L’Amarone della Valpolicella ha intrapreso un percorso di evoluzione e raffinamento che ha modificato radicalmente il suo ruolo nel panorama enologico. Da vino da meditazione, è diventato un vino gastronomico, capace di esaltare le peculiarità delle vallate e di riflettere la maestria dei produttori, sia in vigna sia nella delicata arte dell’appassimento delle uve. Questa pratica, che richiede grande abilità, è diventata essenziale per adattarsi alle mutabili condizioni climatiche, rendendo l’Amarone un prodotto che si distingue per qualità e capacità di innovarsi, rispondendo così alle sfide contemporanee.
Il cambiamento nel consumo dell’Amarone non è solo una questione di metodo, ma rappresenta una vera e propria rivoluzione concettuale. Non più relegato a momenti di consumo solitari, l’Amarone si sta affermando come un vino da condividere in occasioni conviviali. Questo cambiamento è particolarmente significativo, poiché l’Amarone continua a prosperare anche in tempi di crisi per i vini rossi, contribuendo a oltre la metà dei 600 milioni di euro di fatturato legati al vino in Valpolicella. Tale successo è indissolubilmente legato alla fusione tra territorio e metodo, che conferisce all’Amarone la sua unicità, frutto di condizioni pedoclimatiche irripetibili, varietà autoctone e un sapere fare che si tramanda di generazione in generazione.
Recentemente, il Consorzio per la Tutela dei Vini Valpolicella ha celebrato l’Amarone con l’evento “Amarone Opera Prima”, tenutosi al Palazzo della Gran Guardia di Verona. Questa edizione, dedicata al debutto del millesimo 2020, segna anche il centenario del primo consorzio vitivinicolo della zona, fondato nel 1925. Oggi, il Consorzio è il primo in Veneto per numero di aziende associate, con oltre 2.400 aziende e 360 imbottigliatori, e un vigneto che si estende su 8.600 ettari, il cui valore è stimato attorno ai 6 miliardi di euro. Negli ultimi 25 anni, il valore fondiario dei terreni vitati è aumentato del 133%, mentre l’estensione dei vigneti è cresciuta del 65%.
Uno degli aspetti cruciali per il futuro dell’Amarone è la lotta contro il fenomeno dell'”Amarone sounding”, che ha portato a significativi successi in termini di risarcimenti per le azioni legali intraprese dal Consorzio. Questo fenomeno è emerso parallelamente alla crescente notorietà dell’Amarone, che ha visto un incremento di falsificazioni, specialmente durante il boom del Ripasso. Tuttavia, grazie all’azione del Consorzio, la situazione è migliorata notevolmente.
Per garantire un futuro solido all’Amarone e agli altri vini della Valpolicella, è fondamentale partire dalla storia. Andrea Lonardi, vicepresidente del Consorzio e Master of Wine, ha analizzato l’evoluzione dell’Amarone, evidenziando come gli stili siano cambiati nel tempo, dalla produzione più classica degli anni Cinquanta e Sessanta fino ad arrivare a un vino contemporaneo, caratterizzato da freschezza e sapidità, ottenuto attraverso appassimenti più brevi e controllati.
Le sfide future includono:
Lonardi ha sottolineato l’importanza di un approccio culturale piuttosto che commerciale, suggerendo una maggiore sobrietà e freschezza negli stili futuri.
In un mercato in evoluzione, l’Amarone si distingue per la sua resilienza, continuando a prosperare anche in un contesto difficile per i vini rossi. La sfida per il futuro sarà quella di mantenere l’identità dell’Amarone, ampliando il suo raggio d’azione sui mercati internazionali, in particolare negli Stati Uniti e in Asia, dove il vino italiano ha un potenziale di crescita ancora inespresso. La strada da percorrere è chiara: valorizzare il territorio, la tradizione e l’innovazione, affinché l’Amarone continui a brillare come uno dei grandi vini del mondo.
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