Con una nuova vittoria elettorale, il presidente Donald Trump ha rilanciato un piano controverso e potenzialmente devastante: realizzare la “più grande deportazione della storia americana”. Questo progetto, se attuato, potrebbe causare forti ripercussioni su numerosi settori chiave dell’economia statunitense, come l’agricoltura e la produzione vinicola. È un’iniziativa che rischia di penalizzare gli stessi prodotti locali che Trump ha promesso di proteggere dalle importazioni straniere, poiché la deportazione di massa colpirebbe una manodopera fondamentale per sostenere questi settori.
Il San Francisco Chronicle ha investigato sugli effetti che questa decisione potrebbe avere intervistando esperti, legislatori e agricoltori. Lo scenario delineato appare preoccupante, soprattutto per le aree vitivinicole della California, dove l’economia dipende fortemente dalla manodopera di immigrati, molti dei quali senza documenti.
Una rielezione di Trump non influirebbe solo sui lavoratori dei vigneti californiani, ma potrebbe anche riaccendere la questione dei dazi sui vini europei, con conseguenti minacce per l’export di vini italiani e francesi verso gli Stati Uniti. La prospettiva di nuove imposte renderebbe più complesso e oneroso l’accesso dei produttori europei al mercato statunitense, uno dei più importanti per il settore vinicolo.
Deportazioni e conseguenze per la viticoltura statunitense
Anabel Garcia, una lavoratrice agricola impiegata nella contea di Sonoma, è una delle persone direttamente toccate dal piano di Trump. Anabel si è trasferita negli Stati Uniti nel 2002 dalla regione messicana di Michoacan e da allora ha lavorato nei vigneti californiani insieme al marito. Durante la pandemia, nonostante la malattia del marito, la coppia ha continuato a lavorare per poter mantenere la famiglia.
Ora, come molti altri lavoratori migranti, Anabel vive con la paura che il piano di Trump possa esporla al rischio di deportazione e di perdere il lavoro che garantisce sostentamento alla sua famiglia. “Gli immigrati stanno già subendo molte discriminazioni”, ha dichiarato, “E tutti quei lavoratori essenziali durante la pandemia? Ora Trump vuole espellerli”.
Durante un comizio ad Atlanta, Trump ha ribadito la promessa di espellere oltre 11 milioni di immigrati irregolari dagli Stati Uniti, con l’intenzione di iniziare questa operazione di massa subito dopo l’insediamento. Sebbene non sia la prima volta che l’ex presidente avanzi simili proposte, questa volta sembra deciso a rendere questo progetto uno dei punti centrali del suo mandato, e ha ottenuto l’appoggio di politici influenti come il senatore J.D. Vance, che vede nell’immigrazione una delle cause principali della crisi abitativa e delle difficoltà economiche che affliggono il Paese.
Secondo gli esperti consultati dal San Francisco Chronicle, il progetto di Trump potrebbe avere effetti devastanti sull’economia agricola californiana. Il 75% dei lavoratori agricoli in California è costituito da immigrati irregolari, e in alcune aree vinicole come la Napa Valley e Sonoma, la percentuale è anche più elevata. “Non c’è modo che la Napa Valley possa sopravvivere a quel tipo di deportazione”, ha affermato Doug Boeschen, proprietario della Boeschen Vineyards. Boeschen e altri produttori vinicoli sottolineano l’importanza della manodopera qualificata per il settore. Molti lavoratori sono attivi nelle stesse vigne da anni, conoscendone ogni dettaglio e contribuendo alla produzione dei famosi vini californiani grazie alla loro competenza ed esperienza.
Alcuni suggeriscono la meccanizzazione come una possibile soluzione alla mancanza di manodopera, ma nei vigneti di pregio questa alternativa non è considerata praticabile. I produttori di qualità evitano l’impiego di macchine per garantire standard elevati. Anche i visti H-2A, che consentono agli stranieri di lavorare temporaneamente in agricoltura, non sono visti di buon occhio. Pur essendo diffusi nelle zone agricole industriali della Central Valley, questi permessi sono costosi e burocraticamente complessi, un ostacolo per i piccoli viticoltori. “Un lavoratore H-2A non ha l’esperienza di chi lavora nelle vigne da cinque o dieci anni”, afferma Ed Kissam, esperto di politiche agricole, aggiungendo che l’esperienza è essenziale per garantire la qualità dei prodotti.
Nonostante i timori per il futuro del settore agricolo, molti agricoltori californiani continuano a sostenere Trump, attratti dalla sua politica conservatrice, anche se preoccupati per l’impatto che la deportazione di massa avrebbe sulle loro attività. Steve McIntyre, un agricoltore della California e sostenitore di Trump, ha ricordato il clima di paura che aveva accompagnato il primo mandato dell’ex presidente, con molti lavoratori immigrati che evitavano persino di uscire di casa. “Le stazioni in lingua spagnola trasmettevano istruzioni come: ‘Non aprite la porta senza un mandato’”, racconta McIntyre. Gli agricoltori si trovano dunque divisi tra il sostegno alle politiche di Trump e il timore di perdere la manodopera essenziale per il funzionamento delle loro aziende. Secondo McIntyre, le minacce di deportazione potrebbero essere solo tattiche elettorali, ma l’incertezza persiste.
L’attuazione di una deportazione su così vasta scala pone numerosi problemi logistici. Identificare, radunare e rimpatriare circa 10 milioni di persone sarebbe una sfida quasi impossibile. “Come si fa a radunare 10 milioni di persone? Forse li farà volare con la Trump Airlines”, ironizza il deputato democratico Mike Thompson. Tuttavia, per Anabel Garcia e molti altri lavoratori immigrati, questa incertezza si traduce in un senso di precarietà quotidiana. Anabel, che ha costruito la sua vita in California, dove paga le tasse e i suoi figli frequentano l’università, teme per il suo futuro. “La mia vita è qui. Lavoro qui, pago le tasse qui e faccio fatica a portare il cibo in tavola ogni giorno”, afferma con amarezza. “Avere un presidente che prende in giro i latinos e gli immigrati è un’ulteriore difficoltà”.
Non è certo che Trump possa effettivamente mettere in atto il suo progetto di deportazione. La fattibilità dipenderà dalla composizione del Congresso, che potrebbe opporsi a politiche così drastiche. Tuttavia, secondo la deputata Zoe Lofgren, è difficile sottovalutare la determinazione dell’ex presidente: “Ho imparato nel corso degli anni a prendere Trump in parola. Quando dice che vuole fare qualcosa, generalmente intende farlo”.
Per i viticoltori e i lavoratori della California, il futuro appare più incerto che mai. Una deportazione di massa potrebbe destabilizzare il settore vinicolo, compromettendo non solo la produzione ma anche la qualità dei vini californiani, riconosciuti e apprezzati a livello internazionale. La prospettiva di un calo della qualità potrebbe minare la reputazione dei vini californiani e ridurre la competitività internazionale degli Stati Uniti in questo settore.
Inoltre, la deportazione di massa non minaccerebbe solo la viticoltura, ma anche l’intera economia agricola americana. Settori come la raccolta di frutta e verdura, che impiegano molti lavoratori immigrati, subirebbero carenze significative di personale, provocando un aumento dei costi e una diminuzione della produttività. Il risultato potrebbe essere una crescita dei prezzi dei prodotti agricoli, penalizzando l’economia statunitense e incidendo sui consumatori. Le politiche di deportazione potrebbero quindi produrre conseguenze dannose anche per gli stessi cittadini americani.
Sia che l’annuncio di Trump sia una minaccia concreta o una semplice strategia elettorale, è evidente che le sue dichiarazioni hanno già avuto un impatto emotivo nelle comunità agricole, dove i lavoratori e i proprietari di aziende temono per il loro futuro. Per queste comunità, il prossimo capitolo della presidenza Trump si annuncia incerto, tra preoccupazione e speranza di una soluzione che possa preservare l’equilibrio economico e sociale.