I vini italiani si possono suddividere in diverse categorie. In base alla destinazione d’uso, si distinguono i vini da tavola, da taglio e i vini speciali. Un’altra importante classificazione riguarda la denominazione di origine, da cui derivano le categorie IGT, DOC e DOCG.
I vini da tavola, così detti perché adatti ad essere consumati durante i pasti, non richiedono una precisa indicazione geografica. In etichetta non è possibile indicare i vitigni con i quali sono stati prodotti, né l’annata. Possono essere venduti sfusi, in damigiane o in diversi tipi di contenitori. I vini da taglio invece, poco adatti a essere consumati puri, hanno caratteristiche particolari e servono ad essere mescolati ad altri vini in modo da fargli assumere determinate caratteristiche.
I vini speciali si distinguono dai vini da tavola perché sono più adatti ad essere consumati fuori pasto o alla fine. Un classico esempio è lo spumante, ma anche il passito e i vini liquorosi ricadono in questa categoria.
Il passito può essere ottenuto da uve bianche o nere che sono state fatte appassire sulla vite o su strutture apposite. Durante questo processo i grappoli perdono molta acqua, in modo che la concentrazione di zucchero aumenti arrivando a un 30-40%. Partendo da 100 chili di uva, ad esempio, si arriva a 60 chili circa di uva passita, che servirà a produrre 25-30 chili di vino. I vini passiti infatti presentano un’elevata quantità di zucchero e un notevole grado alcolico.
Anche i vini liquorosi hanno un tasso alcolico elevato. Sono ottenuti da un vino di partenza con titolo alcolometrico di almeno 12% vol. a cui viene aggiunto alcol etilico, acquavite, mosto concentrato, mosto cotto o Mistella, un mosto di uva fresca cui è stato aggiunto dell’alcol.
Esistono poi i vini frizzanti, che presentano una spuma non persistente e vengono prodotti con l’aggiunta di anidride carbonica naturale o artificiale. E il vino novello, un vino rosso che grazie alla tecnica della macerazione carbonica può essere bevuto già poche settimane dopo la vendemmia. Si tratta di vini leggeri, dal colore rosso vivo. La macerazione carbonica consiste nel tenere i grappoli, non pigiati, in contenitori ermetici a circa 30°, in ambiente saturo di anidride carbonica, per un periodo tra 5 e 20 giorni.
Le denominazioni di origine, ovvero DOCG (denominazione di origine controllata e garantita), DOC (denominazione di origine controllata) e IGT (indicazioni geografiche tipiche), vengono utilizzate per indicare un prodotto di qualità, le cui caratteristiche sono strettamente legate alla zona di produzione. I vini di queste categorie devono rispondere a una serie di requisiti stabiliti nel rispettivo disciplinare. I vini IGT devono essere ottenuti da uve raccolte nella zona geografica indicata per almeno l’85%. I vitigni possono essere riportati in etichetta o meno. I vini DOC provengono da vigneti iscritti all’albo di una zona ben definita e, prima di essere commercializzati, devono essere sottoposti ad un’analisi chimico-fisica e ad un esame organolettico. La DOCG è riservata a vini DOC che hanno ricevuto il riconoscimento per almeno 5 anni. Sono sottoposti a rigidi disciplinari oltre che a un’analisi chimico-fisica e ad una degustazione prima dell’imbottigliamento.
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