L’enoturismo in Italia sta attraversando un periodo di crescita significativa, rappresentando un’importante opportunità per le cantine del Belpaese. Secondo un’indagine condotta dal Movimento Turismo del Vino e dal Ceseo, il Centro Studi dedicato all’enoturismo e all’oleoturismo dell’Università Lumsa, il 53% delle cantine ha registrato un aumento del fatturato, con il 24% di esse che ha visto una crescita a doppia cifra. Questo trend positivo si basa su un modello di enoturismo fortemente legato alla tradizione, alla valorizzazione del territorio e alla buona visibilità dei marchi delle cantine.
Tuttavia, a minacciare questo scenario favorevole, c’è un costante aumento dei costi operativi, segnalato dall’81% delle cantine intervistate. Gli incrementi nei costi erodono i margini di guadagno, creando preoccupazione, soprattutto per le piccole imprese. Infatti, il 64% delle cantine sono micro-imprese e il 31% sono piccole imprese. Gli oneri produttivi sono in crescita:
Questo panorama è emerso durante la presentazione dell’indagine a Palazzo Giustiniani, alla presenza di figure di spicco del settore, tra cui il presidente del Centro Studi, Dario Stefàno.
L’indagine ha messo in luce che, sebbene l’enoturismo in Italia si stia consolidando come un settore in crescita, esso presenta ancora margini significativi di sviluppo, soprattutto in termini di diversificazione e valorizzazione dei servizi offerti. Secondo il professor Antonello Maruotti, che ha condotto lo studio su 237 cantine del Movimento Turismo del Vino, il modello distributivo delle aziende è ancora fortemente legato alle modalità tradizionali, con un focus sulle visite e degustazioni piuttosto che su un’integrazione più ampia con l’ospitalità.
Le visite alle cantine sono considerate rilevanti dal 73% delle aziende, mentre la creazione di eventi è considerata importante dal 63%. Tuttavia, solo il 29% delle cantine ritiene rilevanti i pasti e pernottamenti, e la situazione non migliora per l’e-commerce, dove solo il 39% delle cantine lo considera significativo. Questo suggerisce che vi è un potenziale inespresso nell’espansione del settore, specialmente nell’area dell’accoglienza.
Un altro aspetto cruciale emerso dall’indagine riguarda la professionalizzazione delle competenze nel settore. Attualmente, solo il 38% delle cantine turistiche ha personale con competenze specifiche in wine hospitality. Spesso, è il titolare a ricevere i visitatori, e il 63% delle cantine si affida a dipendenti che si occupano di altri aspetti aziendali per l’accoglienza. Francesco Bonini, rettore dell’Università Lumsa, ha sottolineato l’importanza di una formazione adeguata per migliorare la qualità del servizio.
Per quanto riguarda gli standard di accoglienza, l’indagine ha rilevato livelli elevati, con le cantine che offrono parcheggi, sale degustazione attrezzate e percorsi accessibili. Inoltre, un buon numero di cantine organizza attività all’aria aperta, come pic-nic e passeggiate tra le vigne, evidenziando come il paesaggio rappresenti una delle principali attrattive per i visitatori.
Le esperienze offerte dalle cantine sono molto variegate:
Tuttavia, i costi per partecipare a queste wine experience variano notevolmente, partendo da un minimo di 15 euro fino a 150 euro, con una media di 25 euro. Inoltre, l’indagine ha messo in evidenza che molte cantine sono aperte anche la domenica e sono visitabili tutto l’anno, con il 68% che accetta visitatori senza necessità di prenotazione.
Un tema fondamentale è quello della digitalizzazione. Sebbene il sito web sia considerato uno strumento essenziale, molte cantine non lo utilizzano in modo ottimale. Il 42% registra meno di 1.000 visite al mese, e un 15% non monitora il traffico sul sito. Le comunicazioni tramite newsletter sono sporadiche, con il 42% delle cantine che invia comunicazioni solo mensili. I social media, in particolare Facebook e Instagram, sono molto utilizzati, ma non sempre si traducono in un aumento del numero di visitatori.
Per incrementare i contatti e convertirli in vendite dirette, la ricerca suggerisce l’adozione di wine club e l’utilizzo di strumenti di Customer Relationship Management (CRM), attualmente presenti solo nel 21% delle aziende. La digitalizzazione, in particolare l’uso dell’intelligenza artificiale, è ancora in fase embrionale: solo il 20% delle aziende dichiara di utilizzarla, principalmente per comunicazione digitale e marketing.
L’indagine rappresenta dunque un’importante base di partenza per le cantine italiane, che possono beneficiare di corsi di formazione e di dati aggiornati per migliorare la propria offerta. Come ha commentato Violante Gardini Cinelli Colombini, presidente del Movimento Turismo del Vino, le potenzialità del settore sono enormi, e l’obiettivo è quello di sostenere le aziende nella valorizzazione delle loro peculiarità e nell’analisi delle opportunità di crescita.
Il settore vinicolo italiano si trova attualmente in una situazione di grande incertezza, mentre si…
Durante il pranzo di Pasqua le tavole si arricchiscono di tradizioni culinarie come agnello, colomba, e…
Il dibattito sui dazi USA sul vino italiano ha riacceso l'attenzione su un settore strategico…
Dal 16 al 18 marzo 2025, Düsseldorf si prepara ad accogliere ProWein, la fiera internazionale…
Birra artigianale: dal 17 al 23 marzo ritorna la Italy Beer Week, il principale evento…
Nel 2024, gli acquisti di birra crescono del 2% in volume, un segnale positivo per…