La recente proposta di revisione del Beating Cancer Plan (Beca) da parte della Commissione Europea ha suscitato preoccupazioni nel settore vitivinicolo italiano. Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare, ha manifestato le sue riserve su un approccio che considera il vino esclusivamente come un prodotto alcolico, trascurando il suo profondo valore culturale e sociale. Maretti sottolinea come il vino rappresenti un simbolo di convivialità e tradizione, essendo radicato nella cultura europea e, in particolare, in quella italiana.
Le modifiche proposte e le loro implicazioni
La proposta di revisione del Beca include modifiche significative che riguardano vari aspetti del settore vitivinicolo, tra cui:
- Le accise sul vino
- Le regole sulle vendite transfrontaliere
- Le normative sui servizi audiovisivi che limitano la pubblicità
- Le etichette sui prodotti alcolici
Secondo Maretti, il piano attuale sembra trattare il vino alla stregua di altre bevande alcoliche, senza riconoscere la sua ricca eredità storica e il suo ruolo fondamentale nella cultura alimentare.
L’importanza del consumo responsabile
La posizione di Maretti è chiara: il piano attuale ignora completamente la necessità di educare i consumatori a un consumo responsabile. “Il vino non è solo un prodotto da consumare, ma è una parte integrante della convivialità e della cultura alimentare europea”, afferma. “Il nostro settore ha sempre promosso un consumo moderato e consapevole, e gli eccessi nel bere sono spesso legati a problemi sociali più complessi, piuttosto che alla tradizione vinicola”.
Maretti evidenzia l’importanza di valorizzare il settore vitivinicolo, piuttosto che penalizzarlo. La produzione di vino è il frutto di un’agricoltura sostenibile che valorizza il territorio e il lavoro di migliaia di produttori.
Il vino come patrimonio culturale
Inoltre, il settore vitivinicolo gioca un ruolo fondamentale nell’economia italiana, contribuendo significativamente alla crescita economica e alla valorizzazione delle aree rurali. Maretti fa notare che la viticoltura è una fonte di orgoglio nazionale, con regioni come Toscana, Piemonte e Veneto che vantano alcuni dei vini più rinomati al mondo. La loro reputazione non è solo legata alla qualità, ma anche alla storia e alla cultura che li circonda.
L’appello di Maretti alla Commissione Europea è chiaro: le nuove restrizioni non devono demonizzare il vino o disincentivarne il consumo, ma piuttosto dovrebbero promuovere un approccio più equilibrato. “Non dobbiamo dimenticare che le scelte politiche dovrebbero mirare a migliorare la qualità della vita delle persone, non solo a prolungarla”, afferma.
Conclusione: un dialogo necessario
Maretti conclude il suo intervento evidenziando la necessità di un dialogo costruttivo tra il settore vitivinicolo e le istituzioni europee. È fondamentale che le voci dei produttori e degli operatori del settore siano ascoltate per garantire che il vino possa continuare a essere apprezzato e rispettato, non solo come un prodotto commerciale, ma come un patrimonio culturale che merita di essere protetto.
L’intera comunità vitivinicola attende ora un confronto con le istituzioni europee, sperando di trovare un equilibrio tra le necessità di salute pubblica e la valorizzazione di una tradizione che è parte integrante della storia e dell’identità italiana. Con la crescente attenzione verso la sostenibilità e la salute, è essenziale che il vino venga riconosciuto non solo come una bevanda alcolica, ma come un simbolo di cultura e convivialità intrinsecamente legato al nostro modo di vivere.