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Le etichette che mettono in guardia sui rischi del vino non convincono: ecco i motivi

Il settore vitivinicolo italiano ha una lunga storia di successo, ma ora è chiamato ad affrontare nuove sfide legate al cambiamento del paradigma ambientale e alle crescenti preoccupazioni sulla salute riguardo al consumo di alcol. Le recenti crociate salutiste e l’etichettatura degli avvisi sanitari stanno influenzando l’immagine del vino italiano e il suo posizionamento sul mercato internazionale.

Per oltre 60 anni, la politica europea ha sostenuto il settore vitivinicolo italiano attraverso contributi annuali di circa 500 milioni di euro. Questi fondi hanno contribuito a ristrutturare e riconvertire i vigneti, garantendo la leadership dell’Italia nell’export vinicolo con un saldo attivo di oltre 6,5 miliardi di euro. Recentemente però, è la Francia ad essere diventata il maggior produttore al mondo. Tuttavia, il settore ora deve affrontare una contrazione globale dei consumi e le sfide poste dal nuovo sistema di etichettatura proposto da alcuni paesi.

In particolare, l’etichettatura degli avvisi sanitari sul modello delle sigarette sta mettendo in discussione l’immagine del vino italiano, associandolo all’abuso di alcol. Questo nuovo contesto sta mettendo a rischio l’industria vinicola italiana, che è parte integrante della cultura, dell’export e dell’occupazione nel paese.

Lo scenario attuale

Ci sono comunque diverse sfide aggiuntive che il settore deve affrontare:

Cambiamenti Ambientali: Il Green Deal europeo prevede una riduzione dei fitofarmaci, ma è essenziale accompagnare questa misura con il sostegno alle nuove biotecnologie agricole, che possono aiutare a proteggere i vigneti e la vite.

Consumi Globali: La contrazione dei consumi globali di vino sta influenzando l’industria. Il settore deve cercare modi innovativi per promuovere il consumo responsabile e sostenibile di vino.

Etichettatura: Il sistema di etichettatura proposto da alcuni paesi europei sta minacciando il mercato unico del vino. È fondamentale che l’Unione Europea protegga e promuova l’industria vinicola italiana.

Gli “Stai generali del vino”

Per affrontare queste sfide, la filiera italiana si è riunita negli “Stati generali del vino” a Roma, promossi dal Parlamento e dalla Commissione europea, con la partecipazione di diverse organizzazioni di settore, imprenditori e europarlamentari. Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha sottolineato l’importanza del settore vinicolo italiano in termini di occupazione, ricchezza, ricerca e cultura. Ha anche sottolineato la necessità di proteggere il vino italiano dagli attacchi di chi non lo produce e non lo conosce.

Immagine | pexels @czappárpád – vinamundi.it

Il settore vitivinicolo italiano è chiamato a rinnovare la sua strategia, puntando sulla qualità e il valore aggiunto anziché sulla quantità. È necessario adattare il potenziale viticolo alle richieste del mercato, ridimensionando una produzione incontrollata e puntando su aree competitive e criteri di ammissibilità basati anche su aspetti ambientali.

Cosa dice chi si oppone

Durante una riunione a Roma, Luca Rigotti, coordinatore del settore vitivinicolo dell’Alleanza delle Cooperative, ha sollevato diverse questioni rilevanti per l’industria del vino. Una delle principali preoccupazioni è stata la necessità di evitare situazioni simili a quella dell’Irlanda, che hanno sollevato dubbi riguardo ai principi del mercato unico europeo e dell’Organizzazione Comune di Mercato.

Rigotti ha criticato l’approccio ideologico e fuorviante degli avvertimenti sanitari sull’etichetta, sostenendo che scaricano la responsabilità sui consumatori anziché risolvere il problema. Ha sottolineato la necessità di lavorare su una politica di prevenzione condivisa, basata sul consumo moderato, campagne di educazione e informazioni adeguate per i consumatori. Ha anche evidenziato l’importanza di fare distinzioni tra modalità di consumo e quantità, sottolineando la differenza tra abuso e consumo responsabile.

Oltre alle questioni legate alle etichette, Rigotti ha sottolineato l’importanza della sostenibilità nel settore del vino. Ha auspicato la creazione di uno standard unico di sostenibilità che possa distinguere il vino italiano sui mercati internazionali, comunicando ai consumatori che il vino italiano rispetta rigorosi standard ambientali e sociali.

Infine, Rigotti ha chiesto un miglioramento del sistema di tracciabilità dei vini DOC e IGT per garantire un monitoraggio più accurato tra la produzione e la commercializzazione, soprattutto sui mercati esteri.

La questione irlandese

La recente conversione in legge del regolamento che prevede l’etichettatura degli alcolici con avvertenze sanitarie in Irlanda è stata oggetto di preoccupazione. Questa legge entrerà in vigore nel 2026 ed è il primo caso del genere in Europa. Gli esportatori di vino, in particolare quelli italiani, temono un danno significativo alle loro attività, con una perdita attuale stimata di circa 45 milioni di euro l’anno, cifra raggiunta nel 2022 con l’export nel Paese d’Oltremanica. Le cooperative agroalimentari italiane hanno presentato un esposto alla Commissione Europea per denunciare la presunta violazione del diritto europeo da parte dell’Irlanda, in particolare in riferimento agli articoli 34 e 36 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea.

In conclusione, il vino italiano è un patrimonio da proteggere e promuovere. Le sfide ambientali, sanitarie e di mercato richiedono un approccio strategico e una collaborazione tra il settore vinicolo e le istituzioni europee per garantire un futuro prospero per questa industria di valore. La questione delle etichette salutistiche sul vino è tornata in primo piano dopo diversi mesi.

Alessia Manoli

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