Con l’insediamento di Donald Trump come 47° presidente degli Stati Uniti, il panorama politico e sociale del Paese è già in fermento. La sua amministrazione ha avviato una serie di misure drastiche che evidenziano un cambio di rotta rispetto alla precedente presidenza di Joe Biden. Tra le prime decisioni prese da Trump, spiccano il ripristino della pena di morte federale e una minaccia di guerra delle tasse contro le multinazionali americane.
Ripristino della pena di morte federale
Una delle mosse più controverse è stata la firma di un ordine esecutivo che revoca la moratoria sulla pena di morte federale, una misura introdotta da Biden nel 2021. Trump ha dichiarato che la pena capitale sarà richiesta “indipendentemente da altri fattori” in casi di omicidio di agenti di polizia o reati gravi commessi da stranieri non autorizzati. Questo segna un ritorno a una politica di giustizia penale più severa, un tema che ha caratterizzato le campagne di Trump durante il suo primo mandato. La decisione ha già sollevato proteste da parte di attivisti per i diritti umani e organizzazioni che si oppongono alla pena di morte, considerata da molti come un’inefficace misura deterrente contro il crimine.
Guerra delle tasse sulle multinazionali
In un altro ambito, il senatore della Florida Marco Rubio ha giurato come Segretario di Stato, ponendo l’accento sul programma “America First”. Durante il suo discorso di insediamento, Rubio ha dichiarato che la politica estera degli Stati Uniti si concentrerà principalmente sugli interessi americani, promettendo una strategia che tenga conto delle esigenze statunitensi nei rapporti internazionali. Questa posizione riflette una continuità con l’approccio di Trump, che ha sempre sostenuto la necessità di proteggere gli interessi nazionali a scapito di accordi multilaterali.
Nel frattempo, Trump ha lanciato un avvertimento alle multinazionali americane, minacciando di intraprendere una guerra delle tasse. Ha ordinato agli esperti della Casa Bianca di esaminare misure di ritorsione contro i Paesi che impongono tasse “extraterritoriali” sulle aziende americane. Questa mossa segna il ritiro degli Stati Uniti da un accordo fiscale globale promosso dall’OCSE, e potrebbe portare a tensioni commerciali con i partner internazionali. Trump ha già anticipato che dal 1° febbraio potrebbero scattare tariffe del 25% su Canada e Messico, alimentando preoccupazioni di una possibile guerra commerciale.
Politiche isolazioniste e reazioni internazionali
In un gesto audace, Trump ha anche annunciato che gli Stati Uniti usciranno dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Accordo di Parigi sul clima, ripristinando così la posizione isolazionista della sua precedente amministrazione. Queste decisioni hanno suscitato forti reazioni nel mondo, con leader europei e attivisti per il clima che hanno criticato aspramente la scelta di Trump, temendo che possa compromettere gli sforzi globali per affrontare le emergenze sanitarie e climatiche.
Un aspetto interessante è la posizione di Hamas, che ha dichiarato di essere aperto al dialogo con gli Stati Uniti, attribuendo a Trump il merito di aver posto fine alla guerra nella Striscia di Gaza. Questa affermazione ha sollevato interrogativi riguardo alla strategia di Trump in Medio Oriente, che potrebbe portare a nuove dinamiche nei conflitti regionali.
In una mossa che ha attirato l’attenzione mediatica, Trump ha anche deciso di graziare circa 1.500 imputati coinvolti nell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, un gesto che ha scatenato polemiche. La grazia è stata interpretata come un tentativo di consolidare la sua base di sostenitori, molti dei quali hanno partecipato a quell’evento controverso.
Infine, una notizia sorprendente è arrivata dal governo messicano. La presidente Claudia Sheinbaum ha risposto con ironia all’idea di Trump di rinominare il Golfo del Messico in “Golfo d’America”, affermando che per il Messico e il resto del mondo rimarrà sempre il Golfo del Messico. Questo scambio di battute riflette le tensioni esistenti tra i due Paesi, specialmente in un momento in cui Trump sta attuando politiche di immigrazione più severe.
La prima settimana dell’amministrazione Trump è già segnata da decisioni controverse e dichiarazioni forti, che potrebbero avere conseguenze di lungo termine per la politica interna ed estera degli Stati Uniti. Con una leadership che promette di essere audace e provocatoria, il futuro politico del Paese si preannuncia tumultuoso, con sfide che si profilano all’orizzonte su più fronti.