Il ritmo frenetico di oggi ci porta a dedicare pochi istanti alla scoperta del vino. Un attimo su Instagram, uno sguardo veloce al titolo, e poi ci spostiamo altrove, perdendo la capacità di concentrarci e approfondire.
Il vino, una volta arte da gustare con calma e attenzione, ora si consuma rapidamente, sia nel bicchiere che in cantina. La cultura dell’istante ha contagiato anche il nostro rapporto con il vino: lo vogliamo subito e lo vogliamo pronto, senza pazienza né capacità di apprezzarne l’evoluzione nel tempo.
Ma quali sono gli effetti dei social sul gusto del vino? Cristina Mercuri, candidata Master of Wine e fondatrice del Mercuri Wine Club, ci offre una prospettiva illuminante: ci racconta come lo stile del vino stia cambiando, diventando più leggero e lineare, in linea con le esigenze di un consumatore sempre più attento alla salute e al cambiamento climatico.
L’impatto dei social media sul consumo del vino
Sui social, il vino viene affrontato in due modi: in modo verticale e specializzato su determinate tipologie, o in modo trasversale ed educativo. Ma c’è una critica: l’influenza degli influencer non sempre è positiva, spesso frammentando la comunità degli appassionati in gruppi isolati.
Paolo Trimani, titolare della più antica enoteca di Roma, sottolinea come i social abbiano contribuito a polarizzare le opinioni sul vino, creando tribù con gusti simili e frammentando l’esperienza di degustazione. La visione d’insieme del vino come prodotto culturale rischia di perdersi.
In questo contesto, la richiesta di vini bianchi maturi cresce lentamente, ma l’industria della ristorazione sembra ancora restia a investire in etichette più vecchie, perdendo così opportunità di soddisfare una clientela sempre più esigente.
Il vino, al tempo di Instagram, sembra aver perso i suoi riferimenti assoluti, trasformandosi in un prodotto frammentato e soggetto alle influenze del momento. La sfida ora è mantenere viva l’essenza culturale del vino, nonostante i cambiamenti nel modo in cui viene consumato e apprezzato.
L’uso eccessivo del cellulare ha generato una sorta di frenesia mentale che si riflette anche nelle scelte enologiche: sempre più persone optano per vini bianchi e bollicine, lasciando da parte i vini rossi.
Questo trend non è solo italiano, ma mondiale: negli Stati Uniti, ad esempio, le vendite di vini rossi sono calate drasticamente nel 2023, coinvolgendo tutte le principali varietà, dal Cabernet Sauvignon al Merlot e al Syrah. Anche in Canada e nel Nord Europa, tradizionalmente legati ai vini rossi, si osserva lo stesso spostamento verso bianchi e bollicine.
In Italia, i dati confermano questa tendenza: mentre i consumi di vini bianchi e rosati sono in aumento, quelli di vini rossi sono in declino, con una diminuzione del 30,6% nel periodo 2000-2021.
Questo cambiamento si riflette anche nella ristorazione, dove la presenza dei vini rossi nei menu è diminuita significativamente. Anche nella grande distribuzione si registra una diminuzione delle vendite di vini rossi.
Questo cambiamento di preferenze è influenzato anche dalle tendenze in cucina: si consuma meno carne e si prediligono piatti più leggeri e salutari.
Inoltre, c’è una crescente accettazione dei vini bianchi macerati, caratterizzati da una minor presenza di tannini e da una lavorazione spesso più naturale, come l’affinamento in anfore.
In definitiva, il consumatore moderno cerca leggerezza e freschezza nel bicchiere, riflettendo l’evoluzione dei gusti e degli stili di vita.
C’è un chiaro spostamento verso i bianchi e le bollicine, mentre i rossi richiedono più tempo per essere apprezzati appieno. Piero Guido della distribuzione Le Caves de Pyrene, specializzata in vini artigianali, nota un’ampia richiesta di Chenin Blanc e un aumento del Gamay, indicando un cambiamento verso rossi più accessibili e piacevoli da bere.
Andrea Cozzini di Sadawine, operante principalmente a Roma, osserva che la città sta diventando sempre più orientata ai bianchi, se non fosse per i turisti i rossi sarebbero meno richiesti. Questo trend è influenzato anche dal clima mite che rende i bianchi più appetibili anche durante l’inverno.
Inoltre, anche nelle zone tradizionalmente legate ai rossi, come la Langhe, si osserva un interesse crescente per i bianchi. Sergio Germano della cantina Ettore Germano è stato uno dei pionieri a investire sul Riesling e sull’Alta Langa, nonostante sia conosciuto per i suoi Barolo di alta qualità.
Questo cambiamento nei gusti dei consumatori è alimentato anche dallo stile di vita moderno, con una crescente preferenza per bevute leggere e versatili, adatte a situazioni informali come cene fuori casa, aperitivi al volo dopo il lavoro o un calice per accompagnare un pasto leggero prima o dopo cena.
Parlando dei social media, Sergio nota come abbiano contribuito a promuovere altre tipologie di vino, come il rosé, suggerendo che questo possa essere un riflesso dei cicli storici. Menziona il ritorno in voga del vermouth, una bevanda una volta considerata obsoleta ma ora apprezzata sia da sola che nei cocktail.
Nonostante la predominanza del Barolo nel panorama dei vini rossi, alcuni produttori della Langa stanno esplorando nuove opportunità, come l’acquisto di filari di Timorasso nell’Alessandrino per ampliare l’offerta.
Allo stesso modo, nella regione di Bolgheri, il Bolgheri Bianco sta vivendo una rinascita, con alcune cantine prestigiose, come Ornellaia, che hanno introdotto etichette di punta anche in versione bianca. Inoltre, si sta assistendo all’emergere di interessanti cuvée tra gli spumanti.
La ricerca di vini più dinamici e versatili è promossa dai professionisti del settore, come i sommelier dell’alta ristorazione, gli enotecari e i media specializzati, ma ciò non significa relegare i rossi strutturati a un ruolo marginale.
Riguardo alla presunta crisi di questi vini, Russo invita ad essere cauti: “Il mondo del vino soffre di un fenomeno noto come ‘Eco Chamber’, in cui le informazioni, le idee e le convinzioni vengono amplificate dalla loro ripetizione all’interno di un sistema chiuso e definito”. Questo fenomeno, amplificato dai social media, spinge a sovradimensionare alcuni trend.
“Negli ultimi anni”, spiega Francesco Saverio Russo, che grazie al suo Wine Blog Roll e ai social (100mila follower su instagram) ha costruito una carriera di successo, “a causa dell’avvento di numerosi comunicatori improvvisati e di un marketing superficiale travestito da divulgazione, tutti stanno imparando a discernere e a utilizzare i social media come fonte di ispirazione per approfondire la propria ricerca altrove, soddisfacendo la curiosità attraverso canali più tradizionali”.
Tuttavia, molte cantine italiane sembrano ancora poco consapevoli di questi mezzi di comunicazione, mostrando anche una certa reticenza verso alcuni media, come TikTok. “Un errore comune è la mancanza di autenticità”, nota Russo. “Ciò che mi preoccupa è l’annullamento della personalità del produttore e la mancanza di interazione diretta e appassionata con il pubblico. I social media non dovrebbero essere considerati solo una vetrina, ma richiedono un coinvolgimento più profondo e una maggiore esposizione dei produttori stessi, perché sono loro i veri influencer”.
Infine, tra le denominazioni che potrebbero beneficiare delle influenze attuali, Russo cita il Mandrolisai in Sardegna, Lamole nel Chianti Classico e la Rufina nel Chianti.
L’Etna rimane un tema costante nelle discussioni, rappresentando una sintesi del cambiamento in atto: nel 2024, per la prima volta, le bottiglie di Etna Bianco pareggieranno quelle di Etna Rosso, segnando un cambiamento significativo rispetto alle vendemmie precedenti.