo. Questa iniziativa aggiunge un tocco innovativo al mondo dei liquori tradizionali al fico d’India.
La start-up Fichissimo sembra aver colto l’opportunità giusta, in quanto il fico d’India sta guadagnando un’importanza crescente in progetti e ricerche incentrati sulla sostenibilità agricola. Questa pianta, originaria dell’America e ora presente in Europa, è considerata una specie aliena e invasiva, il che rende il suo consumo e la sua trasformazione in alimenti una scelta positiva. Inoltre, il fico d’India richiede poche risorse, non ha bisogno di irrigazione o manutenzione significativa e produce frutti deliziosi (con la possibilità di utilizzare anche le pale). Questi aspetti stanno contribuendo a creare una narrativa favorevole attorno al fico d’India, che potrebbe favorire la nascita di nuovi prodotti come il liquore Fichissimo e il suo successo sul mercato.
“Io sono di Roma ma l’origine della famiglia è a Messina e mio padre vive a Pantelleria” spiega David del Buono d’Ondes, 44 anni, imprenditore nel settore immobiliare e uno dei soci fondatori di Fichissimo. E la ricetta del liquore al fico d’India? “Si tratta di una ricetta di famiglia tramandata oralmente. Poi nella prima metà del 2023, un po’ per gioco e un po’ per sfida, abbiamo pensato di trasformare questo preparato in qualcosa di diverso e forse la voglia di creare un progetto che fosse più vicino ad una azienda è germinata grazie all’aver individuato quel nome simpatico e accattivante“.
E così David, suo zio Alessandro e un altro socio iniziano a testare il mercato coi primissimi lotti di produzione, trovano a Lercara Friddi, in provincia di Palermo, un liquorificio che rendesse concreta la loro ricetta (indovinando quel punto di colore arancione a cui tanto tengono), settano la temperatura di servizio (“va bevuto freddissimo“) e iniziano a pensare alla tipologia di consumo. Concludendo che il Fichissimo, che ha 32 gradi di alcol, è un eccellente dopopasto ma che può essere abbinato anche ad alcuni formaggi erborinati (lo hanno sperimentato durante una serata presso Matière, un ottimo wine bar di Roma) e addirittura costituire un ingrediente sia per cocktail che per preparazioni da pasticceria.
“Abbiamo tra le mani una pianta benefica dalle mille proprietà, che cresce senza bisogno di acqua o trattamenti in Sicilia in prossimità del nostro liquorificio” spiegano dalla start up.
L’interessante processo di produzione del liquore Fichissimo inizia con la pulizia e la rimozione delle spine dai fichi. Successivamente, i fichi vengono posti in macerazione in alcol, seguito dall’aggiunta di acqua e zucchero. Dopo questa fase, il liquore deve riposare per completare il processo di produzione. Attualmente, il mercato principale per Fichissimo sembra essere la regione laziale, con ristoranti a Roma, cocktail bar, e stabilimenti sul litorale di Maccarese e Fregene. Tuttavia, il progetto prevede di espandersi ulteriormente in Italia e all’estero durante la primavera successiva, dopo un periodo di test durante l’autunno e l’inverno.
“Non abbiamo problemi di prodotto, che è abbondante, di qualità e che necessita di viaggiare pochissimo per arrivare nel laboratorio di produzione. Dunque, ci possiamo allargare se il mercato recepisce“. Del resto, la FAO lo aveva previsto: il fico d’India è uno dei cibi del futuro, capace di attivare economie di grande impatto. E in Sicilia alcuni stanno iniziando a chiamarlo addirittura “petrolio verde“.
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